Web 3.0, intervista a Rudy Bandiera
Abbiamo fatto due chiacchiere con Rudy Bandiera, autore di “Rischi e opportunità del Web 3.0”, per capire in che direzione stiamo andando e di come l’Italia affronta l’oggi (e il domani) della Rete
Blogger, consulente Web, imprenditore e anche giornalista. Non è un annuncio di lavoro ma gli ambiti nei quali spazia Rudy Bandiera, “storyteller di professione” nel mondo digitale e nel mondo reale. Ruotando attorno ai temi trattati in “Rischi e opportunità del Web 3.0” (Dario Flaccovio Editore), gli abbiamo chiesto cosa ne pensa del presente, del futuro e di come i nostri connazionali si muovono all’interno del “calderone” di internet.
Il Web 3.0 è tra noi, o meglio, siamo noi il Web 3.0? Nell’introduzione di “Rischi e opportunità del Web 3.0” dichiari apertamente che non si parla di fantascienza ma del nostro pianeta proiettato tra 10-15 anni. Secondo te quante persone si rendono conto delle potenzialità derivanti da un ulteriore sviluppo delle tecnologie?
Prima di tutto… ciao! Allora in quante si rendono conto che esistono potenzialità? In tantissime, praticamente tutte. In quante però hanno idea di quello che accadrà? Pochi, decisamente pochi. Ecco, in questa discrepanza si annida la frustrazione.
Durante il suo discorso di insediamento, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto che c’è necessità di “promuovere la cultura diffusa e la ricerca di eccellenza, anche utilizzando le nuove tecnologie e superando il divario digitale”. Pensando in particolare all’Italia è difficile pensare al futuro se anche il presente è così problematico oppure c’è speranza che si recuperi il gap?
Beh ecco, se partiamo dal presupposto che la speranza non esiste, allora chiudiamo baracca, emigriamo o andiamo a letto e buona notte! Per me la speranza esiste eccome, ma è fortemente legata a due cose: un cambio generazionale e la consapevolezza. Siamo un Paese vecchio dentro in cui i giovani vengono vissuti come inutili sfigati: questo deve cambiare così come deve cambiare la mentalità di “io sono troppo vecchio per queste cose”. Tenerci al passo è un dovere, non un diritto.
Oggi per chi utilizza internet avere un profilo su Facebook o Twitter è diventata letteralmente una necessità. Nell’epoca del Web 3.0 i legami tra persone, affettivi o di altro genere, come saranno? Secondo te le persone si sentiranno più libere pubblicando un post invece che guardandosi negli occhi?
Sono due cose per fortuna diverse e complementari. Io nel mio libro spiego chiaramente che non possiamo pensare di vivere solo online e non possiamo più pensare di vivere solo offline. La vita è una sola che sia in digitale o in carne e ossa: ecco, la grande rivoluzione che stiamo vivendo è la fusione tra queste due realtà concilianti e sempre più convergenti.
Lo scorso anno sei stato protagonista del progetto di “social crowfunding” #UnaMacchinaPerRudy. Puoi raccontarci com’è andata?
Non lo chiamare crowfunding che mi ammazzano! E poi non lo è stato: è stato un gioco che per me è andato a finire benissimo. Ho chiesto una macchina sui social perché ero senza e Mercedes me ne ha data una. Facile, no? In realtà è stato uno scambio commerciale, ovvero loro mi hanno dato la macchina in cambio della visibilità scaturita dall’operazione. Tutto qua… sono cose che succedono tutti i giorni!
Parliamo dei rischi delle tecnologie: le lobby dell’economia (e del potere in generale) in futuro quanto potranno arricchirsi “sfruttando” questa evoluzione a discapito dei cittadini? Diventeremo uomini-macchine che sceglieranno solo in base a pochi input decisi “dall’alto” oppure saremo comunque in grado di essere “noi stessi”?
Io AMO il genere cyber punk. Lo so, è superato, ma lo amo fortemente. Ecco, chi legge i libri di Gibson sa esattamente verso che cosa andiamo: multinazionali sovranazionali che hanno enormi poteri economici e tecnologici che fanno quello che vogliono della politica. La tecnocrazia. Ma oggi forse non è già così? Pensate a Google… ad Amazon. Oggi siamo già in tecnocrazia, per questo è fondamentale vigilare, mantenersi al passo ed essere consapevoli. Ripeto, è un dovere, non un diritto.
Per saperne di più:
Rischi e opportunità del Web 3.0
rudybandiera.com
#UnaMacchinaPerRudy