Basket: la crisi continua, la Serie A cambia volto
Sempre meno fondi per i club italiani, azzoppate dalla crisi. Con qualche eccezione
di Stefano Brienza
@BrienzaStefano

La presentazione di Luca Banchi a Milano (fonte immagine: dailybasket.it)
Il campionato italiano di Serie A si trasforma. Coinvolto in una graduale, lenta spirale negativa da ormai una decade, la sua fama sta continuando a decadere di pari passo con il livello qualitativo del gioco, e soprattutto dei giocatori. Assuefatto dal dominio di una Siena che nel frattempo collezionava Final Four, è arrivato ad essere paragonato alla massima competizione israeliana, quella vinta 50 volte dal Maccabi Tel Aviv su 60 possibilità.
L’ultima vittoria senese, la settima consecutiva, è stata con ogni probabilità la più difficile ed inaspettata, nell’anno del ridimensionamento del budget. Ma la Mens Sana ha fatto valere la sua abitudine a vincere, e se i successi precedenti avevano come motivo principale una nettamente maggiore potenza di fuoco economica e di conseguenza tecnica, lo scudetto 2013 potrebbe essere considerato il trionfo della sua forza d’animo e mentale, la dimostrazione vera della sua superiorità.
Un altro motivo, stavolta comune a praticamente ogni successo dei toscani, è certamente la qualità del resto delle compagini italiane. È inadeguata da anni, il dislivello economico si fa sentire, ma anche cattiva programmazione, incapacità di pensare nel lungo termine con pazienza e la giusta dote di lungimiranza, scelte frettolose o scriteriate in sede di mercato, poca volontà da parte dei presidenti di compiere uno sforzo e prendere il giocatore in più quando serve.
Ora la barca continua ad affondare. E potrebbe perdere la sua prua, l’unico traino del movimento negli ultimi anni, la Siena dei grandi record, le cui ambizioni verranno ulteriormente azzoppate dalla crisi. Possibile che – in qualche modo – fra undici mesi saremo nuovamente qua a decantare Minucci e compagni, ma quest’estate le squadre che spendono sono altre.
Su tutte, la solita Olimpia di Armani, che dal suo roboante arrivo ancora sogna un titolo mancante ormai da 17 anni. Dopo aver costruito diverse squadre costosissime e sulla carta da top 8 europea – c’è da dirlo: anche con della discreta programmazione, scelte grame a parte – ed averle viste affondare malamente, taglierà il budget del 25%, ma esso rimarrà di gran lunga il più pengue d’Italia.
C’è anche un incentivo in più, le Final Four di Eurolega in casa, nel maggio del 2014. Per ora Milano ha salutato la coppia di greci Fotsis-Bourousis, con la quale il rapporto non era mai nato, e lavora con calma per rifare – per l’ennesima volta – una squadra da scudetto e da élite europea. Tramite un senese doc come Luca Banchi, strappato con la forza da Armani per la stagione più importante della sua gestione.
In mezzo ad un mare di società che lottano contro la crisi, ci sarà anche chi investirà proprio per sfruttare il momento di bassa marea. Si vocifera che Avellino sia una di queste, pronta ad offrire ingaggi sostanziosi e puntare in alto. Un’altra realtà in salute è senz’altro Sassari, che firma Linton Johnson e Omar Thomas, mantiene Drake Diener ma sostituisce Travis con Marques Green.
Quest’ultimo farà le fortune di Sacchetti: viste le difficoltà di adattamento e gioco mostrate nelle ultime stagioni, una scommessa forse evitabile in un anno che potrebbe (dovrebbe) significare lotta per le finali scudetto. Sarà comunque grande Sud, mentre il blasone delle varie Varese, Cantù, Bologna, Pesaro viene affogato dai freni monetari, e si affida ai nomi del passato (da Renato Villalta ad Ario Costa) per galleggiare, coinvolgendo i tifosi nel processo.
Le famiglie storiche stanno continuando a lasciare il nostro basket, che prosegue il suo processo di indebolimento. Inevitabile in un paese in crisi che, in questo momento, viene superato in ogni sport; al contempo, è quasi pleonastico affermare che la via da percorrere è quella delle Sassari di questo mondo, puntare sul turismo e sullo sport per scacciare la crisi, invece che subirla e tagliare fondi.
Senza investimenti ed ambizioni non ci può essere futuro. Spiegatelo anche a Claudio Toti, che dopo una stagione meravigliosa ha deciso di non far partecipare Roma all’Eurolega. Immaginiamoci per un attimo il Napoli Calcio che rinuncia alla Champions League e rendiamoci conto dell’assurdità. Datome è giustamente volato in NBA, impoverendo di un’altra stella la Serie A; Moss potrebbe andare al Barcellona, Hackett a Mosca. Fuggite, voi che potete.
Una risposta
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