Tensioni Stati Uniti – Venezuela: è una guerra non dichiarata?
Mar dei Caraibi ad alta tensione: gli attacchi di Trump hanno già causato 27 morti, Maduro ordina lo Stato d’Emergenza.
Il rapporto tra Stati Uniti e Venezuela è un escalation di ostilità: la Marina statunitense ha affondato 4 navi venezuelane nei Caraibi, uccidendo oltre 20 civili. In risposta, Maduro ha armato le milizie dichiarando lo stato di emergenza nazionale. Washington ha giustificato l’operazione con la lotta al narcotraffico sudamericano, ma per il ministro della Difesa venezuelano Vladimir Padrino López le ripetute azioni militari di Trump rappresentano una “guerra non dichiarata” per destabilizzare il Paese accaparrandosi le riserve petrolifere.
Sulla scia di annose tensioni, l’amministrazione Trump è tra le tante a non aver riconosciuto la rielezione di Nicolas Maduro nel 2024. A inizio settembre, inoltre, la marina statunitense ha schierato 8 navi da guerra sul Mar dei Caraibi, abbattendo un’imbarcazione venezuelana – con un bilancio di 11 morti. Il motivo? Narcotraffico a bordo con carico diretto negli Stati Uniti.
Due settimane dopo si è verificato un secondo attacco – che ha provocato 3 vittime – e il 20 Settembre un altro ancora, con altrettanti civili uccisi. “Continueremo fino a quando non saranno finiti gli attacchi al popolo americano” – si è affrettato a giustificare il Segretario alla Difesa americana Pete Hegseth dopo l’attacco del 3 Ottobre, che ha segnato altre 4 vittime. Tutto questo senza evidenza di prove: nonostante Washington abbia parlato della gang criminale Tren de Aragua e di carichi di fentanyl, al momento non sono emerse certezze rispetto alle due ipotesi.
La tensione tra USA e Venezuela non si è placata nel mese di Ottobre. All’inizio del mese il Ministero della Difesa del Paese caraibico ha denunciato il volo di aerei di combattimento sulla costa sud. Sospetti più che fondati: il 16 ottobre, infatti, è arrivato il sesto attacco. Ancora una volta, la motivazione sarebbe legata al narcotraffico: tre cacciabombardieri statunitensi hanno bombardato una nave venezuelana – al momento non vi sarebbero vittime. Come se non bastasse, Trump ha dichiarato di aver autorizzato azioni clandestine CIA Cia contro il Venezuela – affermando di aver preso in considerazione di sferrare nuovi attacchi sul territorio venezuelano.
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Per Caracas, la presenza dell’esercito statunitense via mare e via aerea rappresenta una provocazione e una continua pressione politica cui ha deciso di rispondere con il riarmo e lo stato di emergenza – definito stato di “Eccitazione Esterna”, in patria. La misura non ha seguito il consueto iter legislativo ma è stata comunque approvata dalla vicepresidente Rodriguez, dal Procuratore Generale e dai Presidenti dell’Assemblea Nazionale e della Corte Suprema. Il procedimento consente al Presidente di dispiegare le forze armate per l’intero territorio, assegnare all’esercito la facoltà di controllare ogni infrastruttura, chiudere le frontiere a propria discrezione – nonché coinvolgere e ampliare le già costituite milizie chaviste.
Maduro assicura che “il Venezuela non sarà mai umiliato da altri imperi” e che il governo sta lavorando per proteggere l’intera nazione garantendo ai connazionali “il sostegno, la protezione e l’impegno di tutte le risorse per rispondere a qualsiasi attacco o minaccia esterni”.
Lo Stato di Agitazione, ricordiamo, è previsto dalla Repubblica Bolivariana in caso di conflitti interni o esterni che minaccino il Paese e si può applicare per novanta giorni più la proroga di altri novanta. L’esercito è stato incaricato di armare e addestrare i civili raccolti in milizie volontarie – uomini e donne, giovani e meno giovani, individuati principalmente tra le comunità più povere del Paese: per Maduro si parla di oltre 8 milioni di uomini pronti a reagire ad eventuali attacchi esteri.
Il Venezuela intende rispondere a quella che ha definito un’invasione, una guerra non dichiarata da parte degli Stati Uniti, ma è chiaro che l’entrata in vigore dello stato di emergenza implica il rischio di abusi di potere – proprio perché accentra le decisioni nelle mani del potere esecutivo. Non a caso è arrivata puntuale la denuncia dell’ONU, che attraverso la Missione Indipendente di Inchiesta ha segnalato come alle tensioni con gli Stati Uniti si siano accompagnate segnalazioni di arresti arbitrari e sparizioni di attivisti politici, difensori dei diritti umani e delle loro famiglie. Metodi di repressione già conosciuti nell’epoca di Nicolas Maduro.
Articolo a cura di Sara Gullace
