Asili nido di Roma: non un posto qualsiasi
Alcuni rappresentanti delle liste candidate a Sindaco di Roma hanno incontrato il personale comunale e delle aziende collegate. Assente Gianni Alemanno. Al centro del dibattito la privatizzazione di nidi comunali e scuole dell’infanzia. E il destino delle centinaia di lavoratrici a tempo determinato che vi lavorano ogni giorno
di Lilia Biscaglia

Nella foto alcuni dei rappresentanti delle liste per le elezioni di Roma e un’immagine di Alemanno, assente all’incontro (© Lilia Biscaglia)
Ci sono le idonee al corso-concorso e quelle di seconda fascia. Poi c’è la terza fascia. Sono le educatrici che lavorano nei nidi comunali di Roma e che sono inserite nelle graduatorie a scorrimento per supplenze annuali e incarichi inferiori a 5 mesi.
Lavoratrici precarie, per dirla breve, che lunedì 13 maggio hanno riempito la Sala della Protomoteca in Campidoglio. L’occasione era l’incontro – organizzato dall’USB – del personale capitolino con i candidati a sindaco o loro rappresentanti.
L’ASSENZA DI ALEMANNO – Gianni Alemanno, attuale Sindaco di Roma, che corre per la rielezione, non ha partecipato all’incontro. Un’assenza prevista dai rappresentanti dell’USB che, da diverse settimane, contestano il primo cittadino della Capitale per le politiche di privatizzazione dei nidi pubblici sostenute dalla sua giunta. In particolare, il sindacato chiede la revoca del bando di gara per la concessione a privati di 8 nidi d’infanzia. Secondo Caterina Fida – dirigente dell’USB che si occupa della questione e con la quale abbiamo parlato la scorsa settimana, si tratta di un’iniziativa poco trasparente che, di fatto, chiude qualsiasi prospettiva alle centinaia di educatrici precarie che lavorano nei nidi di Roma Capitale.
QUESTIONE DI SOLDI – La privatizzazione degli asili nido comunali viene giustificata dall’esigenza di contenere la spesa pubblica. In base ai dati presentati dall’USB lo scorso 9 febbraio, il costo medio per ciascun bambino è di 3,60 euro all’ora nei nidi privati contro i 5,10 euro all’ora nei nidi pubblici. Secondo l’USB, il risparmio garantito dalla strutture private è reso possibile dal taglio sui costi del personale: nei nidi gestiti da privati i contratti atipici sono la regola, gli stipendi sono bassi e le lavoratrici sono prive di qualsiasi tutela.

(© Lilia Biscaglia)
UNA GESTIONE MIGLIORE – Nel suo intervento, Caterina Fida ha ribadito come il vero risparmio nasce da una migliore gestione dei nidi pubblici. A questo proposito, la sindacalista ha ricordato le numerose denunce di sprechi fatte in questi anni: ad esempio, sugli sprechi legati al cibo ed al materiale didattico usato nei nidi pubblici. E ha fatto riferimento allo scandalo degli impianti fotovoltaici installati in alcuni nidi comunali, ma ancora inattivi. Solo alcuni esempi di quello sperpero di risorse pubbliche che – sempre secondo l’USB – l’amministrazione capitolina finora non si è impegnata a contrastare. Eppure in questo caso il risparmio sarebbe enorme.
SERVIZIO PUBBLICO – Secondo un’indagine del Ministero delle Politiche Sociali, i nidi pubblici garantiscono una maggiore equità di accesso. Essi, inoltre, accolgono anche bambini con disabilità o problematiche di origine sociale. Ed è con un bambino disabile che lavora Luciana Veschini, 52 anni, educatrice precaria dal 2004: “Il problema è la continua mortificazione del futuro. E non c’è prospettiva di miglioramento della nostra condizione lavorativa. Eppure molte di noi hanno fatto un concorso per diventare educatrici, in passato ci sono stati i corsi-concorso. Ora si vuole solo privatizzare”.