Forza Italia-Lega: non ci lasceremo mai…
Le elezioni regionali in Liguria certificano, ancora una volta, un centrodestra capace di mettere a tacere i dissidi interni per unirsi e vincere a discapito della solita sinistra. Il “laboratorio Liguria” suona come un monito per il Pd
di Marco Assab
“Abbiamo troppe cose insieme, se ci arrabbiamo poi, ci ritroviamo poi… un corpo e un’anima!” cantava Dori Ghezzi. Brano quanto mai opportuno per fotografare la situazione che si vive in casa Forza Italia-Lega. I due alleati storici, a dispetto delle dichiarazioni dei rispettivi leader, non hanno altra scelta che fare fronte comune se vogliono configurarsi come valida minaccia al Pd.
Laboratorio Liguria – Alzi la mano chi avrebbe scommesso 1 euro, al momento dell’annuncio della sua candidatura, sulla vittoria di Giovanni Toti in Liguria. Le elezioni regionali liguri sono state un laboratorio che, per l’ennesima volta, ha evidenziato una verità politica ormai risaputa nel nostro Paese: la destra riesce a tacitare ogni dissidio, fa fronte comune e vince. La sinistra fa harakiri, si divide e perde. Equazione che può sembrale elementare, banale, superficiale, ma è questo che il cittadino-elettore percepisce. La Liguria è stata, più che un laboratorio, un monito non tanto a Renzi, che queste cose le sa bene, quanto al Pd, che sembra non riuscire proprio a perdere le brutte vecchie abitudini autolesioniste.
Consenso volatile – Bisogna ripensare il concetto sociopolitico di “consenso”. Non esiste più il consenso che poggia sulle ideologie, sulle idee imperiture. Con partiti sul cui simbolo viene esposto a caratteri cubitali il nome del leader di turno, che durano giusto qualche anno come fossero merce da supermercato da sostituire presto con altra più invitante, con il marketing che ha oramai fatto irruzione nel mondo della comunicazione politica, non ci si può attendere che un consenso volatile e sfuggente. Per farla breve: allo stato attuale il 40% delle europee non c’è più. Pd sveglia! Ma ancora una volta sembra troppo chiedere a quel Partito unità e buon senso. Solo questo basterebbe.
La vecchia casa delle libertà – Torniamo sull’altra sponda. Berlusconi lo ripete da settimane: ricompattare il fronte dei moderati. Noi di Ghigliottina lo ripetiamo da mesi: Chi sarebbero questi “moderati”? Salvini e Meloni? Oppure Brunetta? Che significa “moderati”? Ad ogni modo, il leader di Forza Italia sembra voler riproporre la formula che fu ampiamente vincente nel 2001. All’epoca la “Casa delle libertà” era composta da Forza Italia, Alleanza Nazionale, Unione dei democratici cristiani e di centro, Lega Nord e altri partiti minori. Ebbene che coalizione ha vinto in Liguria? A ben vedere proprio questa. Hanno infatti sostenuto Giovanni Toti Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia (ex AN) ed Area Popolare (Ncd di Alfano e Udc di Casini). Ecco dunque la riproposizione vincente della “Casa delle libertà”.
Con delle differenze però… – Se nella coalizione del centrodestra anni 2000 era Forza Italia l’ariete che apriva la strada, oggi sembra essere nettamente la Lega Nord a vocazione nazionale di Matteo Salvini la punta di diamante. Osservando proprio il “laboratorio Liguria” è lampante notare il 12% di Forza Italia contro il 20% della Lega, un exploit innegabile. Particolarmente decisa e convinta risulta essere la campagna comunicativa del Matteo padano, il quale non fa altro che proporsi e riproporsi come leader del centrodestra. Ora… quando lo diceva all’inizio, con la Lega che nei sondaggi galleggiava tra il 5 e il 6%, ispirava una buona dose di ilarità in chi lo ascoltava… ma a furia di ripeterlo è riuscito a convincere tutti, elettori in primis. Ora sembra davvero lui, all’interno della sua area politica, la più valida alternativa a Matteo Renzi, tema peraltro sul quale ci siamo già soffermati in passato.
Ha convinto tutti… Ma non Berlusconi – Già, perché con la sua campagna mediatica Salvini avrà sicuramente fatto proseliti ed è indubbiamente riuscito a far passare vari messaggi quali “sono io l’alternativa a Renzi”, oppure “sono io il vero leader del centrodestra”, ma non ha ancora convinto Silvio Berlusconi. Senza il placet del “padre nobile” dei moderati, la strada verso palazzo Chigi è sbarrata. Appare quanto mai chiaro che Berlusconi, a discapito delle dichiarazioni, in pensione proprio non voglia andarci. Ha venduto il Milan? No. Ha venduto il 48% delle quote a tale Mr. Bee, ma la maggioranza ce l’ha sempre in pugno lui, il timone è nelle sue mani. Vuole farsi da parte in FI? Nemmeno per idea, ancora una volta ha fatto campagna elettorale in prima persona e, a dirla tutta, avete visto quanto è durata la sommossa interna di Fitto… Lasciano dunque il tempo che trovano le dichiarazioni di Salvini, secondo le quali la Lega in questo momento correrebbe da sola alle politiche. Se nell’area del centrodestra tutti corressero da soli qualcuno non arriverebbe nemmeno al traguardo…
(fonte immagine: http://www.affaritaliani.it/)