Sette giorni in “autogestione”. Così l’arte contemporanea conquista Roma
Dal 24 al 29 ottobre prima edizione della “Rome Art Week”: per una settimana mostre, eventi e incontri organizzati “dal basso” per riportare la città al passo con le altre capitali europee
di Federica Salzano
su Twitter @FedericaSalzano
Berlino, Parigi, Londra… e adesso anche Roma. Qui, dal 24 al 29 ottobre è in programma la prima edizione della Rome Art Week (RAW), un format che raccoglie grande successo in altre capitali europee ma che ancora mancava a queste latitudini.
L’iniziativa, promossa dall’associazione no profit Kou, in pochi mesi ha raccolto le adesioni di molti operatori: oltre 100 tra gallerie e istituzioni e più di 200 artisti. Gli appuntamenti previsti sono 246, ma con il calendario degli eventi ancora in evoluzione il numero potrebbe aumentare.
“Abbiamo deciso di creare la Rome Art Week per rispondere a una semplice considerazione, non c’era!”, si legge sul sito della manifestazione. Ed effettivamente gli organizzatori evidenziano come l’entusiasmo riscontrato da RAW non sia altro che l’espressione della forte esigenza, da parte degli operatori del settore, di creare momenti d’incontro e di confronto.
Principali obiettivi dell’iniziativa sono la volontà di dare impulso all’arte contemporanea romana e di rilanciarne il mercato. Perché – spiega Massimiliano Padovan Di Benedetto, fondatore dell’Art Week insieme a Micaela Legnaioli – si può e si deve fare business con l’arte, anche in considerazione di un indotto di realtà professionali che altrimenti andrebbe a perdersi insieme alla stessa offerta artistica.
In particolare viene sottolineata l’importanza di creare una rete e mettere a sistema gli operatori e i professionisti del settore. Un insieme di connessioni che possa aiutare a rompere la paura di mettersi in gioco e spingere a riscoprire il coraggio di osare.
E in quest’ottica il sito internet di RAW funzionerà anche come banca dati e collettore dei principali attori presenti sul territorio di Roma. Si tratta di creare una mappatura e offrire una guida non solo agli addetti ai lavori ma anche ai turisti e a chi nella Capitale vuole fare esperienza delle sue espressioni più contemporanee.
La questione dell’attrattiva dei visitatori è un aspetto centrale: “Ci auguriamo – spiega Micaela Legnaioli – che la Rome Art Week possa diventare un appuntamento di rilievo internazionale che richiami turisti sia dall’Italia che dall’estero”, cosa che tra l’altro già accade in altre importanti capitali.
La settimana della RAW costituirà anche un importante palcoscenico per artisti emergenti che non sempre trovano facile accoglienza presso gli spazi istituzionali e che troppo spesso sono costretti a una gavetta che li vede “giovani” fino alla tenera età di almeno 45 anni.
L’iniziativa è concepita per essere il più inclusiva possibile e aprirsi alla partecipazione dei molteplici protagonisti dell’arte contemporanea. Sono quindi previsti eventi organizzati da gallerie private e da istituzioni culturali mentre gli artisti apriranno le porte dei loro studi presentando la propria attività. A fare da guida in questo mare magnum di appuntamenti ci saranno i “Punti di vista”, ovvero critici d’arte – tra i quali Alberto Dambruoso, Paolo Balmas e Saverio Verini – che daranno consigli sui percorsi da visitare e offriranno ulteriori strumenti di analisi attraverso video interviste.
Uno scenario nel quale le Istituzioni restano in parte sullo sfondo. Infatti, nonostante l’iniziativa sia stata sposata in ultimo dal Comune di Roma – che ne ha dato il patrocinio – Massimliano Padovan Di Benedetto ha sottolineato come per far nascere RAW sia stato necessario muoversi in modo indipendente dai canali istituzionali per aggirare lungaggini burocratiche e scarsa presa nei confronti di queste iniziative. Facendo notare, al tempo stesso, la scelta del Campidoglio di lanciare un progetto per certi versi simile – “Contemporaneamente Roma” – a distanza di pochi giorni dalla Art Week.
Non resta che verificare l’accoglienza da parte del pubblico per capire se l’iniziativa avrà successo nel presentare una versione dell’arte più informale e fresca, un’arte che non è boriosa ma vuole essere accogliente, aggregante e inclusiva: non rinchiusa in cerchie elitarie ma aperta al grande pubblico. Proprio questo d’altronde dovrebbe essere il senso dell’arte contemporanea: uno strumento a favore di tutti che aiuti a riflettere sul presente nelle sue svariate forme contraddittorie, belle e brutte, armoniche e disarmoniche.