C’è la “Morte a Via Veneto”
Negli anni della “Dolce vita”, a Roma, si incontrano glamour e cronaca nera
di Flavia Lucchetti
La Dolce vita degli anni ’60 ha stregato il mondo intero, ma quell’epoca non fu solo splendore: due delitti segnarono la cronaca romana, e Armando Palmegiani e Fabio Salvitale li hanno voluti raccontare nel loro “Morte a via Veneto – Storie di assassini, tradimenti e Dolce vita”. Ad accompagnare gli autori anche Maurizio Gallo, giornalista.
In questo libro, edito da Sovera Edizioni, Palmegiani (poliziotto) e Salvitale (giornalista e scrittore) raccontano due omicidi avvenuti tra il 1963 e il 1964, a pochi metri di distanza l’uno dall’altro, in un “quartiere bene” della Capitale.
Christa Wanninger viene trovata morta nel suo palazzo in via Emilia da un’amica; l’assassino esce tranquillamente dal palazzo, sotto lo sguardo di sette testimoni che non lo sospettano neanche. Il caso sarà risolto dopo bene venticinque anni, con la condanna di quell’uomo “in blu”, Guido Pierri, uscito dal palazzo, affetto da problemi psichici e indiziato numero uno da sempre, ma senza abbastanza prove per inchiodarlo.
Il caso Bebawi è giudiziariamente complesso e pieno di colpi di scena. I coniugi Bebawi vengono incriminati dell’omicidio del giovane e ricco Farouk Chourbagi, trovato assassinato e sfigurato con l’acido in via Lazio, con il movente passionario, poiché Claire Bebawi è l’amante di Chourbagi.
La coppia, allora, mette in atto uno stratagemma che fa scuola: si accusano l’un l’altro del’omicidio. Il lunghissimo processo si conclude con l’assoluzione dei due per insufficienza di prove, sebbene almeno uno sia senz’altro colpevole. Nel 1968, in appello, c’è il colpo di scena e vengono condannati. A quel punto però i due vivono oramai lontano, e non sconteranno mai la pena.
Nello scintillio raccontato da Fellini,quindi, si inseriscono due delitti accomunati dalla location, dal fatto che le vittime fossero giovani, belle, straniere, e dagli iter processuali intricati. Anche questo lato più noir dell’epoca affascinerà i lettori, che apprezzeranno lo spiccato lato poliziesco, che deriva dall’esperienza sul campo, dei due autori, che avevano già pubblicato “Un mostro chiamato Girolimoni”.
Un romanzo/giallo che piacerà a molti e che potrebbe essere una buona idea regalo.