Il saggio Napolitano
La decisione di non mollare e di stabilire una commissione di saggi. Questo è Napolitano
di Camilla Barni
Governo si, governo no. Bersani si, Bersani no. Bersani ce la fa, Bersani non ce la fa. Napolitano approva, Napolitano non approva. Insomma, siamo arrivati al punto di non ritorno. Il caos regna sovrano nella politica italiana, e un governo ancora oggi non c’è. Il Presidente della Repubblica non sa più che pesci prendere, e si affida ai dieci saggi. Ma chi sono? E come potranno fare luce in questo momento buio della politica italiana?
Dopo i primi elogi da parte dei partiti per non aver lasciato in un momento così difficile, a poche ore dalla nomina dei dieci saggi, il Presidente Napolitano comincia a ricevere pesanti critiche per le sue scelte. I più duri sono gli esponenti del Pdl. Ma il nostro Presidente è più forte. Non si scompone e continua con la stessa forza.
Dieci saggi per superare lo stallo politico. “Due ristretti gruppi di personalità” che avranno il compito di interloquire con il governo dei tecnici di Monti, ma anche con i presidenti della commissione sui principali temi politico – istituzionali e su quelli europei per quello che concerne gli argomenti socio – economici. A questa decisione Napolitano è arrivato dopo molte ore di riflessione, dopo aver provato a insediare un governo di tecnici, che non ha funzionato, ha portato il Paese al voto, ma il voto è fallito, quindi ha incaricato Bersani, ma anche Bersani ha fallito.
Rimanevano le dimissioni, o un consulto di un gruppo di esperti, provenienti dalle tre diverse forze politiche principali. E così il Presidente, all’età di 88 anni, ha deciso di restare e di portare il Paese a una soluzione, o comunque di cercare di trovare una via d’uscita a questa paralisi politica. I partiti falliscono, Napolitano resiste e ci prova.
I dieci saggi nominati dal nostro Presidente sono: Valerio Onida, Mario Mauro, Gaetano Quagliariello e Luciano Violante per la parte politico – istituzionale; Enrico Giovannini, Giovanni Pitruzzella, Salvatore Rossi, Giancarlo Giorgetti, Filippo Bubbico e per concludere il ministro Enzo Moavero Milanesi che formano il gruppo degli economici. Dieci saggi che lavoreranno per circa una decina di giorni per definire le linee guida per portare l’Italia ad avere un governo, evitando così sprechi con il ritorno alle urne.
Davanti a questa scelta, i partiti – che hanno fallito il loro compito – attaccano questa linea. “Il momento peggiore del mio mandato. I partiti mi hanno lasciato solo”. Così Napolitano riassume le ultime febbrili ore di contrattazione, che vedono chiudersi una dietro l’altro tutte le possibilità di formare un governo. Gli attacchi più duri arrivano dal Pdl: Cicchitto e Brunetta ribadiscono la necessità di un esecutivo di larghe intese o di un ritorno veloce alle urne, ricordando che gli italiani non hanno votato l’attuale governo Monti, dichiarandolo illegittimo. Ma Napolitano con tutta la sua calma risponde che in Italia un governo adesso c’è, e che sta lavorando a pieno regime.
Altra grande voce che urla urla e urla, senza però fare qualcosa di concreto, è il popolo di Grillo e del Movimento 5 Stelle. Lo stesso leader del movimento definisce i saggi come “badanti della democrazia” di cui non ci sarebbe bisogno. “La scelta di Napolitano non è altro che un’ulteriore conferma della cecità che ha colpito la classe politica – continua sul suo blog Beppe Grillo – qual è il senso o il non senso, o anzi, l’iniziativa del Presidente?”.
Dall’altra parte però continua la lotta tra i partiti: Monti difende Napolitano, Bersani è in mezzo tra una ricerca dell’accordo con i grillini e il no categorico a Berlusconi per il governissimo; Grillo e il M5S dicono no a tutto e tutti senza proporre un’alternativa valida a parte quella di un governo solo 5 Stelle. In tutto ciò, il presidente 88enne deve riuscire a mettere d’accordo tutti e ad accontentare gli italiani, e cercando di non ritornare alle urne: lui lo sa che non possiamo permettercelo.
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