Un polpo alla gola
Zerocalcare presenta il suo secondo lavoro: tra armadilli e aneddoti, lo spaccato di una generazione
di Raffaele Meo
Alla fiera “Più libri, più liberi” di Roma c’è spazio anche per il fumetto. In una sala gremita del Palazzo dei congressi all’Eur, fa il suo ingresso un ragazzo in felpa e jeans, con la testa rasata e il sorriso semplice. E’ Michele Rech, balzato all’onore delle cronache col suo nome d’arte: Zerocalcare.
Accompagnato da un signore distinto, dall’accento settentrionale e occhialetti alla moda, “Zero” si accomoda sul palco, come fosse un normale salotto, guardandosi intorno un po’ teso. L’altro ospite sul palco si presenta subito: è l’editore di Zero, Michele Foschini, della Bao Publishing.
Michele ci tiene subito a rendere l’occasione piuttosto informale e spinge tutto il pubblico a partecipare attivamente, con domande, curiosità o semplicemente per fare i complimenti all’altro Michele, il vero protagonista, Zerocalcare.
Prima, però, i convenevoli: Foschini racconta di come è cominciato il rapporto della sua casa editrice con Zero, delle difficoltà, delle soddisfazioni, della scommessa che ha voluto fare su un ragazzo, sicuramente dotato, ma che mai prima di ora si era dedicato alla stesura di una storia a fumetti così lunga come “Un polpo alla gola“, che conta più di 190 pagine.
Già, perché Zerocalcare si è conquistato i primi consensi in internet, grazie al suo blog (www.zerocalcare.it) dove ogni settimana, ancora oggi, pubblica un racconto breve. Le sue strisce guadagnano abbastanza presto una certa popolarità, portandolo all’attenzione dei più. Col passare del tempo nasce una vera e propria febbre da Zerocalcare, con richieste sempre più insistenti da parte dei lettori.
“Non ho fatto i soldi, è solo che c’ho avuto duemilacazzi” scrive sul suo blog e ripete con
convinzione alla conferenza, dato che, anche qui, c’è chi si alza dalla sedia per chiedere “quando esce la nuova storia?”.
La presentazione continua su un livello piuttosto informale, così, ad interventi dal pubblico, si alternano fasi in cui Foschini parla del nuovo lavoro pubblicato dalla Bao: “E’ stata una vera scommessa per noi, ma sapevamo di poterci fidare di Michele. Per ottenere un buon lavoro, però, abbiamo dovuto concedergli carta bianca e lasciargli a disposizione un certo margine di manovra: sicuramente un rischio, ma il risultato ha premiato tutti i nostri sforzi e credo che anche Michele sia soddisfatto del suo lavoro”.
Ma cosa hanno di tanto speciale le storie di Zerocalcare? Innanzi tutto parlano della vita quotidiana, di quella che tutti noi affrontiamo. Non c’entra che a raccontare sia un ragazzo quasi trentenne, in una situazione particolare, in un quartiere di Roma. Tutti possono riconoscersi nelle brevi storie e ridere su disavventure comuni, oppure semplicemente lasciarsi divertire dai paradossali confronti tra la realtà degli anni 2000 confrontata con gli anni ’90.
E’ la voce di una generazione che affronta il mondo moderno, dove non riconosce i modelli che i genitori avevano loro insegnato e si trova nel mezzo fra una generazione di adulti che rimpiangono i loro tempi e una nuova fascia di ragazzi disillusi, cresciuti con valori diametralmente opposti.
Da questa cleavage nascono le storie di Zero, che attirano un po’ tutti, perché chiunque può trovare un po’ di sé.
“Zerocalcare non fa solo ridere – ci tiene a puntualizzare Foschini – alcune sue storie sono anche molto tristi, ma per questo non meno valide”. “Nel mio primo libro, ‘La profezia dell’armadillo’, ho dovuto inserire alcune storie più ‘allegre’ – racconta Zero – proprio per alleggerire un po’ una storia seria e anche molto triste. Io l’ho realizzata proprio perché avevo l’esigenza di scriverla e di certo non pensavo a far ridere”.
Dopo la nota di serietà, la presentazione continua vivace e interrotta sovente dalle domande di un pubblico accanito e appassionato. Immancabile la domanda sull’origine dello pseudonimo di Michele Rech che, per sua stessa ammissione, un po’ vergognandosene, racconta: “Niente, stavo polemizzando su un forum, qualche tempo fa, e dovevo scegliere un nick per postare la risposta. In quel momento in TV passa la pubblicità di un prodotto per lavatrici, così metto quello. Da allora mi è rimasto quel nome. Effettivamente dovrei trovare un motivo più profondo, ma per ora questa è la storia”.
Questo è Zerocalcare, un misto di sincerità e sarcasmo, di vita moderna e di tuffi negli anni ’90, raccontati attraverso disegni dal tratto lineare e divertente, in storie con personaggi presi un po’ giro, ma sempre giustissimi, ai fini di una narrazione divertente e profonda.
(fonte immagini: www.zerocalcare.it)