Sogni, disegni e ansie: la paternità raccontata attraverso le tavole di Alberto Madrigal

Tempo di lettura 5 minuti
Un racconto autobiografico delicato e onesto che tratteggia con maestria il difficile equilibrio tra paternità e lavoro con un tratto morbido e fluido. Alberto Madrigal si conferma uno degli autori più interessanti dell’attuale panorama europeo del fumetto

pigiama computer biscottiAlberto Madrigal era alla ricerca di una storia ed è finito per imbattersi… nella sua.

Uscito la scorsa primavera ed edito da BAO Publishing, “Pigiama Computer Biscotti“, la nuova graphic novel di Alberto Madrigal, spagnolo di nascita ma ormai berlinese d’adozione, è un delicato ritratto della paternità e di come riuscire a bilanciare l’arrivo di un figlio e il proprio lavoro e passione. Un tema sempre più importante alle generazioni più giovani, quei millennial per i quali il work-live balance è ormai una priorità.

Ecco cosa ci ha raccontato Madrigal nella nostra intervista.

Potremmo definire “Pigiama Computer Biscotti” un libro su come “sopravvivere” (in senso ironico) alla paternità e soprattutto un libro su come non rinunciare ai propri sogni e obiettivi malgrado i cambiamenti che spesso incontriamo?
Sì, direi che è proprio quello. Almeno lo è stato per me. Scrivere questo libro mi è servito a capire un importante momento di cambiamenti nella mia vita. Infatti, ho avuto problemi a finire la storia, perché parlava di cose che stavano proprio succedendo in quel momento, quindi non ho avuto il distacco temporale necessario per poter mettere su carta qualcosa successa veramente. Questa cosa mi spaventava, ma forse mi è servita anche per trovare un’ancora di salvezza!

Oggi si continua molto a parlare di maternità e di tutto ciò che essa rappresenta (e ne consegue) per una donna, mentre la paternità non è quasi mai toccata o affrontata del tutto. Secondo te come mai c’è ancora questa difficoltà da parte degli uomini di raccontare una simile esperienza?
Non lo so e mi sembra strano, visto che è un grosso cambiamento che stanno affrontando le ultime generazioni. Nel senso che prima era più difficile trovare dei padri che si prendevano cura dei bambini, perché avevano un ruolo diverso in famiglia. Ora (molto spesso) entrambi i membri della coppia lavorano e si dividono i compiti di casa e della famiglia a metà, perché altrimenti è difficile andare avanti. E questa è una cosa bella, perché altrimenti è molto facile perdersi dei momenti speciali che si vivono insieme a un figlio. Questi momenti arrivano in un attimo ed scappano via, se non sei lì, li hai già persi. E sono quelli che ti fanno una persona migliore, secondo me.

Riguardo alla tua domanda, è pur vero che quando si diventa padre è importante mantenere la propria individualità. Essere padre è una parte di te, ma non puoi essere solo quello. È comprensibile che chi fa lo scrittore di mestiere voglia scrivere di altre cose in quei momenti della giornata che non sono invasi dalla vita familiare. Io in quei momenti non penso ad essere padre ma alle storie, al mio mestiere. Solo che il materiale che uso viene influenzato da un’altra parte di me.

C’è una narrativa imperante nella nostra società, che descrive spesso l’aver dei figli come al doversi annullare facendo anche rinunce personali importanti. Ed è spesso anche per questo che molte coppie giovani oggi non si sentono necessariamente pronte ad avere un figlio. Nel tuo libro invece descrivi e si assiste ad una sorta di equilibrio che in qualche modo cerchi di raggiungere sia con tua moglie, sia con te stesso e il tuo lavoro. Ad una giovane coppia di neo genitori che stanno per affrontare un simile viaggio cosa vorresti consigliare?

Alberto Madrigal

Non credo che tutti debbano diventare genitori. Ma è pure vero che prima di fare un figlio si pensa spesso alle rinunce personali e non alle cose positive che finiranno per arricchirti. Queste ultime, purtroppo, ancora non sei in grado di capirle. Io penso comunque che quando si hanno meno tempo ed energia a disposizione, le prime cose che uno si toglie sono quelle inutili e superficiali, obbligandosi così a concentrarsi sulle cose importanti. Per esempio, se inseguire una tua passione è importante, troverai il modo per farlo.

Più che una graphic novel si potrebbe quasi definire un diario aperto, un flusso di coscienza nel corso del quale non hai avuto paura di metterti a nudo con il lettore. Un livello di auto coscienza e, perché no anche di auto critica, che non si ritrova spesso in altre opere autobiografiche. C’è stato qualcosa però che non sei riuscito fino in fondo a raccontare nel corso dell’arco narrativo e temporale che hai disegnato?
Questa volta ho avuto un’esigenza di raccontare senza sapere dove stavo andando esattamente e senza giudicare quello che usciva fuori. Mi sono dato come regola di non rileggere niente di quello che avevo scritto finché avrei finito il libro, e questo è stato decisivo. Altrimenti mi sarei spaventato e avrei abbandonato il progetto. Man mano ci lavoravo, avevo sempre la sensazione di non riuscire a esprimere veramente quello che si prova quando si diventa padre. Sono troppe emozioni e tutte contraddittorie. Ci sono comunque tante cose che non sono riuscito ad affrontare nella storia per mancanza di spazio. Accadono troppe cose nei primi anni di vita di un bambino. Potresti riempire un libro ogni mese.

Le tavole finali al bar con tuo figlio mi hanno colpito per la leggerezza che hai saputo trasmettere, perfettamente opposta al commento finale della coppia che vi osserva. Secondo te la promessa che si fanno quei futuri genitori finirà per essere una delle tante promesse che costantemente tradiamo? Si riesce davvero a non cambiare pur con l’arrivo di un figlio?
Non so se vale per tutti, ma nel mio caso ho già tradito ogni singola cosa che avevo promesso. E questo è un bene. Per esempio “Non diventerò come quei artisti che appena diventano genitori scrivono o disegnano solo di bambini”. Uno dei giochi preferiti di mio figlio consiste in sederci insieme per terra davanti a grandi fogli di carta. Lui chiede delle cose, io le disegno e lui le colora sopra. È la prima volta che disegno leoni, elicotteri, mongolfiere, ambulanze… Questo, che era la mia immagine del degrado come artista, è diventato uno di quei momenti insieme che più mi commuovono.

Pigiama Computer Biscotti
Alberto Madrigal
BAO, 2019
pp.184, € 18

Alessia Carlozzo

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