Srebrenica, la menzogna del massacro?
A Più Libri Più Liberi un incontro con l’editore per capire le ragioni di questo presunto caso mediatico
di Francesca Britti
“Srebrenica è una storia esagerata e sfortunatamente molte persone sono state manipolate“. Una dichiarazione choc, che vorrebbe smontare uno dei casi politico-mediatici più controversi degli anni ’90.
Di Srebrenica si narra di un massacro/genocidio di 8 mila serbi musulmani nel luglio 1995, ad opera di truppe serbo bosniache guidate dal generale Ratko Mladic.
“Ricevemmo un ordine che, insieme al nuovo esercito bosniaco avremmo dovuto attaccare le case e la gente di Srebrenica. Naturalmente i serbi sarebbero stati incitati e pagati per reagire facendo lo stesso anche loro“. A “sputare il rospo” (se così si può dire) dopo anni di silenzio è Robert Baer, un ex alto ufficiale della CIA.
Le sue recenti dichiarazioni, rilasciate lo scorso ottobre al Britic Magazine, sembrano, quindi,voler avvalorare quanto raccontato nel libro Srebrenica Come sono andate veramente le cose, scritto da Alexander Dorin ed edito da Zambon editore, presentato lo scorso 7 dicembre.
Il libro vorrebbe mettere in luce le presunte controversie di quella guerra, attraverso 14 anni di studio del caso, che hanno portato il ricercatore svizzero Dorin a sostenere con fermezza e sicurezza che “il mito sul massacro di musulmani è stato inventato dallo scomparso leader di guerra musulmano bosniaco Alija Izetbegovic e dall’allora presidente USA Bill Clinton“. E tutto questo,sembrerebbe, per permettere a quest’ultimo di insediarsi nella Jugoslavia, disgregandola.
Secondo quanto scritto nel libro, parrebbe che il genocidio sia stato un’invenzione. Nell’intenzione di voler rafforzare le sue dichiarazioni, l’autore riporta i seguenti dati: 2000 e non 8000 i morti, oltre alla considerazione che molte vittime stavano combattendo contro l’esercito serbo bosniaco per cui “non può essere in nessun modo uguagliato ad un massacro, per non parlare di genocidio“. Per l’autore, si tratterebbe di una vera e propria macchina dell’odio, di propaganda razziale, sostenuta, a suo parere, dai media e governi occidentali.
Inquietante è, anche, quella che viene presentata come la prova di coloro che, dati per morti , in realtà si presentarono alle elezioni nel 1996: “le liste elettorali contenevano circa 3000 musulmani bosniaci che erano ancora elencati come vittime di Srebrenica” , come a voler rinsaldare il pensiero che sulle morti di Srebrenica non ci siano dati ufficiali neanche da parte dell’Aia.
Perchè indagare su questo caso? “Era evidente che l’Occidente non avesse buone intenzioni verso la Bosnia Erzegovina, non potevo accettare che il mondo fosse lasciato con un’idea sbagliata di quella guerra, che si allinea esclusivamente agli accordi della NATO“.
Secondo quanto scritto dagli autori, dunque, saremmo davanti ad un caso di manipolazione mediatica che, se comprovato senza appello, lascerebbe interdetti non solo sulla (presunta) inadeguatezza (per non dire mancanza) etica dei giornalisti, ma che aprirebbe ad un interrogativo ancora più allarmante: dov’è la coscienza critica dell’opinione pubblica?