Francia a orologeria
L’economia francese è in costante peggioramento. Quali rischi per l’Eurozona?
di Andrea Ranelletti
Un anno esatto è trascorso da quando una copertina dell’Economist mandò su tutte le furie il Governo del neoeletto Presidente francese Francois Hollande, al tempo da sei mesi all’opera per cercare di ristrutturare un’economia da tempo in difficoltà: The time-bomb at the heart of Europe titolava l’influente settimanale inglese, ritraendo malignamente in copertina delle baguette esplosive con tanto di miccia accesa. All’interno del report speciale un lungo elenco delle ragioni che secondo gli analisti dell’Economist avrebbero reso la Francia una minaccia per la stabilità dell’intera Area Euro: l’eccessivo rilievo fatto su debito e spesa pubblica, l’ampliamento del gap di competitività con la Germania, il deterioramento del clima per l’investimento, la stagnazione dell’investimento.
Oggi, la situazione in Francia non pare essere minimamente migliorata: trovandosi in difficoltà, il Governo Hollande ha rapidamente bruciato il clima positivo che si era venuto creando con la vittoria elettorale, la destra del Front National cresce costantemente, ogni tentativo di effettuare una riforma dei problemi che affliggono l’economia nazionale finisce per rivolgersi contro l’esecutivo, accrescendone l’instabilità.
A coronare il pessimo momento, arriva la notizia del downgrading della Francia da parte dell’agenzia di rating Standard & Poor’s, che segnala la sfiducia attorno la politica economica intrapresa dal Governo Hollande. L’incapacità mostrata nel riformare il pesante sistema previdenziale, il mercato del lavoro e nell’alleggerire l’attuale livello di tassazione ha causato il taglio del rating francese da AA+ ad AA.
L’editorialista del Financial Times Tony Barber chiarisce come il peggioramento della situazione interna in Francia non debba essere ragione di sconforto, ma occasione per esercitare una pressione costruttiva sull’economia con uno slancio maggiore di quello rivelato in passato: «La Francia ha perso una battaglia, ma la Francia non ha perso la guerra. Così disse Charles de Gaulle nel giugno del 1940. […] Sotto certi punti di vista, la Francia ha lottato piuttosto bene la sua battaglia nella crisi finanziaria europea e nella recessione economica del post-2008. […] Mr. Hollande è bloccato, dopo la vittoria delle elezioni nel Maggio 2012 avrebbe dovuto usare la propria popolarità per creare spazio per una riforma. […] Ha ancora una possibilità. Se fallisce nello sfruttarla, l’imbarazzante gap tra Francia e Germania in termini di performance economica e credibilità come leader dell’Eurozona si allargherà ulteriormente».
Nonostante i mercati abbiano reagito con discreta tranquillità alla notizia del downgrading francese, il potenziale destabilizzante che un ulteriore rallentamento dell’economia francese può avere sull’intera Eurozona è facilmente immaginabile. Qualora il Governo francese non riuscisse a dar forma a politiche economiche in grado di limitare il peggioramento dei suoi conti pubblici e l’aumento della disoccupazione, la crisi di Parigi potrebbe avere un impatto duro anche sulle possibilità di risalita dei Paesi deboli dell’Area Euro, Italia in primis.
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