Il Veneto accoglie 400 migranti
Tra solidarietà e polemiche, la doppia faccia dell’accoglienza. Politica e opinione pubblica divise sull’emergenza umanitaria dell’immigrazione
di Elisa Di Benedetto
su Twitter @Elisadb
La nuova “emergenza sbarchi” in Sicilia preoccupa le province venete, dove venerdì scorso sono stati trasferiti 120 migranti, dopo i 280 già arrivati a fine marzo. Provengono dal Mali, dal Gambia, dal Sudan, dal Senegal, dalla Somalia, dall’Eritrea, ma anche dalla Siria piegata dalla guerra civile. In fuga da guerre e persecuzioni, sono arrivati a Lampedusa dopo mesi di viaggio, per poi essere ospitati in Veneto, terra di emigrazione; il Veneto secessionista dei Serenissimi che si preparavano a schierare i propri “tanko” per reclamare l’ indipendenza.
Ad attenderli, a Treviso, Vicenza, Rovigo e Belluno, hanno trovato le due facce dell’accoglienza. Da un lato, la gara di solidarietà dei cittadini, delle associazioni, delle cooperative e delle parrocchie, le istituzioni consapevoli dell’emergenza umanitaria. Dall’altro, le barricate leghiste – le forze politiche che nell’arrivo dei profughi vedono una minaccia per l’equilibrio socio-economico, sempre più precario nel Nord-Est colpito dalla crisi, dove aumentano le famiglie sotto la soglia di povertà. Sui mezzi di informazione, le rassicurazioni delle Prefetture, gli appelli all’accoglienza di sindaci, vescovi, parroci e del Patriarca di Venezia, Monsignor Francesco Moraglia; nelle piazze, i gazebo della Lega, «presidio contro l’immigrazione indiscriminata ed insostenibile».
Ai pregiudizi e all’intolleranza alimentati dalle propagande si aggiunge la paura che, per il loro sostentamento, vengano sottratte risorse destinate alle famiglie in difficoltà. Da Feltre, nel Bellunese, dove sono 40 i richiedenti asilo arrivati il 22 marzo, i “Forconi” del Movimento 9 dicembre sono scesi a Venezia, per portare la propria protesta in Regione. Belluno, nell’estremo lembo settentrionale del Veneto, ha conosciuto solo marginalmente il fenomeno dell’immigrazione: nel 2012, quando soffiava il vento della “primavera araba”, e prima ancora negli anni ’90, con le conseguenze della tragedia dei popoli dell’ex-Jugoslavia.
Mentre nel Bellunese si contano ancora i danni del maltempo che lo scorso inverno ha messo in ginocchio interi comuni, nel Canale di Sicilia sono riprese le operazioni di soccorso da parte della Marina Militare e della Guardia Costiera, che dall’inizio dell’anno hanno soccorso oltre 15mila migranti. Secondo i dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, sono oltre 40mila gli uomini, le donne e i bambini giunti sulle coste italiane nel 2013. Circa 10mila sono siriani in fuga dalla guerra.
L’Italia è solo l’ennesima tappa di un viaggio verso il Nord Europa. Per Abdel, il viaggio si è
concluso in Germania. Si stava preparando per raggiungere i familiari in Svezia, quando lo abbiamo incontrato a Catania. Aveva trovato rifugio nella Moschea della Misericordia, accolto dalla Comunità islamica di Sicilia, insieme ai figli di 3 e 4 anni e alla moglie, all’ottavo mese di gravidanza.
Aveva lasciato la Siria 8 mesi prima e si era imbarcato in Libia, dopo aver attraversato la Giordania e l’Egitto, come tanti suoi connazionali. Del viaggio in mare ricorda le condizioni estreme; la paura di non farcela; i soccorsi, diverse miglia a sud di Lampedusa, e l’arrivo sull’isola. Da qui, sono stati immediatamente trasferiti all’ospedale “in Sicilia”. Era l’alba del 25 settembre, pochi giorni prima della terribile tragedia che, con oltre 360 morti in mare, avrebbe riportato l’attenzione dei media nazionali e internazionali su Lampedusa, sull’emergenza umanitaria, sulle condizioni in cui i migranti viaggiano, sul sovraffollamento dei centri di accoglienza e sulla grande solidarietà dei cittadini lampedusani.
Qualche giorno dopo, Abdel e la sua famiglia sono arrivati in Germania, dove è nata la piccola Rina e hanno chiesto asilo politico.
(Elisa Di Benedetto ha approfondito il tema dell’immigrazione a Lampedusa, nell’ambito del progetto Program to Promote Excellence in Global Coverage of Religion, promosso da International Center For Journalists e The Henry Luce Foundation)