Donald Trump e la deportazione dei suoi nemici

Tempo di lettura 3 minuti
Continua la lotta all’immigrazione del tycoon: pur di giustificare l’ennesima deportazione, Trump fa ricorso a una legge dell’Ottocento.

È scontro tra Donald Trump e la Corte federale. Il presidente degli Stati Uniti avrebbe voluto l’impeachment – un formale atto d’accusa – verso il giudice James Boasberg di Washington District, per il fatto di essere un “agitatore ed un provocatore” – così come affermato via social. Secondo Trump, Boasberg starebbe “cercando di usurpare il potere della Casa Bianca”. Al momento la posizione di The Donald ha guadagnato soltanto il disappunto e il richiamo ufficiale del presidente della Corte Suprema, John Roberts – che ha tenuto a sottolineare come un disaccordo con un giudice non può essere motivo di impeachment.

La genesi degli scontri tra Trump e il giudice federale risale a metà marzo, quando Boasbeg aveva chiesto evidenza al Governo della deportazione di oltre 200 persone di nazionalità venezuelana verso El Salvador. I cittadini venezuelani erano stati deportati – in catene, tenuta carceraria e capo rasato – in quanto appartenenti alla gang Tren de Aragua (TdA). A poche ore dall’avvio del provvedimento, però, l’avvocato di uno degli uomini deportati ha negato l’appartenenza alla gang del suo assistito (tra l’altro incensurato) che aveva fatto domanda di asilo per sfuggire alla persecuzione politica. A quel punto il giudice Boasberg aveva ordinato il dietro front del provvedimento e il blocco dei voli. “Troppo tardi” è stata la risposta di Washington: gli aerei erano già nello spazio aereo internazionale e quindi l’ordine del giudice è risultava “invalido” secondo l’amministrazione in carica.

Il capo d’accusa mosso da Trump a TdA è quello di “aver perpetrato, tentato e minacciato un’invasione” sul territorio statunitense. Con queste motivazioni, il l’inquilino della Casa Bianca ha fatto ricorso a un provvedimento legislativo del diciannovesimo secolo, l’Alien Enemies Act. Tale provvedimento concede al presidente degli Stati Uniti ampi poteri per ordinare la detenzione e la deportazione di nativi o cittadini di una nazione “nemica” senza seguire le normali procedure.

Approvata nel 1798, la legge afferma che “ogniqualvolta ci sarà una guerra dichiarata o qualsiasi invasione o incursione predatoria sarà perpetrata, tentata o minacciata contro gli Stati Uniti, tutti i sudditi della nazione o del governo ostile potrebbero essere arrestati, trattenuti, protetti e rimossi, come nemici alieni”.

La decisione di Trump è stata criticata da diverse ONG umanitarie: l’American Civil Liberties Union ha intentato causa per fermare le espulsioni, sostenendo che gli Stati Uniti non si trovano in stato di guerra, il Venezuela ha criticato la decisione sostenendo che “criminalizza ingiustamente la migrazione venezuelana” ed “evoca gli episodi più oscuri della storia dell’umanità, dalla schiavitù all’orrore dei campi di concentramento nazisti“. L’atto è stato utilizzato solo tre volte in precedenza, sempre in occasione di conflitti che coinvolgevano gli Stati Uniti: nello scontro anglo-americano del 1812, nella Grande Guerra e nella seconda guerra mondiale.

Tren de Aragua è una gang nata nel 2005 nelle prigione di Tocoron in Aragua, nord del Venezuela, e capeggiata da Guerrero Flores: tra estorsioni ai migranti, prostituzione e crimini su commissione, la banda si è espansa in Colombia, Ecuador, Peru, Cile ed ha infiltrazioni anche negli Stati Uniti dove dialoga con la criminalità organizzata locale. Già evidenziata dall’amministrazione Biden, sotto la gestione Trump “El Tren” è stata catalogata organizzazione terroristica.

Nel frattempo, e per spendere tempo senza ribadire l’immagine di “Stato forte” agli occhi del proprio elettorato e del mondo intero, il 22 Marzo Trump ha annunciato la revoca del piano di immigrazione regolarizzata a favore di cubani, venezuelani, nicaraguensi e haitiani promosso appena 2 anni fa dall’amministrazione Biden: 530 mila immigrati, giunti in US tramite uno sponsor eoggi in attesa di regolarizzazione, dovranno lasciare il Paese entro il 24 aprile.

Lecito chiedersi se Trump ne disporrà la deportazione, nel caso in cui non intendessero lasciare gli Stati Uniti.

Articolo a cura di Sara Gullace

Immagine di copertina via freemalaysiatoday.com (ricerca immagini Creative Commons su Google)

Potrebbero interessarti anche...

Rispondi

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, scrivi a ghigliottina.it@gmail.com. Cookie Law

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, scrivi a ghigliottina.it@gmail.com.

Chiudi