Referendum 8 e 9 giugno: l’Italia vota su lavoro e cittadinanza

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L’8 e il 9 giugno 2025 si vota per i referendum abrogativi: 5 i quesiti a cui gli italiani dovranno rispondere. I temi sono lavoro e cittadinanza. Il quorum necessario per la validità è del 50% + 1 degli aventi diritto.

Sono 5 i quesiti ai quali gli italiani dovranno rispondere l’8 e il 9 giugno, quesiti che vertono su licenziamenti, precariato, sicurezza sul lavoro e cittadinanza. Ogni quesito avrà una sua scheda e per ognuno ci sarà un calcolo separato del quorum. Quindi ogni elettore può decidere a quale quesito rispondere e quale invece rifiutare. Per risultare valido, ogni quesito dovrà raggiungere il quorum del 50% + 1 degli aventi diritto. Possibilità di partecipare anche per gli studenti fuorisede, che come era già accaduto nel 2024 per le elezioni europee, possono votare nel comune di domicilio.

Referendum abrogativo: cos’è e come funziona

Il referendum abrogativo, secondo l’art. 75 della Costituzione, è uno strumento di democrazia diretta con il quale i cittadini possono chiedere l’abrogazione, dunque l’annullamento, totale o parziale di una legge o di un atto avente forza di legge. Per legge si intende una legge in senso formale, approvata dal Parlamento attraverso un procedimento ordinario, mentre per atto avente forza di legge si intende un decreto legge o un decreto legislativo. Il referendum, per essere attivato, ha bisogno di 500.000 elettori o 5 Consigli regionali.

L’abrogazione si concretizza nel momento in cui al referendum partecipa la maggioranza degli aventi diritto al voto e abbia l’approvazione di questi. Ma ci sono anche dei limiti nei referendum abrogativi: non è possibile effettuarli per leggi tributarie, di bilancio, di amnistia, di indulto o di autorizzazione a ratificare trattati internazionali; non si possono abrogare disposizioni di rango costituzionale; non è ammesso un referendum per atti normativi che non rientrano nella categoria “legge o atto avente forza di legge”.

Non si tratta del primo referendum abrogativo nella storia italiana. Il primo risale al 1974 quando gli italiani votarono per il “no” sulla legge del divorzio. Un altro referendum degno di nota fu nel 1981, dove furono proposti 5 quesiti: ordine pubblico, ergastolo, porto d’armi e due quesiti sull’interruzione della gravidanza. I più recenti sono quelli del 2022, sui temi dell’incandidabilità dopo condanna, sulla limitazione delle misure cautelari, sulla separazione delle funzioni dei magistrati, sui membri laici nei consigli giudiziari e sull’elezione dei componenti togati del CSM.

I 5 quesiti

QUESITI SUL LAVORO:

Primo quesito: “Contratto di lavoro a tutele crescenti – Disciplina dei licenziamenti illegittimi”. Il primo quesito (contrassegnato dalla scheda verde) riguarda l’abolizione del contratto di lavoro a tutele crescenti. Messo in atto dal Jobs Act, impedisce al lavoratore licenziato illegittimamente di essere reintegrato al proprio posto di lavoro. Dunque con il “si” ci sarebbe il ripristino della possibilità del lavoratore di essere reintegrato nel suo posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo.

Secondo quesito: “Piccole imprese – licenziamenti e relativa indennità”. Il secondo quesito (scheda arancione) è proposto per eliminare il tetto massimo all’indennità per licenziamenti illegittimi nelle aziende con meno di 15 dipendenti. Oggi chi viene licenziato senza motivo può avere un indennizzo fini a un massimo di sei mesi di stipendio. Dunque nel caso la maggioranza voti per il “si”, coloro che hanno perso il lavoro in un’azienda con meno di 15 dipendenti possono ottenere un risarcimento più consistente di quello percepito fino ad ora.

Terzo quesito: “Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi”. Con questo quesito (scheda grigia) si richiede l’abrogazione di alcune norme (Decreto legislativo 15 giungo 2015, n. 81) che facilitano l’assunzione con contratti a tempo determinato senza una valida motivazione. Con la vittoria del “si” l’impresa ha il dovere il giustificare i motivi per cui assume a tempo determinato, anche per un breve periodo.

Quarto quesito: “Esclusione delle responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici”. Il quesito qui descritto (scheda rosa) chiede l’abrogazione della norma che non permette al lavoratore in subappalto, che si infortuna sul lavoro, di chiedere un risarcimento anche al committente dell’opera. La norma quindi non attribuisce responsabilità alle aziende che delegano la realizzazione di opere. Il “si” attribuirebbe maggiori responsabilità alle imprese nel caso in cui appaltano e subappaltano ad altre imprese.

QUESITO SULLA CITTADINANZA:

Quinto quesito: “Cittadinanza italiana: dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per le richiesta di concessione della cittadinanza italiana”. L’ultimo quesito (scheda gialla) chiede di modificare l’art. 9 della legge 91/1992, che ha alzato il termine di soggiorno legale ininterrotto per presentare domanda di cittadinanza. In questo caso la proposta è di dimezzare da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia per gli stranieri extracomunitari maggiorenni che richiedono la cittadinanza italiana. Il referendum non chiede di modificare gli altri requisiti richiesti per ottenere la cittadinanza italiana.

La CGIL ha proposto i quesiti sul lavoro, poi sostenuti da PD, M5S, Alleanza Verdi e Sinistra. Il deputato Riccardo Magi, rappresentante del partito +Europa, ha proposto il quesito sulla cittadinanza.

Il segretario della CGIL, Maurizio Landini, dal palco del Concertone del Primo Maggio, ha detto: “Se nel nostro Paese ci sono dei diritti, non ce li ha regalati nessuno, ma è grazie alle lotte delle lavoratrici e dei lavoratori e del movimento sindacale”.

Come si schierano i partiti

Il referendum abrogativo si è presentato divisorio tra le forze politiche: la maggioranza parlamentare invita all’estensione, mentre le opposizioni continuano la campagna per il sì.

Diverse le visioni nell’opposizione: il PD sostiene il “si” su tutti e 5 i quesiti, al contrario del Movimento 5 Stelle che si schiera favorevole solo ai 4 quesiti referendari riguardanti il lavoro, escludendo dunque quello sulla cittadinanza.

Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno consigliato ai propri elettori di astenersi, considerandolo un atto per esprimere dissenso per una iniziativa promossa dall’opposizione.

Italia Viva, con il suo leader Matteo Renzi, sceglie il “no” al referendum per i quesiti sul lavoro, considerati “simboli di una guerra ideologica” e non una reale soluzione alla precarietà lavorativa, ma è favorevole al “si” per il quesito sulla cittadinanza.

Di diversa opinione è il partito +Europa, propenso per il “si” ai quesiti sulla cittadinanza e sugli appalti e sicurezza sul lavoro. Invece è per il “no” sui restanti tre.

Articolo a cura di Francesco Dicuonzo

Immagine di copertina via comune.brembio.lo.it

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