Sanità italiana promossa. Anche in corruzione
Bloomberg promuove il Sistema sanitario italiano. Siamo i primi in Europa e i terzi nel Mondo. Migliorato il sesto posto dell’anno scorso: davanti solo Singapore e Hong Kong. Ma siamo sicuri che vada tutto così bene?
di Guglielmo Sano
Il nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è il migliore d’Europa e il terzo a livello mondiale: a dirlo la classifica “Most Efficient Health Care” annualmente stilata da Bloomberg. In quanto a efficienza: migliori solo Singapore e Hong Kong. Francia ottava, seguita a ruota dal Regno Unito (al decimo posto). La Germania ottiene soltanto un deludente 23esimo posto. Usa 44esimi mentre la Russia si vede relegata in ultima posizione.
L’Italia si piazza davanti a Giappone, Corea del Sud e Australia. La nota multinazionale dei media statunitense ha incrociato i dati forniti da Oms, Banca Mondiale e Fmi. Sono stati presi in considerazione 51 paesi: tutti con popolazione superiore ai 5 milioni, con un PIL pro capite di almeno 5mila dollari americani e un’aspettativa di vita superiore ai 70 anni.
In Italia si vive in media 83 anni, la spesa sanitaria nazionale equivale al 9% del PIL equivalenti a 3032 dollari pro capite. Nel 2013 eravamo arrivati in sesta posizione: in un anno l’aspettativa di vita è migliorata di 0,3 punti di percentuale. Da considerare anche che, la spesa sanitaria, si è ridotta di circa 307 dollari pro capite.
Rispetto al 2013 i costi sanitari pro capite sono scesi di 9,2 punti di percentuale, stessa sorte è toccata al reddito pro capite (-8,6%). Siamo sempre più poveri e spendiamo sempre di meno per curarci, tuttavia viviamo più a lungo. Su questo punto incide in particolare la “cultura del cibo”. Il dato è evidente se si considera la distanza dagli Stati Uniti (meno di 79 anni l’aspettativa di vita, costi sanitari più alti in assoluto): patria orgogliosa del “cibo spazzatura”. Nella classifica delle “popolazioni più sane”, redatta sempre da Bloomberg nel 2012, l’Italia è arrivata addirittura seconda – davanti solo Singapore.
Il SSN, però, detiene anche un altro primato: quello della corruzione del settore. Secondo il Libro bianco del 2014 realizzato dall’Istituto per la Promozione Etica in Sanità (ISPE) il tasso di corruzione e frode negli ospedali italiani si attesterebbe al 5,59%. La percentuale è traducibile in circa 6 miliardi di euro, sottratti ogni anno alla cura dei malati.
Questi nello specifico i numeri shock contenuti nel Libro bianco dell’ISPE: partendo dai 114 miliardi di spesa sanitaria per il 2013, è stato rilevato che la corruzione incide per 6,4 miliardi. A questi ne vanno sommati altri 3,2, dispersi a causa di varie inefficienze. Altri 14 sono attribuibili a vari tipi di sprechi (per “necessità”, per “ignoranza”, per “medicina difensiva”, per “investimenti professionali mancati”). Si stima che il peso della corruzione incida per una cifra totale che si aggira intorno ai 23 miliardi sul SSN.
A livello territoriale si rileva che il 41% dei casi di corruzione e frode avviene al Sud, il 30% al Centro, il 23% al Nord. Il 6% è costituito da diversi reati compiuti in più luoghi.
Una testimonianza concreta sui dati dell’ISPE è fornita dal Global Corruption Barometer del 2013. In esso si rileva che, il 40% degli italiani, considera il SSN un organo “corrotto”. Il 4% dei pazienti ha riferito di aver passato una mazzetta (nell’anno 2012) per accedere ai servizi.
A completare il quadro di una situazione tutt’altro che soddisfacente l’ultimo rapporto del PIT Salute (“Progetto integrato di Tutela”). La struttura di servizio del Tribunale per i diritti del Malato ha raccolto, nel corso del 2013, oltre 24mila segnalazioni di inadempienze e disservizi.
Troppo lunghi i tempi di attesa nel 58,5% dei casi, quasi nessuna differenza fra esami diagnostici (34,1%), visite specialistiche (31,4%) e interventi chirurgici (27,1%). Il secondo ostacolo all’accesso alle prestazioni è rappresentato dal problema dei ticket (10,3% di contatti per segnalare costi elevati e aumenti nel 2012, 31,4% nel 2013).
Le segnalazioni sull’assistenza ospedaliera passano dal 9,9% del 2012 al 13,1% del 2013. In crescita soprattutto le segnalazioni inerenti l’area dell’urgenza (dal 40% al 47,7%). L’attesa per l’accesso alla prestazione è ritenuta eccessiva nel 40,7% dei casi (38,4% nel 2012). Seguono le segnalazioni per assegnazione non chiara del codice di triage (30,9% nel 2013, 34,4% nel 2012), quindi i ritardi nell’arrivo delle ambulanze (15,4%) e per finire le segnalazioni di ticket per il pronto soccorso (13%).