Ungheria: il partito del nazionalista Viktor Orban vince le elezioni politiche per la quarta volta di fila
Il Fidesz ha ottenuto il 53,35% dei voti dopo lo spoglio del 93% delle schede, contro il 34,75% dell’opposizione, precisa l’ufficio elettorale nazionale.
Il partito del Primo ministro nazionalista Viktor Orban domenica ha ottenuto la vittoria per la quarta volta di fila, persino più facilmente del previsto, alle elezioni politiche ungheresi, all’ombra della guerra in Ucraina.
A 58 anni, il decano dei leader in carica dell’Unione europea fronteggiava un’alleanza inedita e variegata di sei partiti, decisa a combattere «autoritarismo» e «corruzione» di 12 anni di era Orban. Gli analisti avevano previsto una lotta serrata ma i risultati sono senza appello: il partito Fidesz di Viktor Orban otteneva il 53,35% dei voti dopo lo spoglio del 93% delle schede, contro il 34,75% dell’opposizione, ha precisato l’ufficio elettorale nazionale. Forte di questo vantaggio, il Primo ministro è certo di conservare una maggioranza dei due terzi in Parlamento.
Una «vittoria eccezionale»
L’affluenza è stata forte, vicina ai record registrati nel 2018. «Abbiamo ottenuto una vittoria eccezionale – una vittoria così grande che probabilmente si può vedere dalla luna, comunque certamente da Bruxelles», ha dichiarato tutto sorridente Viktor Orban, abituato al braccio di ferro con l’UE.
Nella folla in festa riunita sulle rive del Danubio, con le sciarpe arancioni dei colori del partito, Ildiko Horvath, 55 anni, celebrava il suo campione: «Sulle questioni molto importanti come la guerra in Ucraina o i migranti, decide in linea con ciò che vuole il popolo». Altra sorpresa delle elezioni, il giovane partito di estrema destra Mi Hazank ha superato la soglia del 5% necessaria per entrare in Parlamento.
L’opposizione denuncia una campagna «impari»
Il suo avversario Peter Marki-Zay si è rivolto ai suoi sostenitori la sera tardi. «Non nasconderò la mia tristezza e la mia delusione», ha reagito. Combattivo malgrado tutto, ha denunciato «una lotta impari» rispetto alla «propaganda», «una campagna di odio e di menzogne».
Infilando la scheda nell’urna al fianco della sua famiglia, questo sindaco conservatore di 49 anni aveva poco prima denunciato «condizioni ingiuste e impossibili» mirate a permettere al suo rivale di «restare eternamente al potere». Citando anche i media pubblici al soldo al soldo del governo – lui ha avuto diritto a stare in onda solo cinque minuti in tutto alla televisione pubblica.
Nella coalizione dell’opposizione, alcuni, come il vicepresidente dello Jobbik, Marto Gyongyosi, hanno denunciato «irregolarità». Accusato da Bruxelles di molteplici attentati allo Stato di diritto, Viktor Orban nel corso di 12 anni ha imbavagliato giustizia e media, esaltando al tempo stesso una visione ultra-conservatrice della società. Le elezioni si sono tenute per la prima volta sotto la sorveglianza di più di 200 osservatori internazionali. Ogni fazione aveva inoltre schierato migliaia di volontari.
Sulla bilancia la guerra in Ucraina
Il conflitto nella vicina Ucraina, che ha fatto irruzione in piena campagna elettorale, ha stravolto la situazione. Viktor Orban si è posto come «protettore» dell’Ungheria, garante di pace e stabilità, rifiutando di mandare armi all’Ucraina e di prevedere sanzioni che priverebbero gli ungheresi dei preziosi gas e petrolio russi.
Parallelamente, sui manifesti elettorali e nei media pro-Orban, Peter Marki-Zay è stato dipinto come «pericoloso», accusato di voler precipitare il paese nella guerra per via del suo fermo sostegno all’Ucraina. Per quanto il candidato abbia sottolineato la prossimità – coltivata dal 2010 – di Viktor Orban con il presidente russo, definendolo il «Putin ungherese», il suo discorso evidentemente non ha convinto gli elettori.
Viktor Orban ha brandito il successo inaspettato come una rivalsa sui suoi «numerosi avversari», menzionando «i burocrati di Bruxelles, i media internazionali o ancora il presidente Ucraino». Volodymyr Zelensky aveva preso di mira il leader ungherese per la sua volontà di restare al di fuori del conflitto.
Le congratulazioni di Salvini e Le Pen
Il sovranista italiano Matteo Salvini e Marine Le Pen, candidata di estrema destra in forte ascesa nei sondaggi a una settimana dalle presidenziali francesi, gli hanno subito fatto le loro «congratulazioni».
Gli ungheresi erano peraltro chiamati a rispondere a domande sulla «protezione dei bambini», in relazione alla recente legge che vieta di menzionare ai minorenni «il cambiamento di sesso e l’omosessualità».
Il referendum, giudicato «malsano» dalle ONG, che avevano fatto appello a protestare barrando le caselle sì e no, non è riuscito a raccogliere abbastanza voti validi, secondo risultati parziali.
Traduzione di Sara Concato via 20minutes.fr
Immagine di copertina via twitter.com/NewsCop_media