Ozono: pianura padano-veneta tra le peggiori in Europa
L’ozono, che è un gas climalterante e potenzialmente molto dannoso per le persone e per l’ambiente, è molto concentrato nella pianura padano-veneta a causa dell’alta industrializzazione e produzione agroalimentare di questa zona.
Ozono oltre i limiti in pianura padana
La pianura padana ha sempre avuto tristi primati per quanto riguarda l’inquinamento. Anche nel 2025, risulta tra le zone a più alta concentrazione di ozono troposferico, un gas serra inquinante e potenzialmente tossico (da non confondere con l’ozono atmosferico, che ci protegge dai raggi UV). I
n media, solo il 14% delle stazioni di rilevamento presenti sul territorio italiano ha rispettato l’obiettivo di lungo termine stabilito dalla Commissione Europea. Quasi tutti i capoluoghi di provincia dell’area padano-veneta nel 2022 hanno superato i livelli limite. Tra le città più problematiche spiccano, in ordine, Bergamo, Piacenza, Vercelli, Milano, Lecco e Lodi. in queste città alcune centraline sono arrivate tra i 71 (Lodi) e i 90 (Bergamo) giorni di superamento dei limiti.

Tabella presente sul rapporto di Legambiente e Methane Matters “Inquinamento da ozono, il caso padano”, 2025
Perché la pianura padano-veneta? La situazione è illustrata in un nuovo rapporto di Legambiente che, insieme all’associazione Methane Matters, ha provato a fare luce sulle cause di questi livelli. Innanzi tutto, la pianura padano-veneta ha una conformazione a conca, che limita la circolazione dell’aria e aumenta, di contro, la concentrazione di inquinanti. Il grande sviluppo industriale di queste zone concorre alla produzione degli inquinanti stessi, così come la produzione di energia, il traffico intenso e l’agricoltura intensiva.
I precursori dell’ozono
Tutti questi settori conducono all’emissione di quelli che prendono il nome di “precursori” dell’ozono, cioè gas già di per sé dannosi i quali, se esposti ai raggi UV, creano la molecola dell’ozono. Nella zona prealpina, in particolare, i raggi UV sono particolarmente intensi, perciò accelerano la formazione del gas tossico.
I gas precursori dell’ozono sono:
- Ossidi di azoto (NOx): derivano dai motori a combustione interna, soprattutto diesel.
- NMVOC (Non-Methane Volatile Organic Compounds): derivano dall’evaporazione di solventi e combustibili dei settori industriale, petrolifero, agricolo (allevamenti), domestico e quello dei trasporti.
- Ossidi di Carbonio (CO): derivano dalla combustione di biomasse, dei residui colturali e dagli incendi che rigenerano i pascoli.
Il metano è un altro precursore e deriva dalle attività produttive: fabbriche, industria energetica, gestione dei rifiuti, allevamenti (deiezioni) e coltivazioni di riso. Il metano è un gas altamente climalterante che, in rapporto agli altri precursori, contribuisce per il 41% alla formazione dell’ozono troposferico. Infatti, è presente in atmosfera in quantità quasi doppie ed è costantemente in crescita nel mondo. La metà del metano presente in Italia si trova nella pianura padano-veneta.
Se all’ozono è attribuito un aumento di circa 0,23°C della temperatura media globale rispetto ai valori preindustriali, il 40% di questo riscaldamento è attribuibile al metano in quanto precursore.

Tabella presente sul rapporto di Legambiente e Methane Matters “Inquinamento da ozono, il caso padano”, 2025
I danni dell’ozono alla salute e all’ambiente
L’ozono può causare infiammazioni e malattie anche gravi alle vie respiratorie. L’alta esposizione a concentrazioni elevate di ozono troposferico in Europa porta a 70.000 morti premature all’anno. Nel 2022 in Italia sono morte 13.600 persone per esposizione a ozono. Questi danni non comprendono quelli derivanti dall’aumento delle temperature né quelli diretti dei precursori.
L’ozono ossida le piante, alterando le loro funzioni fisiologiche, come per esempio la fotosintesi e la loro capacità di trasporto dei nutrienti. Per questo, il tasso di crescita e produttività si riduce drasticamente andando a intaccare, oltre alla salubrità degli ecosistemi, anche le economie agricole. Per esempio, nel 2022 sono andati persi almeno due miliardi di euro per la minore produzione di grano e patate.
L’ozono ha avuto degli effetti anche sulle foreste globali, di cui ha causato una riduzione dell’11%. Per ogni metro quadro di foresta persa, rinunciamo alla sua capacità di tenere in vita gli ecosistemi e di mitigazione del riscaldamento globale.
Nessuna risoluzione
L’ozono troposferico, quindi, causa danni alla salute, agli ecosistemi, all’economia e, come se non bastasse, esacerba il riscaldamento globale. Eppure, la questione della riduzione dell’emissione di questo gas non è presente nelle agende climatiche globali (ad esempio nell’accordo di Parigi) nazionali o regionali.
Nel report, però, viene sottolineata la necessità di attivare reti di monitoraggio regionali sulle concentrazioni di metano atmosferico e di intervenire sulle emissioni dei precursori, agendo, per esempio, sul forte impatto del settore zootecnico e agricolo nella pianura padano-veneta.
Articolo a cura di Iris Andreoni