“Racconto storie di altri ad altri”. Quando va in scena un narratore
Carlo Ragone in Intestamè, uno degli straordinari appuntamenti della prima edizione di Narratori – Festival di Narrazione al Teatro Eutheca di Roma
di Angela Telesca
C’era una volta un vuoto scenico, una chitarra, un violino, un sax. Un pianto. Così comincia Intestamè di Carlo Ragone e Loredana Scaramella in scena al teatro Eutheca di Roma il 22 e il 23 marzo, uno dei più attesi appuntamenti della I edizione di Narratori – Festival di Narrazione, ideato e curato dal regista e attore Giancarlo Fares, dal 14 marzo al 6 aprile, con il patrocinio della Commissione Europea Rappresentanza in Italia.
Quando va in scena un narratore, la parola si fa carne, materia, oggetto. Corpo di uomo e di donna, luoghi, odori, immagini, sapori. Memoria.
In scena, un figlio solo, ripiegato nel dolore della morte del padre, alla lettura di un assurdo testamento: “A mio figlio Ferdinando ci lascio tutto. Tutto quello che non ho fatto”. E dal dolore si spalanca la via del ricordo, del racconto di una realtà fatta di passato, di rimpianti, di nostalgie, di gioie, di amori, di giochi d’infanzia, di viaggi mai compiuti e di speranze vissute e abbandonate. È bastato indossare la giacca del caro papà per vivere la magia di una favola, in un tempo indistinto, dove presente e passato si contaminano, si intrecciano e si confondono, dove la storia del giovane papà si interseca alla Storia della Napoli degli anni ’40 attanagliata dalla guerra, dalla fame e dall’illusione dell’ oltreoceano: l’America.
Così il figlio vive, canta, balla, gioca, soffre, mangia, ride, spera, ama come se fosse il padre. Chi è Ferdinando e chi Matteo, dove comincia la storia del primo e dove quella del secondo? Non è importante. L’intreccio della scrittura drammaturgica e scenica vanno mano nella mano assecondando il desiderio del pubblico di ascoltare la storia di un uomo, non importa chi. La storia di un padre e di un figlio è la storia di ciascuno. È indossando i colori della vita del padre che, dopo tanto tempo, impara a conoscerlo. La necessità di sconfiggere il tempo e la morte, ricordando e raccontando, con leggerezza, è insita antropologicamente all’uomo,
Come un antico “contastorie”, puntando sull’abilità comica, fabulativa e d’improvvisazione, il “narr-attore” si rivela abile performer della parola, della voce e del corpo. Solo interagendo con i musicisti che lo accompagnano, tra cui il compositore Stefano Fresi, l’affabulatore ha saputo narrare, evocare una moltitudine di emozioni, immagini e personaggi, caratterizzandoli con variazioni vocali e gestuali e coinvolgendo il pubblico, sorprendentemente giovane, divertito e partecipe, costretto ad attivare l’immaginazione per visualizzare e materializzare ciò, che con le parole, riempiva il vuoto scenico.
Uno spettacolo in cui emerge l’autorialità dell’attore, la sua necessità di interloquire con lo spettatore, di comunicare storie che parlino di sé e della realtà, scegliendo uno stile colloquiale, tipico della conversazione interpersonale, diretto, spontaneo, spesso impastato del suo dialetto.
Dal dolore alla leggerezza comica, parlando della morte e della vita, divertendo e commuovendo ma soprattutto facendoci riflettere.
Erede delle sperimentazioni teatrali degli anni ‘70 e ‘80, la narrazione intercetta le istanze volte a rifondare il teatro come luogo dell’incontro e della condivisione di storie individuali e collettive. Il festival fa emergere, nei luoghi teatrali, quelli dell’accademia Eutheca, ancora con forza quest’urgenza di rinnovo attraverso la dimensione dell’oralità come rito collettivo, della e per la comunità e grazie alla capacità di creare la relazione attiva e viva con il pubblico, il senso di appartenenza, per lo più carente sulle scene a cui siamo abituati.
“Il mio mestiere è quello di raccontare storie agli altri. Devo raccontarle. Non posso non raccontarle”, ispirandosi al grande maestro del teatro italiano Giorgio Strelher, Giancarlo Fares considera come bisogno collettivo “l’urgenza di raccontare storie ad altri che ascoltano, storie che parlano di questioni d’attualità e di urgenze che riguardano uomini e donne, per condurre il pubblico ad una riflessione, ad una discussione” e per costruire memoria collettiva.
Prossimo appuntamento de “I Narratori – Festival di Narrazione al Teatro Eutheca è con l’affabulatore lucano Ulderico Pesce il 29 e 30 marzo in scena con “L’innaffiatore del cervello di Passannante – L’anarchico che cerco di uccidere Umberto I di Savoia”.
(fonte immagini: teatroeutheca.eu)