La cultura dell’incontro – Un incontro tra culture
A Più Libri Più Liberi si parla di diversità e valori culturali comuni
di Clarissa Coppola
Una tavola rotonda a cura dell’Istituto Italo-Latino Americano durante la quale si sono confrontati José Antonio Bordallo, Donato di Santo, José Luis Rhi-Sausi e Marcela Villareal, presieduta da Giorgio Malfatti di Monte Tretto e coordinati da Mario Lubetkin. Quello che ne è emerso è che la cultura italiana e quella latinoamericana sono vicine, hanno differenze sottili ma entrambe risentono dell’influenza europea.
Soffermando l’attenzione sull’ America Latina, si esalta il concetto di solitudine, con scrittori forti e fieri, testimoni del loro tempo, nonché orgogliosi delle proprie origini. La differenza sta nei cambiamenti socio economici che condizionano il mercato, rintracciando un filo conduttore nella difficoltà di transizione alla modernità.
Progredendo letterariamente si aprono due visioni, una antropologica legata all’ interculturalità della lingua spagnola con l’avvento della globalizzazione, e una più letteraria, meno nazionale, di giovani scrittori emergenti che, vivendo negli Stati Uniti, risentono dell’influenza dello spanglish, lanciandosi in un nuovo genere a metà tra prosa e giornalismo.
Non esiste, dunque, una sola cultura latinoamericana, che è frutto, pertanto, di molteplici culture. Le frontiere spariscono, creando una fusione sulla base di una forte identità che conta una tradizione narrativa poetica di popoli indigeni, persa, purtroppo, nel momento in cui la cultura europea ha iniziato il suo dominio. Ma anche gran parte della musica latinoamericana fa parte della cultura, unica in varie ispirazioni.
Si pensi all’afro-caraibica, espressa nel ballo, e al sincretismo culturale, per esempio, della salsa, che nasce a New York con i migranti cubani che portano i primi passi di danza, dando vita all’incontro tra le due civiltà. Non vantando una tradizione scritta, delle origini indigene resta solo quel poco tramandato oralmente. Ma l’interculturalità esiste proprio come prodotto di tensione continua tra culture che interagiscono nonostante la disuguaglianza nel rapporto tra una che domina sull’altra. Si risente, peraltro, di una cultura di genere anche se, comunque, a prevalere, è sempre la complementarietà, perché di questo si tratta, in fin dei conti.