Il governo Letta e le sfide economiche
Crescita, lavoro, disagio sociale le priorità. Il ritratto dei ministri chiave e le scadenze da gestire
di Roberto Casucci
A due mesi dalle elezioni, la politica è giunta al compromesso, con la nascita del governo Letta. Un esecutivo fortemente voluto da Giorgio Napolitano, composto da volti nuovi, in larga parte membri dei partiti. Un Presidente del Consiglio giovane, forse simbolo di quel patto generazionale che necessita l’Italia, la cui priorità è affrontare l’emergenza economica.
Anche se non si conoscono ancora nel dettaglio le manovre che il governo intenderà attuare, già nel corso delle consultazioni si è avuto modo di intuire quali saranno i nodi da sciogliere. Innanzitutto la crisi sociale, con particolare riguardo alla disoccupazione giovanile. Poi la produttività e il rilancio delle imprese. C’è la volontà di presentarsi in Europa con un modello di sviluppo differente da quello dell’austerity. L’obiettivo è trattare sul fiscal compact, eliminando nel calcolo le spese per gli investimenti e nel capitale umano come strumenti per la crescita.
Nei ruoli cruciali del governo per affrontare queste sfide ci sono nomi importanti, tecnici e di esperienza. Fabrizio Saccomanni arriva al Ministero dell’Economia lasciando la poltrona di direttore generale della Banca d’Italia. In un incontro al FMI aveva dichiarato che il valore dello spread italiano dovrebbe scendere sotto i 100 punti base e che il rilancio del paese debba passare attraverso uno sforzo coordinato tra governo, banche e imprese.
Il Ministero del Lavoro, da anni appannaggio di giuristi, è stato affidato a Enrico Giovannini, economista puro e Presidente dell’Istat. Un uomo di larghe vedute che ha studiato per elaborare un nuovo indice di benessere differente da quello meramente produttivo del PIL. Ha posizioni possibiliste anche sull’introduzione di un possibile reddito di cittadinanza. Sicuramente avrà un peso rilevante nell’opera di governo. Infine la scelta di Favio Zanonato, ex sindaco di Padova, come Ministro dello Sviluppo. Una persona che conosce molto bene la realtà operaia e delle piccole e medie imprese del Nord Est.
L’obiettivo di questa squadra è di far uscire l’Italia dal rigore e agganciare la possibile crescita. Ci sono alcune urgenze nel frattempo. Sul tavolo c’è da affrontare il Documento di Economia e Finanza e inserire le linee guida economiche del nuovo governo. In questo senso si aprirà sicuramente un dibattito sull’IMU. Sempre sul piano fiscale andranno sicuramente discussi gli aumenti di IVA e Tares. Inoltre a Giugno scadrà la cassa integrazione in deroga. Andrà sostenuta anche la questione esodati che colpisce ancora circa 140000 persone. Il pagamento dei crediti della P.A. alle imprese potrebbe far arrivare il deficit alla soglia del 3% e in questo caso sarebbe obbligatoria una trattativa con Bruxelles.
Il governo Letta dovrà fare delle scelte lungimiranti e sbrigare allo stesso tempo le urgenze. C’è la sensazione che in Europa l’Italia avrà un atteggiamento diverso, meno compiacente. L’incognita, però, rimane sempre l’attività della politica. Potrebbe strumentalizzare ogni tema in chiave elettorale o ostacolare possibili riforme. Dopo il governo tecnico, durante il quale i partiti si sono tenuti in disparte, adesso gli stessi sono chiamati a un ultimo atto di responsabilità. La pazienza di Napolitano è al limite e probabilmente anche quella di molti cittadini.
(fonte immagine: www.internazionale.it; www.repubblica.it)