Elezioni in Polonia, vince il sovranista Nawrocki
Dopo un testa a testa durato settimane, il sovranista Karol Nawrocki ha vinto le elezioni presidenziali in Polonia. Per Donald Tusk, Primo ministro dal 2023, si apre un’altra stagione molto dura. In ballo ci sono il futuro del Paese in Europa e i diritti civili.
La destra ha vinto le elezioni presidenziali in Polonia. Karol Nawrocki, candidato di Diritto e Giustizia (PiS), è uscito dal ballottaggio con il 50,89% dei voti a favore contro il 49,11% del suo avversario, l’ormai ex sindaco di Varsavia Rafal Trzaszkowski del partito di centro Piattaforma Civica (PO). Per il governo di coalizione, guidato da Donald Tusk, è un grosso problema sulla via delle riforme. Di fatto, il risultato delle presidenziali sancisce la continuazione di una lotta istituzionale iniziata nel 2023.
Il governo europeista di centro-sinistra, da allora, si è dovuto scontrare con i “muri” posti dal Presidente Andrzej Duda, anch’egli esponente del PiS. Il problema ruota attorno alle stesse prerogative del Capo dello Stato. Sebbene la Polonia sia una repubblica parlamentare come l’Italia, contrariamente a quanto avviene nel nostro Paese, il Presidente ha il diritto di veto. Ciò significa che ha il potere bloccare le leggi in Parlamento senza limitazioni.
Oggi, con Nawrocki, la situazione si prospetta simile all’era Duda – se non peggiore. All’indomani del primo turno, infatti, il partito Diritto e giustizia – che secondo i sondaggi stava perdendo voti – ha stretto un alleanza con Confederazione (KWiN), partito ancora più radicalizzato a destra, guidato da Slawomir Mentzen – che al primo turno era arrivato terzo.
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La posizione della Polonia su Europa e diritti
Lo scontro è, quindi, annunciato. Il campo di battaglia sono la posizione della Polonia nell’Unione Europea – di cui ha la Presidenza di turno fino a giugno – e le riforme sui diritti civili, che sono al centro del programma di governo di Tusk e che vedono la Polonia ancora piuttosto indietro rispetto al resto d’Europa. Dai matrimoni gay ai i migranti, passando per il diritto all’aborto – che ancora è illegale.
Non sono questioni di poco conto, visto il ruolo centrale della Polonia all’interno del cosiddetto blocco europeo. È uno dei Paesi membri dell’UE che cresce di più, con una media annua del 3,94% negli ultimi 10 anni: la sua economia da sola corrisponde al 4,4% del totale dell’Unione. Per la sua posizione geografica strategica e per spesa militare, è uno dei Paesi europei più rilevanti all’interno della NATO – e ha un’influenza sempre crescente a livello regionale.
Tuttavia, gli anni di smarrimento politico dopo la caduta dell’U.R.S.S – di cui era sotto la diretta influenza – ma soprattutto gli ultimi otto anni di governo semi-autoritario sotto la guida del PiS hanno lasciato profondi segni, soprattutto per quanto riguarda i diritti civili.
Basti pensare – e forse è il tema più rilevante di tutti – che la Polonia ha una legge sull’aborto tra le più restrittive d’Europa. Su questo punto, negli ultimi anni si sono fatti molti passi indietro. Una legge del 2020 ha invalidato una legge “compromesso” del 1993 secondo cui l’interruzione di gravidanza era ritenuta legittima a seguito di un atto proibito – come lo stupro o l’incesto – o nel caso in cui portarla a termine avrebbe compromesso la salute della partoriente o del feto. Oggi, la legge riconosce come motivazione solo lo stupro e la costrizione al rapporto sessuale sotto minaccia della vita. Proprio il tema dell’aborto è stato uno dei punti cardine del programma delle elezioni parlamentari di Donald Tusk.
La Polonia dal 2023
Nel 2023 Donald Tusk, moderato ed europeista, ha vinto le elezioni parlamentari in Polonia e la situazione sembrava essersi ribaltata dopo anni di governo conservatore. Protagonista della crescita della Polonia degli ultimi 20 anni, Tusk è stato Primo Ministro per due mandati consecutivi – il primo della storia polacca dalla caduta dell’Unione sovietica – dal 2007 al 2015. Dopo un mandato come Presidente del Consiglio europeo, nel 2023 Tusk ha deciso di tornare in patria per “scacciare l’oscurità e il male dalla Polonia” – questa la sua dichiarazione all’indomani della sua elezione.
Il riferimento agli 8 anni di governo guidato da “Diritto e giustizia” è evidente. Un governo ultraconservatore ritenuto da molti politologi come illiberale e autoritario, tanto da essere stato monitorato dalla Commissione europea – che vedeva lo Stato di Diritto nel Paese in serio pericolo. A dispetto del suo nome, infatti, il PiS è riuscito nel corso degli anni a mettere sotto il suo controllo le maggiori istituzioni civili, come la Corte costituzionale, gli organi della magistratura e la TV di Stato. Dure, inoltre, sono state le campagne contro i diritti dei migranti e della comunità LGBTQIA+. Duro è statE lo scontro con la stessa Unione europea. Nel 2017, l’Europa ha aperto contro la Polonia la procedura per l’articolo 7 del Trattato di Lisbona, la stessa in corso oggi per l’Ungheria di Orbán. Procedura che si è risolta proprio a seguito dell’elezione di Tusk a Primo ministro nel 2024.
Dopo l’elezione di Nawrocki, Tusk ha davanti a sé uno scenario non facile da combattere. Il PiS, anche a seguito delle elezioni parlamentari del 2023, è rimasto il primo partito in Polonia col 35% dei consensi. Oggi, ha espresso un altro Capo di Stato. Tuttavia, la credibilità di Tusk e la fiducia internazionale nel suo governo spingono a credere che sia uno degli esperimenti democratici più rilevanti in corso. Ci sono ancora due anni di mandato.
Articolo a cura di Andrea Pezzullo