Accogliere, la vera emergenza
Il report della campagna LasciateCIEntrare racconta un’Italia incapace di accogliere, tra strutture inadeguate, concentrazioni ghettizzanti e il ritorno di “Mafia capitale”
di Angela Caporale
su Twitter @puntoevirgola_
L’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo non è argomento da prima pagina, da dibattiti nei talk show, da breaking news. Relegata a incontri pubblici e discussioni tra addetti ai lavori, sotto ai nostri occhi si sta giocando la partita fondamentale che determinerà che Italia avremo da due, cinque, dieci anni e molti, troppi, sono ciechi non tanto per colpa, ma spesso per mancanze informative. La sua parte la fanno le strutture stesse che, in molti casi, sono edifici grandi, isolati, dove i migranti vivono ghettizzati.
Per squarciale questo velo di silenzio è nata nel 2011 per contrastare una circolare del Ministero dell’Interno che vietava l’accesso agli organi di stampa nei CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione) e nei C.A.R.A. (Centri di accoglienza per richiedenti asilo). Appellandosi al diritto/dovere di esercitare l’art. 21 della Costituzione, ovvero la libertà di stampa, LasciateCIEntrare ha ottenuto l’abrogazione della circolare e oggi si batte per la chiusura dei CIE, l’abolizione della detenzione amministrativa anche informale e la revisione delle politiche sull’immigrazione a partire dalla completa abrogazione della Legge Bossi Fini e di tutti gli elementi peggiorativi introdotti con i “pacchetti sicurezza”.
CIE e CARA esistono ancora e accolgono migliaia di persone. Entrare nelle strutture è ancora molto complicato. Con questa finalità LasciateCIEntrare ha indetto una giornata nazionale di mobilitazione in occasione del World Refugee Day. Il 20 giugno scorso, infatti, i delegati della campagna e delle associazioni aderenti hanno visitato 40 centri distribuiti in varie regioni d’Italia, di recente è stato reso pubblico il report #20giugnolasciateCIEntrare che riassume quanto emerso dalle visite.
Nel report vengono raccontate alcune situazioni particolari. Ad esempio, a Brindisi esiste sia un CIE, sia un CARA, nella stessa struttura separati da un alto muro in cemento con un ingresso pedonale. Tutto è cemento, tranne due alberelli, unica fonte d’ombra nella torrida estate pugliese. Dentro il CIE, possono essere ospitate fino a 48 persone per una permanenza media di 29,3 giorni a persona. Non manca sostegno psicologico e sanitario, al momento della visita 15 ospiti facevano uso di ansiolitici e non mancano alcune segnalazioni di casi di autolesionismo, in particolare di notte. L’area per l’isolamento sanitario è segnalata e ben curata, è stata utilizzata soltanto per i casi di scabbia. Nell’area “benessere” c’è una televisione, qualche tavolo e le sedie, di cemento perché non possano trasformarsi in un oggetto contundente. Anche i letti sono di cemento.
Il quadro che emerge, fatto salvo per alcune eccezioni virtuoso, è complessivamente negativo. Ciò che colpisce è la persistenza di un approccio emergenziale alla gestione dell’accoglienza a fronte di arrivi che, numericamente, non si avvicinano nemmeno all’ “invasione” tanto cara ai populisti. Al contrario, si tratta ormai di un flusso regolarizzato e come tale andrebbe trattato. Si tratta di “una situazione che rischia un crollo imminente del sistema di accoglienza non perché connesso all’arrivo di troppi richiedenti asilo, ma perché strutturato in maniera disomogenea, priva di programmazione, affidata alla buona o cattiva volontà dei Prefetti, condizionata dalla volontà di non applicare scelte politiche intelligenti.”
Cosa fare quindi? Il report di LasciateCIEntrare ha l’obiettivo di permettere a chiunque di accedere e vedere, attraverso i propri occhi, quello che accade dietro sbarre e muri proprio a casa nostra. La nostra vita, pubblica e sociale, non può prescindere dalla tutela dei diritti di tutti. La non informazione e la chiusura dei luoghi di accoglienza più delicati diventa poi una violazione di un diritto che appartiene a ciascuno in quanto cittadino. L’informazione è un primo passo per giocare la partita dell’accoglienza e del futuro con tutti gli strumenti necessari in mano.