Yemen, la guerra che non risparmia nemmeno gli ospedali
C’è un conflitto dimenticato, combattuto nel più totale silenzio e fatto di bombardamenti indiscriminati anche contro gli ospedali. Il dott. Roberto Scaini di Medici Senza Frontiere ci ha “accompagnato” nei meandri di una guerra che non si ferma nemmeno davanti a malati, feriti e personale sanitario
di Mattia Bagnato
su Twitter @bagnato_mattia
Da oltre due anni e mezzo, dall’agosto 2014 per la precisione, è in atto una cruenta guerra nello Yemen. Un conflitto sanguinoso di cui molti, soprattutto in Occidente, non sembrano essere a conoscenza perché praticamente assente dai media nazionali ed internazionali. Si conoscono, invece, i numeri e le conseguenze che questo ha prodotto nel Paese: oltre 10.000 morti e più di 21 milioni di persone bisognose di assistenza umanitaria. Alla base del conflitto, un pericoloso intreccio di interessi politici ed economici difficili da districare. I quali, evidentemente, hanno finito per compromettere la già critica situazione interna di uno tra gli Stati più poveri al mondo.
La storia di questo piccolo ma strategico Paese della Penisola Arabica, crocevia delle più importanti rotte commerciali del petrolio, è stata da sempre tormentata. Diviso in due micro-stati fino al 1990, quando raggiunse la definitiva unificazione, ha visto contrapporsi un forte movimento indipendentista nel sud e una repressiva dittatura nel nord, governato per oltre 10 anni da Ali Abdullah Saleh. Le critiche, dovute al pugno di ferro con cui Saleh reggeva il paese ormai unificato, spinsero i membri del Consiglio del Golfo a chiederne le dimissioni. Dando così inizio, tra il 2011 e il 2012, ad una lenta fase di transizione politica che ha portato al potere Abdel Rabbo Monsur Hadi.
Ad innescare le violenze[1] che stanno flagellando lo Yemen la scelta dell’allora Presidente Hadi di togliere i sussidi per il carburante. Con la conseguenza, tutt’altro che imprevedibile, di far balzare alle stelle il prezzo della benzina. Una manna dal cielo per il gruppo sciita degli Houthi, sostenuti dall’Iran ed alleati storici dell’ex Presidente Saleh, che cavalcando l’ondata di malcontento riescono a conquistare gran parte della capitale Sana’a. Nel gennaio 2015, i ribelli dopo aver assediato il palazzo presidenziale mettono agli arresti domiciliari Hadi, che poi fuggirà ad Aden, e nominano un nuovo Consiglio Presidenziale.
A poco o niente, sono servite le proteste della popolazione, che chiedeva a gran voce il ritiro dei ribelli Houthi. Ancor meno utile, poi, l’intervento della coalizione dei Paesi del Golfo capeggiata dall’Arabia Saudita. Capace solo, si far per dire, di esacerbare quello che era iniziata come una guerra civile, finita per trasformarsi in un conflitto transazionale che ha coinvolto, in ordine, prima l’Amministrazione Obama e poi l’Egitto di Al Sisi[2]. Tutto questo, mentre a pagare il prezzo più alto è ancora una volta la popolazione ormai allo stremo. Non passa giorno, infatti, che un bombardamento non mieta decine di vittime innocenti. Scuole, mosche ed ospedali sembrano diventati i bersaglio prescelti di raid aerei dal dubbio senso strategico-militare.
A sottolineare la gravità della situazione umanitaria è stato, in un’intervista rilasciata a Ghigliottina, il dott. Roberto Scaini impegnato da anni con Medici Senza Frontiere in Yemen. Il suo grido d’allarme, arriva in seguito all’ennesimo bombardamento che ha colpito uno dei molti ospedali di cui dispone l’organizzazione umanitaria. La prima cosa che il dott. Scaini ci tiene a raccontare è che, al pari dei bombardamenti indiscriminati, a preoccupare è il collasso del sistema statuale. Stipendi non pagati, blocco delle importazioni, le difficoltà nel reperimento beni di prima necessità uniti alla totale o parziale inutilizzabilità delle strutture sanitarie sono i sintomi più evidenti di un paese in ginocchio.
Ed ecco che quelle bombe cadute per “errore”, secondo quanto dichiarato dalle parti in conflitto[3], suonano ancor di più come un ignobile gesto di accanimento ingiustificato. Se non altro perché, come conferma ancora il dott. Scaini, ogni ospedale o ambulatorio viene preventivamente segnalato alle autorità e, se non bastasse, dotato di GPS proprio per rendere più agevole la localizzazione. Un effetto collaterale, come si dice in gergo, che purtroppo si verifica spesso in contesti di guerra. Ma che nello Yemen, secondo lui, si sta verificando con allarmante frequenza. Costringendo MSF a ritirare il personale che operava nel nord del Paese e la popolazione a rifugiarsi dentro alle grotte.
Viene da chiedersi a questo punto, dove sia la Comunità Internazionale unico garante di quello stesso Diritto Internazionale Umanitario nato proprio per tutelare i soggetti non belligeranti. Come sia possibile, che una ONG che si prodiga nel dare aiuto medico alla popolazione civile si trovi costretta a chiudere, nel solo 2016, sei ospedali privando la popolazione dell’assistenza sanitaria. Assistenza, che il dott. Scaini assicura continuerà ad essere garantita in ogni modo possibile da parte del persole di MSF, la cui sicurezza è messa a repentaglio ogni giorno di più.
C’è poi un’altra questione che è emersa dall’intervista. Ed è quella, dei traumi psicologici dovuti a questa deprecabile strategia di bombardamenti ingiustificati. Il medico mi ricorda, ma in fondo non ce ne sarebbe bisogno, che anche in questo caso sono proprio i bambini ad essere maggiormente interessati. È proprio per questo, aggiunge, che MSF dispone di psicologi in grado di offrire assistenza psicologia sia per quanto riguarda i più piccoli che per coloro che hanno subito amputazioni in seguito al conflitto.
Non sono solo i bombardamenti a fare vittime nello Yemen devastato dalla guerra, mi dice il dottor Scaini. Ad alzare l’asticella delle vittime, ci sono anche altri mali meno visibili ma altrettanto implacabili. Il primo, è la malnutrizione dovuta alle difficoltà nel reperire i beni di prima necessità di cui parlavamo prima. L’altro, invece, in realtà c’è sempre stato. Rappresenta, infatti, un problema endemico per questo paese tormentato: ed è il colera. Il dottor Scaino, però, mi racconta fino ad ottobre la situazione non era così grave. Le cose, tuttavia, sembrerebbe essere cambiate drasticamente nell’ultimo mese, facendo registrare un improvviso e preoccupante aumento dell’inquinamento dell’acqua.
Una sfida in più per questi angeli in carne ed ossa, che da quel lontano 1977 in Nigeria danno anima e corpo affinché sia garantito a tutti il diritto alla salute. Diritto che qui, a quasi due anni dall’intervento della coalizione, viene sistematicamente violato in sfregio ad ogni convenzione sui diritti umani. Ancor di più ora, che il conflitto ha fatto registrare una seria escalation dovuta al fallimento degli accordi di pace dello scorso novembre. Lasciando un paese spaccato in due, a nord i ribelli e a sud il Governo entrambi impegnati in uno scontro senza quartiere.
[1] http://www.internazionale.it/video/2016/11/23/guerra-yemen-motivi
[2] http://www.ilpost.it/2015/03/27/guerra-yemen-2015/
[3] http://www.medicisenzafrontiere.it/notizie/yemen-il-bombardamento-di-abs-non-pu%C3%B2-essere-giustificato-come-%E2%80%9Cerrore-involontario%E2%80%9D