Quer pasticciaccio brutto del decreto Salva Roma
Il politico tedesco Otto von Bismarck era solito affermare con fermezza che ci sono due cose di cui è meglio non sapere come vengono fatte: le leggi e le salsicce. Grazie alle traversie del decreto “Salva Roma” i cittadini italiani hanno avuto modo di scoprire che, forse, il modo in cui vengono fatti i decreti non è poi così diverso da quello in cui vengono prodotte le salsicce
di Moreno Scorpioni
I fatti – È il 23 dicembre 2013 quando il governo Letta incassa una vittoria importante: la doppia fiducia alla Camera su Legge di Stabilità e il tanto chiacchierato decreto “Salva Roma”. A fare le pulci al decreto il Movimento 5 Stelle con un bizzarro compagno d’avventura: la Lega, ché quando si tratta di “Roma ladrona” è sempre pronta a scendere in campo, anche con i pentastellati.
Ma cosa si contesta al decreto che dovrebbe rimettere in piedi le sorti della Capitale? In primis il fatto che, come di consueto, il decreto in questione contiene qualunque cosa. Una chicca: la validità retroattiva dell’eliminazione dell’incompatibilità tra carica di sindaco e parlamentare inserita nel “decreto del fare”. Ma non finisce di certo qui e si passa dalla norma sui cosiddetti affitti d’oro a una sanatoria indifferenziata (di fatto un mini-condono) per case in legno, cabine, bungalow, roulotte o altri manufatti non previsti dalle concessioni a fronte di una aumento del 3% del canone.
E degli affari di Roma cosa rimane? Poco e niente, ma di contro arrivano finanziamenti a valanga per enti locali dalle bizzarre finalità e penalizzazioni ai Comuni che ostacolano le slot machine (poi cancellate).
Ancora: la tassa per visitare i vulcani e quella per sbarcare sulle isole; Il fondo per risarcire le aziende danneggiate dai no-Tav solo se “di riconosciuto interesse strategico nazionale” (?); un tentativo nato morto di privatizzare acqua, trasporti e rifiuti romani; la sostituzione progressiva delle lampadine dei semafori con i led. Dulcis in fundo, un po’ di soldi per tutti: trasporti calabresi e treni valdostani; il Comune di Padre Pio; il teatro San Carlo e la Fenice di Venezia; la torre anticorsara di Portopalo e il restauro del palazzo del sindaco di Sciacca.
Tutti insieme appassionatamente, in un gran cenone natalizio che prova ad accontentare i più, dando un colpo al cerchio e uno alla botte.
Renzi, Napolitano e lo stop natalizio – A gettare benzina sul fuoco ci si mette anche il non ancora premier Matteo Renzi, che dichiara d’essere d’accordo coi 5 Stelle sulla norma contro gli affitti d’oro da inserire nel “mille proroghe”, il nuovo decreto che salverà Roma. Il clima è rovente e il (comatoso) governo Letta chiede consiglio al saggio dei saggi: Giorgio Napolitano. Il Presidente della Repubblica, come ovvio, giunge alla conclusione che il “salva Roma” non continuerà il suo iter burocratico poiché snaturato.
Tutto da rifare – Governo compreso, che non cade ma è “costretto” a cedere il passo all’enfant prodige Matteo Renzi, il nuovo (o l’ennesimo) cavalier servente che si occuperà della salvezza dell’Italia, con annessa Capitale. Così, dopo uno scambio di ultimatum al fulmicotone tra il sindaco di Roma, che invocava il blocco della Capitale, e il successore di Letta, il 28 febbraio il primo Consiglio dei Ministri dell’era Renzi approva il “nuovo Salva Roma” che prevede l’erogazione immediata di fondi, non dal governo ma tra Commissario e Comune di Roma.
C’è però qualcosa in più, come la super tasi e la tasi sugli immobili della Santa Sede (ma non sui terreni agricoli); l’abolizione della web tax; risorse per centri d’accoglienza ai profughi e aiuti agli enti locali in difficoltà.
In cambio, una promessa: l’obbligatorietà di avere un piano di risanamento per la città. Quale possa essere e cosa preveda è un mistero della fede, mentre si vocifera di vendere le municipalizzate che costano di più e sono in perdita. Magari, ma quale privato si azzarderebbe a comprare un’azienda come l’Atac, che detiene il primato di avere il maggior numero di personale d’Europa costando più di quanto produce?
(Fonte immagine http://it.wikipedia.org/)
Sicuramente il “Salva Roma” ha fatto vendere qualche scatola di Maalox in più.