Hollande alla ricerca del consenso perduto
Esodi fiscali, disoccupazione e decrescita: l’esecutivo chiamato alla svolta
di Sara Gullace
A meno di un anno dall’insediamento il Presidente francese Hollande ed il suo Primo ministro Ayrault devono rivedere la loro politica economica, pena la continua decrescita di consenso che nel solo mese di dicembre è sceso dal 40 al 36%. Un “record di impopolarità” secondo la stampa nazionale.
Il periodo pre-natalizio, con la ormai nota “tassa sui ricchi” ed il caso Depardieu, è stato sicuramente la punta dell’iceberg di una pianificazione che non è ancora riuscita ad avere risvolti positivi concreti. La Corte Costituzionale ha detto no ad uno dei punti di forza della finanziaria 2013: l’Irpef al 75% per redditi di oltre un milione di euro, sarebbe stata calcolata su ogni persona fisica e non su base familiare come previsto dalla legge, violando, così, il principio costituzionale di uguaglianza.
Tale misura, durante la campagna elettorale del leader socialista, era stato uno dei suoi “cavalli di battaglia” ma già alcuni mesi dopo la vittoria alle presidenziale, la “super tassa” aveva sollevato le polemiche e le ritrosie di quell’élite, composta da artisti, sportivi ed imprenditori d’alta fascia, che aveva minacciato la fuga all’estero piuttosto di un’extra tassazione in casa propria.
Secondo dati europei presentati da Georges Dallemagne, sono molti i transalpini ad aver detto “adieu” al proprio Paese: tra il 2011 ed il 2012 i residenti francesi nel vicino Belgio sono aumentati del doppio, da 63 a 126 unità. Ad attrarre i ceti abbienti è la mancanza, in Belgio, di un’imposta sul patrimonio e sulle plusvalenze finanziarie. Un eldorado, visti gli intenti del governo socialista.
Per l’esecutivo di Ayrault, quindi, è ora di ricominciare. Ed immediata è stata la risposta seguita alla decisione della Consulta francese, quasi ci fosse da aspettarselo: nelle prossime settimane sarà stilata una nuova finanziaria che vorrebbe tener fede al principio di proporzionalità rivedendone, però, misure e aliquote.
La scorsa settimana, intanto, l’esecutivo ha definito le priorità della politica francese: sviluppo, ambiente e crescita demografica. Ayrault parla di un nuovo modello economico che riveda quello passato, senza abbandonarlo completamente. “E’ necessario rivedere il ruolo dei poteri pubblici” ha spiegato il Primo Ministro “trovando un compromesso nazionale per dare continuità all’occupazione”. Il contratto a tempo indeterminato, infatti, è ormai raro anche oltralpe. Secondo l’Insee (Istituto di Statistica) sono 3 milioni i disoccupati francesi: un milione in più solo negli ultimi 4 anni.
“Investimenti nel settore privato quanto in quello pubblico – ha continuato Ayrault – per dare alle imprese la possibilità di assumere in forma stabile“. I contratti generazionali, con gli impiegati più senior a formare i giovani neo entrati in azienda, dovrebbero, secondo le stime dell’esecutivo, garantire nuovi ingressi e posti stabili per 500 mila persone; al tempo stesso, tale innovazione dovrebbe permettere che altrettanti lavoratori mantengano il proprio. Questa misura, giudicata asse portante della linea pro-giovani, verrà dibattuta nelle prossime settimane. Da rivedere, in agenda, anche il salario minimo: un altro tema caldo, visto che il potere d’acquisto familiare è sceso dello 0,2% in soli tre mesi.
Le prossime settimane potranno essere decisive per la politica economica dell’Eliseo: i francesi si aspettano decisioni meno emblematiche ma più praticabili, di immediata attuazione. In nome del principio costituzionale di uguaglianza e proporzionalità.