“Non c’è 3 senza 2”, il corto che parla (finalmente) dell’attesa di diventare genitori

Tempo di lettura 6 minuti
“Non c’è 3 senza 2″ è il nuovo cortometraggio del regista Antonio Esposito uscito su Prime Video. Esposito parla della ricerca di maternità e della complicata circostanza che si crea quando una coppia non riesce a realizzare il suo sogno di allargare la famiglia.

Se ne parla ancora troppo poco

Non credo esista in italiano un termine per indicare il momento in cui una coppia vuole allargare il proprio nucleo familiare senza riuscirci, nonostante non ci sia una diagnosi di infertilità. Sono sicura, però, che di questa condizione si parli ancora molto poco. Antonio Esposito, attore, regista e sceneggiatore, ha deciso di andare contro corrente e portare la tematica sui nostri schermi con il suo nuovo cortometraggio “Non c’è 3 senza 2”. La pellicola è recentemente sbarcata sulla piattaforma Prime Video, il che ne sancisce il successo nazionale e internazionale.

Antonio Esposito ci parla di Sandra e Gaetano, una coppia di circa 35 anni che sta provando ad avere un figlio o una figlia. Nel loro percorso, però, sopraggiungono non pochi ostacoli: consigli medici superficiali, pressioni sociali, presunta infertilità, salute mentale ed equilibrio di coppia a rischio. I due provano tutti i metodi possibili, da quelli naturali che strizzano l’occhio alle credenze popolari, fino a test clinici più specifici. Nonostante le difficoltà, l’amore tra i due sembra rafforzarsi, tanto che non mancano tra loro momenti di tenerezza e complicità

L’impossibilità di avere figli è ancora un tabù

Prima di tuffarci nelle modalità scelte dal regista per dipingere questo quadro complesso, riporto la risposta che Antonio mi ha dato sul perché, secondo lui, questo argomento sia poco presente nel mondo del cinema, in particolare in quello italiano, nonostante potenzialmente possa riguardare tutte e tutti noi, direttamente o indirettamente.

Penso che il cinema sia solo lo specchio della realtà. – dice Esposito – Anche nella vita vera questo tema è un tabù. Spesso si sollevano dei grossi muri, persino all’interno della coppia stessa, sia per la frustrazione personale sia per la pressione esterna. Se una coppia va a vivere insieme o si sposa ci si aspetta che debba avere subito un bambino.

Antonio ha deciso di abbattere questi muri proprio perché ha vissuto questa esperienza personalmente, per quanto abbia aspettato di esserne distante per poterne parlare, come ha detto lui, “con lucidità” e, quindi, aggiungo io, senza giudizio. I risultati di questo sguardo esterno ma empatico sono arrivati subito.

Mi rivela Esposito: “dopo l’uscita di quella che prima era una serie, ho ricevuto moltissimi messaggi di persone che dicevano di aver vissuto la stessa situazione”. Insomma, non è vero che l’attesa insoddisfatta di un figlio è una rarità. Semplicemente non se ne parla. “Io vorrei che si accendesse una luce su questo tema, anche perché al giorno d’oggi andiamo sempre troppo di fretta e ci scordiamo di ciò che è importantedice Antonio.

Salute mentale e fertilità

Un altro tema che emerge dal film è quello della salute mentale. Lo stress è un fattore determinante per la salute del proprio corpo e, appunto, in una società che va sempre più veloce, dove la performance conta più del benessere, la fertilità può risentirne. Anche l’Istituto Superiore di Sanità dichiara che possono esserci cause di origine psicologica dell’infertilità, tra cui ansia e depressione. Questi stati emotivi, infatti, possono causare comportamenti nemici della fertilità, come disordini alimentari, abuso di fumo e alcol.

Esiste anche la possibilità che il livello di stress sia talmente alto che il corpo “si rifiuta” di sostenere una gravidanza in quello stato, per quanto non sia ancora una condizione ampiamente studiata e documentata. Quest’ultima casistica si incontra infatti con le credenze popolari, in passato l’unica spiegazione dell’infertilità, per cui “se non ci pensi, arriva”. Secondo l’esperienza di Esposito, salvo problematiche fisiche verificabili, un fondo di verità esiste. Nel momento in cui si sta meglio, anche il corpo può essere maggiormente pronto ad accogliere una gravidanza.

Senza contare il fatto che l’attesa disattesa può aumentare ancora di più stati emotivi quali ansia, rabbia e depressione. Per esempio, la coppia del film più volte rischia di incrinare inesorabilmente il loro rapporto, eliminando quel “due” senza il quale il “tre” sarebbe impossibile (almeno con metodi naturali).

A questo proposito mi ha fatto sorridere, ma anche riflettere, il dialogo tra Gaetano e Sandra dopo che lui ha ricevuto i risultati del test di fertilità.

Gaetano: Mo’ ci andiamo a fare una bella doccia

Sandra: Tu e…?

Gaetano: Io e…. (Indica verso il basso)

Sandra: Ah! …

Uno scambio di battute che strappa a entrambi un sorriso, necessario per sopportare la situazione, ma da cui emerge il rischio che questo percorso li porti ad allontanarsi. Sembra quasi che Gaetano abbia ormai un rapporto più stretto con “lui” che con Sandra. La ripresa successiva di Sandra tristemente riflessiva ne è la prova, per quanto possano esserci anche altri pensieri nella sua testa, ma non voglio rivelare troppo.

La potenza della satira

Quante volte abbiamo sdrammatizzato, in famiglia o in amicizia, momenti di forte tensione, per poterli raccontare o addirittura affrontare? Ebbene, questa è anche la strada che Antonio Esposito ha scelto per parlarci di questo tema. La comicità per raccontare un dolore. Un percorso più semplice poteva essere quella della tragedia, delle lacrime, del dramma. Quella, insomma, delle grandi frasi, del darsi un tono, del moralismo.

Invece, Antonio Esposito non ha avuto alcuna pretesa di insegnare qualcosa, bensì di rappresentare uno spaccato di esistenza nel modo più vero possibile. Poiché, appunto, la comicità fa parte delle nostre vite più di quanto si pensi.

La satira, poi, è troppo spesso tacciata di frivolezza, inadatta alle tragedie, specie se vicine nel tempo e nello spazio, poiché porta le persone a distaccarsene e quindi a mancare di rispetto verso la situazione. Ma è proprio lì, nella tragedia, che la comicità, insinuandosi, mette radici più profonde, per poi fiorire e sprigionare tutta la sua potenza e utilità. La satira può infatti sottolineare l’assurdità di alcune situazioni, diventando una potente critica sociale. È ciò che succede, per esempio, nel dialogo che dà il titolo al cortometraggio:

Medico: e poi come si dice… uno, due, non c’è due senza tre!

Gaetano: in questo caso non c’è tre senza due…

La battuta di Gaetano porta l’attenzione sul tabù di questo tema anche all’interno delle stesse istituzioni sanitarie.

Esposito è quindi molto convinto della sua scelta. “La comicità è un tipo di linguaggio molto intelligente, poiché è molto più difficile fare ridere che fare piangere” dice Antonio. E continua: Il mio riferimento ed esempio è Troisi. Non che voglia paragonarmi (ride), ma lui ci ha dato prova della potenza della risata nel raccontare qualcosa. Certo, la battuta fine a se stessa ci può stare, ma dopo un po’ è stucchevole.

Forse quest’ultimo caso è stato rappresentato nella scena della cena con la coppia di amici, in cui le due donne, una in carriera e senza figli e l’altra, Sandra, in cerca di un bambino e con un lavoro più umile, hanno un’accesa discussione su cosa significhi essere una donna “indipendente”. I due uomini cercano di sdrammatizzare ma senza intervenire, con battute che però cadono nel vuoto.

Il tempo è prezioso

Abbiamo una moneta non quantificabile che è il tempo. Io vorrei che una persona che spende venti minuti per guardare il mio corto sia soddisfatta di come ha speso il suo tempo”. Ha dichiarato Antonio Esposito.

Il regista, infatti, crede che questa soddisfazione derivi anche dalla possibilità di potersi rispecchiare in ciò che si vede, quindi dalla rappresentazione della realtà. Per questo utilizza anche “il linguaggio della gente, che è appunto spesso anche comico.

Per questa vocazione nel raccontare quello che succede intorno a noi, oltre al suo tour teatrale con Lucia Barra della compagnia In-Stabili, Antonio Esposito sta girando una nuova serie in uscita questo autunno che racconta del rapporto tra l’essere umano e l’intelligenza artificiale. Lo farà, dice Antonio, “con la stessa leggerezza”. Poi chiarisce: “voglio far capire quanto questo nuovo fenomeno stia entrando nelle nostre vite, con dialoghi comici tra essere umano e dispositivi. E conclude: “visto che non sono mai contento (ride, ndr) sto lavorando anche a un’altra sceneggiatura che tratta la tematica della meritocrazia nel mondo del lavoro.

Sono sicura che lo farà nello stesso modalità non giudicante con cui ha realizzato il corto. Infatti, l’unico messaggio che emerge dal film e dall’ intervista ad Antonio è che il vero progresso non è l’avere o non l’avere figli, ma rispettare le scelte e le emozioni di tutte le persone in relazione a questo delicato momento della vita.

Articolo e intervista a cura di Iris Andreoni

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