I The Jesus Lizard fluttuano sul pubblico del Monk
L’appuntamento con la storia del Noise Rock che non potevamo farci scappare.
Appena ho letto che al Monk di Roma ci sarebbe stato il live dei The Jesus Lizard mi sono detto “non posso mancare a questo appuntamento con la storia”.
Infatti eccomi a cercare di raccontarvi come ci si sente ad andare al concerto di una band che ha contribuito alla nascita e all’affermarsi di un genere musicale come il Noise Rock.
Ad aprire le danze, per la data dell’1 giugno, i Beesus, band romana formatasi nel 2009 con all’attivo 3 album e che propone la loro versione del genere Stoner.
Mentre basso e batteria dettano l’andatura Stoner andando dritti con passo pesante come cavalli coi paraocchi, il chitarrista inserisce elementi vicini al Noise, al Fuzz e al Desert Rock.
A completare lo stile della band la voce del cantante, abbastanza classica sia nel timbro che nelle linee vocali utilizzate, facilmente associabile all’Hard Rock.
Il risultato finale è un buon wall of sound compatto che punta a spettinarti, unica nota dolente che del cantato si capiva veramente poco ma può essere a causa del fatto che stavo sotto palco, non il luogo migliore per sentire bene tutto.
Salutata la band romana, il tempo di riprendersi e di permettere di sistemare gli strumenti, sono pronti a fare il loro ingresso The Jesus Lizard.
Sfortunatamente non hanno avuto il grande successo che molto probabilmente avrebbero meritato ma, per gli amanti dell’Alternative e del Noise Rock, rimangono una delle band essenziali che si è presa il proprio spazio a calci e pugni nella faticosa scena underground americana degli anni ’90.

The Jesus Lizard live al Monk. foto di Giulio Paravani
Una volta posizionati sul palco, entra con una certa nonchalance David Yow (Voce, 65 anni) con 4 bottiglie di birra in mano, le appoggia vicino la batteria, ne apre una, ne beve un sorso, prende il microfono, si guarda intorno e si lancia sulla folla a cantare.
Probabilmente l’inizio più Rock’n’roll a cui ho assistito negli ultimi anni.
L’atmosfera diventa sempre più rovente tra loro che picchiano come fabbri, il ricircolo dell’aria non sufficiente ed il caldo romano che inizia a farsi sentire, ma tutto ciò non è bastato a placare The Jesus Lizard.
Sembra quasi di stare ad un concerto Punk Hardcore.
Yow si muove come un funambolo tra palco e sopra il pubblico, il batterista Mac McNeilly che continua a versarsi bottigliette d’acqua addosso per combattere il caldo, il bassista David William Sims tronfio e con fare deciso a bordo stage ed il chitarrista Duane Denison concentrato e divertito dalla partecipazione del pubblico.
Per avere la prima vera interazione coi fan dobbiamo aspettare la richiesta da parte della band di urlare in coro “Fuck Trump” giusto per far capire da che parte si sta.
Non è mancato l’omaggio al leggendario ingegnere del suono, musicista, produttore ma soprattutto amico Steve Albini.
Un concerto lungo che ho concluso passando al banchetto e acquistando il loro ultimo album uscito a settembre del 2024 dopo una lunga assenza dalle nuove pubblicazioni durata ben 26 anni.
Un cimelio a cui legare il ricordo di aver avuto la fortuna di aver visto un pezzo di storia della musica internazionale.
Scaletta:
- Seasick
- Gladiator
- Boilermaker
- Then Comes Dudley
- Falling Down
- Nub
- Hide & Seek
- Puss
- Westside
- Blue Shot
- Grind
- What If?
- Monkey Trick
- Mouth Breather
- 7 vs. 8
- Thumper
- Fly on the Wall
- Armistice Day
- Destroy Before Reading
- Chrome(Chrome cover)
- My Own Urine (Bis 1)
- Alexis Feels Sick (Bis 2)
Un ringraziamento speciale a Giulio Paravani per la foto copertina.
Articolo a cura di Dario Patti