Emergency: “Il sistema sanitario dell’Afghanistan è in profonda crisi”
A due anni di distanza dalla prima pubblicazione, Emergency aggiorna il suo report sulle barriere di accesso alle cure in Afghanistan. La ricerca stima in circa 23 milioni le persone in cerca di cure.
Emergency ha lanciato il nuovo report “Accesso alle cure d’urgenza, critiche e chirurgiche in Afghanistan. Prospettive del popolo afgano e degli operatori sanitari di 11 province”. Il dossier mette in luce quanto sia disastrosa la situazione sanitaria nel Paese asiatico. I dati stimano 22,9 milioni di persone che necessitano aiuti: 3 afgani su 5 non possono permettersi cure mediche e 1 afgano su 4 ritarda un’operazione chirurgica ed è spesso obbligato ad indebitarsi o a vendere i propri beni per pagare le cure. Situazione critica anche per le donne, specialmente in maternità.
Già due anni fa, nel 2023, il report sulle cure in Afghanistan aveva fatto emergere la difficoltà della popolazione di accedere alle cure nel Paese, ostacolato da barriere geografiche, economiche e sociali. Il nuovo rapporto ha confermato le stesse problematiche, aggiungendo quanto sia difficile l’accesso all’assistenza sanitaria e ai servizi ECO.

Immagine gentilmente concessa da Emergency. Credits: Carlotta Marrucci
L’analisi condotta da Emergency e CRIMEDIM
Il campione di analisi ha preso in considerazione 11 strutture ospedaliere governative, escludendo i centri Emergency nel Paese, e le 11 province dove lavora l’organizzazione. Più di 1.500 questionari e interviste a pazienti, accompagnatori, personale Emergency e operatori degli ospedali provinciali.
Le maggiori richieste secondo le interviste sono:
- disporre di un maggior numero di strutture sanitarie e di migliore qualità;
- diminuire il costo delle cure e dei mezzi di trasporto per ricevere l’assistenza necessaria;
- aumentare la presenza di personale femminile.
Ad aggravare il tutto, l’accesso alle cure è limitato anche da fattori socioculturali. Come testimonia Keren Picucci, ginecologa di Emergency ad Anabah,
Tra le restrizioni principali, a donne e ragazze è stato impedito di frequentare scuole secondarie e università. Inoltre, per ragioni culturali e sociali, le donne spesso esitano a rivelare i propri problemi di salute fino a quando non diventa grave e la preferenza o l’obbligo di essere trattate da personale medico femminile riduce ulteriormente le opzioni disponibili.
Tra crisi economica e barriere, l’Afghanistan è solo
Evidenti sono le conseguenze della crisi economica: costi troppo elevati dei servizi, molti pazienti sono costretti a rimandare un intervento chirurgico o a mancare un appuntamento di controllo. Chi invece decide di curarsi, chiede denaro in prestito o vende i propri beni personali. Questo porta chiaramente a peggioramenti della salute, quindi riportando disabilità, e in alcuni casi anche il decesso.
I pazienti devono poi affrontare le barriere fisiche. In pochi sono in grado di guidare un’ambulanza, e dunque sono costretti a spostarsi a piedi. Inoltre, il 79% degli intervistati ha dichiarato che per ricevere cure deve spostarsi in un altro Paese. Ma in alcuni casi, quando raggiungono le strutture, queste non sono in grado di fornire un’assistenza adeguata.
Dejan Panic, direttore programma Emergency in Afghanistan, spiega come la comunità internazionale si sia dimenticata del Paese. Nonostante ciò “Emergency resta al fianco della popolazione afgana perché i bisogni di cure di base e specialistiche persistono e sono i pazienti e i colleghi a chiederlo ancora, 30 anni dopo l’inizio del suo impegno nel Paese”. Ma resta il fatto che gli aiuti servono ed è “fondamentale per garantire un futuro alla popolazione che la comunità internazionale e il governo afgano facciano la propria parte”.
Articolo a cura di Francesco Dicuonzo
Bell’articolo!!