L’ultima corvè: dopo 50 anni anche in Italia il romanzo di Darryl Ponicsan
Nell’America della controcultura, dei sogni infranti e dei valori che vacillano, un romanzo dall’apparenza scanzonata
Siamo negli anni ’60. Marina militare. Un giovane marinaio di 18 anni viene condannato a 8 anni e un CCD (Congedo Con Disonore) per un furto di 40 dollari dalla cassetta di raccolta fondi per la polio voluta dalla moglie del comandante.
Due marinai in attesa di assegnazione, Billy “Badass” Buddusky e “Mule” Mulhall, vengono nominati Shore Patrols: in impeccabile divisa da marinaio (bellissimi, ho ancora la loro immagine nitidissima nella mia testa!), forniti di fascia per il braccio e di pistola, dovranno condurre il giovane marinaio Larry Meadows da Norfolk alla prigione della Marina a Portsmouth, New Hampshire.
Non sarà un viaggio breve e indolore quello che li porterà a Portsmouth perché i due shore patrols si rendono presto conto dell’iniquità della pena, di come Larry sia troppo giovane e troppo ingenuo, un cleptomane che andrebbe curato invece che rinchiuso in una prigione militare. Decideranno di arricchire il loro viaggio di diverse tappe per offrire a quel ragazzo un assaggio di vita. Berranno birra, tanta birra. Mangeranno hot dog. Faranno conoscere al ragazzo le donne.
Sullo sfondo scorre l’America. Quella attraversata in autobus o in treno e guardata da un finestrino. Quella delle grandi città viste attraverso stazioni e bar e parchi di notte. Quella della provincia polverosa, unta, anaffettiva e con problemi di alcolismo in cui è cresciuto il ragazzo. Quella di una questione razziale ancora irrisolta nascosta dietro le battute razziste di un uomo di colore.

Fonte: Movieplayer.it
Alla fine i due marinai lasceranno Larry in prigione. Perché il loro dovere è quello e non hanno vere alternative. Ma qualcosa dentro di loro è andato in frantumi. E non si tratta di cuori da donnette lacrimosi per un addio.
Darryl Ponicsan offre in questo romanzo uno spaccato della vita americana di quegli anni. Lo fa con una scrittura scorrevolissima e al contempo in grado di proiettare nella testa del lettore immagini nitide della scena che ha in mente. Non è difficile capire perché sia diventato un film anche se, al netto dell’impianto centrale, il film – protagonista un giovanissimo Jack Nicholson – si discosta un po’ dal libro, sorvolando su alcuni passaggi e, soprattutto, andando a modificare il finale.

Darryl Ponicsan. Fonte: Fandango.com
Il romanzo ha un’apparenza scanzonata. Ma il lettore percepisce comunque una certa incrinatura dolorosa nei personaggi.
Per chi non ha letto il libro non aggiungo elementi per non privare del piacere della lettura chi voglia avvicinarsi a questo testo finalmente portato in Italia, per la prima volta dopo oltre 40 anni dalla sua uscita negli States, da Jimenez.
Ma è chiaro che quella incrinatura è lo specchio dei tempi e della cultura in cui il romanzo si inserisce. Il romanzo è uscito nel 1970 e quello che è avvenuto negli anni precedenti ce lo ricordiamo un po’ tutti. È l’America della controcultura, dei sogni infranti e dei valori che vacillano. È percepibile la messa in dubbio della giustezza dello status quo, crollano i punti di riferimento, e questo non è mai un processo liscio e indolore.