Di Pietro, ultimo atto?
Il leader dell’IDV commissaria il suo partito, mentre il centro-sinistra delle alleanze gli fa terra bruciata attorno
di Adalgisa Marrocco
E’ passato ormai un mese da quando un ciclone di nome Report ha scosso la casa (o, forse, sarebbe meglio dire ‘le case’?) dell’Italia dei Valori, gettando addosso ad Antonio Di Pietro quelle stesse accuse per quelle irregolarità che, da decenni, riempivano le stesse battaglie del suo partito.
E’ passato ormai un mese e il Tonino nazionale si trova a combattere con un fuggi fuggi generale dalle fila dell’IDV che, volente o nolente, lo hanno costretto a commissariare lo stesso, celando la scelta dietro una giustificazione tanto poco originale, quanto poco credibile.
“L’Ufficio di Presidenza IDV, nel corso dell’ultima riunione del 20 novembre, ha deliberato, al fine di avere un contatto e un rapporto più concreto e diretto con il territorio, di affidare il compito del coordinamento politico territoriale del partito ai seguenti suoi componenti interni: area Nord-Ovest a Ivan Rota; area Nord-Est ad Antonio Borghesi; area Centro a Carlo Costantini; area Sud a Felice Belisario; area Isole ad Ignazio Messina; area Estero a Niccolò Rinaldi”.
Ecco il testo della circolare interna che Di Pietro ha inviato il 23 novembre ai dirigenti del suo partito, addolcendo la pillola di quello che sembrerebbe a tutti gli effetti un commissariamento bello e buono. Ipotesi rafforzata dal prosieguo del medesimo comunicato, in cui si legge ancora: “I predetti componenti dovranno farsi carico di affrontare e, possibilmente, risolvere le varie problematiche locali, raccordandosi con i responsabili dell’Ufficio Nazionale Organizzazione (UNO) e soprattutto con i vari Segretari e Commissari regionali (salvaguardando ovviamente la loro autonomia statutaria)”.
Insomma, sembrerebbe proprio che l’ex magistrato ‘prestato’ alla politica inizi a voler allentare il proprio carico di responsabilità, in un momento in cui la tensione all’interno del partito è forte, fortissima. E si sente.
Eppure Di Pietro smorza i toni, cerca ancora di occultare l’evidenza della scissione avvenuta nell’IDV, all’indomani del divorzio con Massimo Donadi e della fuoriuscita dal partito di diversi aderenti.
“Rispettiamo coloro che hanno deciso di lasciare IDV e speriamo che le nostre strade possano andare verso un unico obiettivo. Massimo Donadi non è un transfugo, ma una persona perbene e che stimo […] L’Italia dei Valori è una formazione politica strutturata in tutto il territorio nazionale ed intende continuare il suo percorso politico. Sarà presente alle prossime competizioni elettorali ed il nostro impegno è di fare in modo che si crei coalizione vincente che si ponga come obiettivo un governo alternativo all’esecutivo Monti, che sta portando avanti la stessa politica distruttiva del Governo Berlusconi”, queste le più che mai diplomatiche dichiarazioni dell’ex pm di fronte al marasma che sta travolgendo la propria creatura politica.
Ma le parole di Di Pietro appaiono confuse, incerte. Oltre a mascherare la frattura dietro la scusa della “scelta diversa”, il leader IDV parla di “coalizione vincente” per le future elezioni quando invece, a giorni alterni, dice di voler correre da solo.
L’ipotetica maratona in solitaria dell’Italia dei Valori parrebbe però più una opzione obbligata, che una scelta volontaria. Sono, di fatto, tramontati i tempi della foto di Vasto, parola di Pier Luigi Bersani: “Un’alleanza tra IDV e PD? Sì, ma con molti ‘se’ […] Non si può stare un po’ dentro e un po’ fuori. Bisogna che ci siano gesti politici significativi che chiariscano e correggano ”.
Questa la dichiarazione d’intenti del segretario del Partito Democratico dal palco di Genova, da cui ha chiuso la sua campagna elettorale per le primarie. Una linea di pensiero, quella bersaniana, che lascerebbe intendere come maggiori spiragli di alleanza si avrebbero proprio con l’area scissionista targata Donati, probabilmente pronta ad essere inclusa nel listone in cui il Partito Democratico farà confluire SEL e socialisti. Una possibilità che metterebbe Di Pietro spalle al muro, circondato dal deserto di alleanze irrealizzabili o semi-irrealizzabili (inclusa quella con il Movimento 5 Stelle).
Ancora un triste finale per un partito personalista? Parleranno le elezioni.
(fonte immagine: ilmessaggero.it)