Stress? Il design ci salverà (forse)!
Lo stress ci attanaglia? Niente paura, ci pensa il design a farci stare (un po’) meglio
di Alessia Signorelli
La crisi ci toglie il fiato, i ritmi della nostra vita non ci danno pace, continuiamo a subire, spesso passivamente, il bombardamento di informazioni tipico di questa nostra “società della conoscenza”? Insomma, ci sembra di essere criceti incastrati in una ruota infinita, costretti a correre, senza possibilità di fermarci? Niente paura! L’arte, in particolar modo il design, ci è vicina e ci sostiene (e trova anche un deciso riscontro economico, nella samaritana volontà di salvarci da noi stessi).
Certo, non coglie di sorpresa il fatto statistico, emerso da un’indagine del New York Magazine, che il consumo di tranquillanti ed ansiolitici sia vertiginosamente aumentato nel corso degli ultimi dieci anni. E’ un’amara, ma forse inevitabile, realtà sociologica. Ed il mondo dell’arte, si sa, analizza la realtà, filtrandola con i propri mezzi espressivi.
Facciamo un esempio pratico: lo scorrere del tempo, il ticchettìo inesorabile delle lancette dell’orologio vi causano una inenarrabile angoscia? Niente paura. La “cura” l’ha pensata e partorita la mente del designer Scott Thrift, che ci ha donato l’orologio di cui gli ansiosi cronici oppressi dal passare delle ore non potranno più fare a meno: si chiama “The Present” (a voler essere proprio antipatici, per qualcuno, è proprio il presente ad essere generatore di angosce ctonie). The Present ha un’unica lancetta, che si muove placida attraverso un rilassante spettro di colori che segnano solamente: il solstizio d’inverno (caratterizzato dal bianco), l’equinozio di primavera (in verde), l’estate (giallo) e l’equinozio d’autunno (rosso), prima di completare il giro e ricominciare.
Una roba da hippies post-contemporanei. Guardandolo, si ha la dolce consapevolezza del lento e calmante scorrere delle stagioni, solo questo. Nient’altro. Lanciato a novembre 2012 con l’obiettivo di guadagnare 24.000 dollari, ha più che quadruplicato questo obiettivo. Il che dimostra due cose: la prima è che siamo così stressati che qualsiasi placebo/palliativo a questa condizione fa il cosiddetto “brodo” e che la viralità di un prodotto, apparentemente inutile, paga. Eccome se paga.
Esempio pratico numero due: siete vessati da una frenetica vita d’ufficio? Stare alla scrivania vi svuota, vi prosciuga e avreste bisogno di un momento di totale relax? Dalla Svizzera, come nelle migliori pubblicità, arriva Ostrich Pillow, il “Cuscino Struzzo”, ideato dalla maison di design Kawamura – Ganjavian. Non un cuscino qualunque, ma un vero e proprio “ritiro” dove l’impiegato stressato infila la testa, ritrovando, al suo interno, la sensazione di una stanza da letto buia e silenziosissima. E il riscontro economico non si è fatto attendere: dal lancio della campagna di fundraising, a settembre, Ostrich Pillow ha raggiunto e superato il traguardo dei 70.000 dollari, arrivando a toccare la cifra dei 195.000.
Ma il design non è da solo, nella sua lotta contro lo stress, il rumore, l’ingozzamento forzato di informazioni più o meno volute. A Londra, metropoli curiosa e sperimentatrice del bizzarro per eccellenza, la catena di negozi Selfridges, avvalendosi dell’aiuto dell’architetto Alex Cochrane, ha ideato una serie di “stanze” dove sono vietati telefonini, scarpe e chiacchiere, o dove si può entrare per fare una velocissima e rigenerante meditazione. In più, i commessi sussurrano e le collezioni degli abiti in vendita, selezionati dalle collezioni primaverili di Acne, Margiela, Mugler ed altre case di moda, sono rigorosamente o tutti bianchi o tutti neri. Banditi i colori accessi, caotici, invadenti.
Nemmeno l’arte si è tirata indietro, nella strenua battaglia contro lo stress, offrendo ai visitatori la possibilità di fare esperienza di vuoto con l’installazione di Doug Wheeler “SA MI 75 DA NY 12” (2011) oppure con l’immersione, privi di abiti, nella pace e nel silenzio galleggianti dello Psycho Tank , di Carsten Höller, offerto al pubblico per la prima volta nel 1999.
Certo, tutti tentativi encomiabili, e forse un po’ ingenui, di cercare di porre rimedio al calderone di ansie, angosce, paure inflitte ma anche auto inflitte. Resta però, una domanda, una volta abituati all’ orologio pacioso, al cuscino-tranquillante e ai negozi londinesi zen, non ci sarà mica uno stress da “troppa calma”?
Super io ce l’ho!