Parola d’ordine: salvare Mondadori
Il Pdl prova di nuovo a salvare il Cavaliere e i suoi interessi con una legge “ad personam”
Il Pdl ci riprova. Spudoratamente. Ma anche questa volta arriva un nuovo stop. Ci riprova ad introdurre nell’ordinamento giuridico il quarto grado di giudizio riscrivendo l’emendamento al decreto Sviluppo. Una sorta di escamotage per riaprire tutte le sentenza, soprattutto quelle che riguardano Silvio Berlusconi. Il governo si schiera contro, ma il sospetto che emerge, è che questo sia l’ennesimo tentativo di far passare una legge “ad personam”. Cambiare il diritto per salvare il Cavaliere e i suoi interessi, soprattutto l’impero Mondadori.
Il testo è stato presentato dai senatori del Partito della Libertà Giuseppe Valentino, Mariano Delogu, Franco Mugnai, Alberto Balboni e Carlo Sarro, e si nasconde tra i 1.600 emendamenti che assediano il decreto dello Sviluppo del ministro Passera. Si cerca dunque di fare un colpo bello grosso: da una parte riportare alla luce il principio della responsabilità civile dei giudici, e dall’altra tentare di aggirare i codici di procedura civile e penale.
“Se una sentenza della Cassazione è affetta da manifesta violazione del diritto comunitario, la parte interessata può chiedere o la revocazione con ricorso presentato alle Sezioni Unite” della medesima Cassazione, e questo non solo per le sentenze future, ma anche per quelle “depositate nei due anni precedenti l’entrata in vigore” – guarda caso. Il condannato dovrà solo avere l’attenzione nel rispettare i 180 giorni dall’effettiva operatività della norma, con la possibilità di ottenere la sospensione delle sentenze.
Ma questa proposta non ha fatto molta strada. Solo poche ore dopo è arrivato il giudizio di ammissibilità “per estraneità di materia”, come ha dichiarato la nota di Cesare Cursi (Pdl), presidente della commissione Industria di Palazzo Madama. Lo stesso Cursi ha assicurato “un vaglio rigoroso delle numerose proposte emendative presentate, accertando anche ulteriori inammissibilità”.
Anche Schifani, presidente del Senato,s i è indignato davanti alla proposta: “Confido che emendamenti palesemente estranei siano sottoposti a vaglio di ammissibilità attento ed estremamente vigoroso”. A questi si aggiunge il no più forte, più duro, quello del ministro della Giustizia, Severino. Stessa indignazione e rifiuto da parte del polo opposto, il Partito Democratico, che accusa i senatori del Pdl di legalizzare le pratiche dilatorie e allungare i tempi dei processi e della cause civili, ma solo per chi ha le possibilità economiche di farlo.
Lo stesso Pd accusa la proposta di essere una legge “ad personam”, dato che l’emendamento bloccherebbe il sistema di giustizia. Dal 1994 ad oggi le leggi personali approvate sono state molte: dal decreto Biondi, alla legge Tremonti, passando per il Gip – Gup e il Falso in bilancio del 2002. Da non dimenticare i diversi condoni, il Lodo Alfano e la Legge contro Veronica. Questo sarebbe solo l’ultimo di una lunga lista di leggi che ci ricorda che la legge forse non è uguale per tutti.