Legge “ammazza-blog”: la politica italiana e l’ossessione del bavaglio

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Lo scorso 2 luglio il Pdl ha presentato un disegno di legge che estenderebbe il reato di omesso controllo, sui contenuti pubblicati, anche ai titolari di siti e blog. Previsto anche l’obbligo di cancellare i commenti degli utenti se offensivi

di Guglielmo Sano 

censura_webOrmai ci siamo abituati ai continui tentativi, da parte della politica italiana, di riformare l’informazione in rete. Ciclicamente, ma con sempre maggiore frequenza, dal Parlamento arrivano proposte, trasversali, che vorrebbero regolamentare il flusso di dati che passa per internet.

Come sempre, e anche questa volta, la norma dovrebbe servire, teoricamente, ad arginare la diffamazione, a portare la legge in un territorio “selvaggio”: infatti tale è ritenuto essere internet dalla nostra, disinformata (o “maliziosa”?), classe politica.

I reali esiti potrebbero consistere, invece, nel “divieto” di esprimere e diffondere la propria opinione, terrorizzando i gestori dei blog, o comunque, “soffocandoli”, attraverso una mole spropositata di controlli, e quindi scoraggiandone l’attività.

Il codice penale, attraverso l’articolo 57, punisce la diffamazione “a mezzo stampa”: colpendo l’autore dell’offesa, ma anche, il direttore, o il vice-direttore, responsabile della testata, sulla quale la diffamazione è stata consumata, per non aver verificato l’attendibilità delle informazioni, o il “decoro” e la “correttezza” delle parole usate per comunicarla.

La norma proposta dal Senatore del Pdl, Salvo Torrisi, prevede che, oltre all’autore della diffamazione, sia punito anche il titolare del sito internet, o del blog, sul quale l’offesa è apparsa. In pratica: l’articolo 57 del Codice Penale sarebbe esteso a migliaia e migliaia di magazine on-line, che non siano registrati come testate giornalistiche.

Fin qui sembrerebbe tutto “normale”, sembra persino una norma ispirata, in qualche modo, dal “buonsenso” (sicuramente non da una conoscenza approfondita delle dinamiche della rete), se non fosse che la responsabilità penale è applicata anche ai commenti, “che possono configurare la commissione di reati”, pubblicati in fondo ai post pubblicati.

Per il titolare, di un sito o di un blog, diverrebbe obbligatorio cancellare tutti i commenti per cui si potrebbe configurare il reato di diffamazione o addirittura di vilipendio, entro 24 ore. Se il titolare non controlla, e quindi non cancella se è il caso, rischia la reclusione e una multa come un qualunque direttore di giornale.

Considerando che i blog e i siti più seguiti avrebbero diversi post con centinaia, se non migliaia, di commenti da controllare, è facile capire come il tempo a disposizione sia, a dir poco, insufficiente.

Già all’interno di un ddl del 2011, sulle intercettazioni, compariva una norma ammazza-blog, ultimamente hanno provato a fare approvare una proposta dello stesso genere anche 13 deputati di Scelta Civica, primo firmatario Dambruoso, che proponevano la riforma dell’articolo 8 della legge sulla stampa del 1948: obbligo di rettifica per tutte le testate sul web entro 48 ore, pena una multa tra gli 8.000 e i 16.000 euro.

I tentativi di mettere il bavaglio a uno spazio che, seppur quasi totalmente privo di regole, resta comunque una risorsa di libertà inestimabile, vengono da lontano: forse, però, i tentativi di riformare il diritto d’espressione sulla rete, visti negli ultimi tempi, hanno tutti un comune denominatore.

Torrisi, parlando della sua legge, ha dichiarato che non è pensata direttamente per il blog di Beppe Grillo. L’antica locuzione latina che dice: “excusatio non petita, accusatio manifesta”, sembra calzare come un guanto a questa situazione.

Da parte sua il comico genovese, particolarmente attento alle questioni della rete, alla quale deve d’altronde buona parte della sua fortuna politica, accusa il Pdl di volere colpire il suo Movimento a 5 Stelle, partendo proprio dalla piattaforma che ne ha permesso nascita e sviluppo, ovvero il suo blog.

In particolare, è bene dire che non è stato solo Grillo a notarlo, la parte normativa particolarmente sospetta per il suo, a questo punto, probabile significato politico è proprio quella che riguarda la cancellazione dei commenti, vera e propria croce e delizia del suo blog.

Nel caso in cui riuscisse a passare qualche commento passibile di pena, a pagare, anche col carcere, sarebbe lo stesso “leader morale” degli “scomodi” grillini. Una legge “politicamente scorretta”, dunque, che andrebbe ad aggiungere un altro tassello nella lotta tra “cittadini a 5 stelle” e “casta”, quella lotta in cui speriamo di non rimanere schiacciati.

Per approfondire:

http://www.huffingtonpost.it/2013/07/05/ammazza-blog-torrisi-omesso-controllo-internet_n_3549011.html
http://www.beppegrillo.it/2013/07/il_pdl_vuole_chiudere_il_blog_di_grillo.html
http://it.wikisource.org/wiki/Codice_penale/Libro_I/Titolo_III

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