Joséphine Baker, cantante, ballerina e figura della Resistenza, è entrata al Panthéon di Parigi
La cerimonia in onore dell’artista franco-americana si è tenuta lo scorso 30 novembre. È la prima donna nera a riposare nella necropoli laica al centro di Parigi.
La celebre artista di music-hall franco-americana Joséphine Baker lo scorso 30 novembre ha fatto il suo ingresso al Panthéon di Parigi. La cantante, ballerina e figura della Resistenza e della lotta antirazzista è la prima donna nera a riposare nella necropoli laica del centro di Parigi, come aveva scritto lo scorso agosto Le Monde. Già all’epoca fu la prima interprete meticcia di music-hall a farsi largo nella capitale parigina.
Nata nel 1906 nel Missouri, l’interprete della canzone «J’ai deux amours» si è spenta a Parigi nel 1975. Tuttavia, il corpo di Joséphine Baker «resterà a Monaco dove è sepolta nel cimitero marino», ha precisato all’AFP uno dei suoi figli, Jean-Claude Bouillon-Baker, assicurando che tale decisione è stata presa «in accordo» con i fratelli e con «la comprensione dell’Eliseo». «Sarà un cenotafio, con una targa, come per Aimé Césaire e altre personalità», ha aggiunto. «L’importante è marcare la sua presenza nel Panthéon».
Trentottomila firme nel 2019
«La richiesta di panteonizzazione è stata fatta dalla famiglia Baker a partire dal 2013», spiega l’imprenditrice Jennifer Guesdon, una delle personalità che ha promosso il progetto. Il dossier in favore dell’interprete della celebre canzone J’ai deux amours era stato esaminato dall’Eliseo una prima volta alla fine di giugno. Una petizione lanciata due anni fa da Laurent Kupferman, per la panteonizzazione dell’artista – nata Freda Josephine McDonald –, aveva raccolto 38.000 firme.
«Artista, prima star internazionale nera, musa dei cubisti, resistente durante la seconda guerra mondiale nell’esercito francese, attiva al fianco di Martin Luther King per i diritti civili negli Stati Uniti d’America e in Francia al fianco della Lica [la Lega internazionale contro l’antisemitismo, divenuta Licra: Lega internazionale contro il razzismo e l’antisemitismo] (…), pensiamo che Joséphine Baker, 1906-1975, meriti il suo posto nel Panthéon», si fa notare nel testo.
«Ha amato la Francia e la Francia l’ha amata a sua volta. Con la panteonizzazione si può dire che questa storia ora è eterna», confida a Le Parisien Brian Bouillon-Baker, uno dei suoi figli adottivi.
Artista, militante, spia…
Dalla miseria che l’ha vista nascere a Saint Louis, in un’America dominata dalla segregazione razziale, fino a Parigi dove il suo talento e il suo lavoro l’hanno elevata al rango di star internazionale, Joséphine Baker lotterà senza sosta contro l’ingiustizia e in favore delle libertà.
Nel 1926, per lanciare le Folies-Bergère, diventa protagonista dello spettacolo La Folie du jour, una satira della visione colonialista del «buon selvaggio». Nel paese natale, si opporrà al Ku Klux Klan e si impegnerà in favore dei diritti civili degli afro-americani, al fianco di Martin Luther King. In Europa, di fronte al nazismo, si darà al controspionaggio diventando agente segreto francese e all’indomani della seconda guerra mondiale riceverà la medaglia della Resistenza.
La cripta del Panthéon accoglie le principali personalità che hanno segnato la storia di Francia a partire dalla Rivoluzione. L’imponente edificio domina il monte Sainte-Geneviève, uno dei colli parigini, nel centro della capitale.
Se sul frontone campeggia «Ai grandi uomini la patria riconoscente», nel 2013 un rapporto del Centre des monuments nationaux (Centro dei monumenti nazionali) raccomandava di estendere gli omaggi alle donne del XX secolo illustratesi per il loro coraggio e il loro impegno repubblicano.
Fra gli 80 «panteonizzati», – da Voltaire e Rousseau a Pierre e Marie Curie –, figurano politici, scrittori, scienziati, alcuni religiosi e molti militari. Attualmente vi sono inumate solo cinque donne, fra le quali Simone Veil, l’ultima in ordine di tempo, nel 2018.
Traduzione di Sara Concato via lemonde.fr
Immagine di copertina via Wikimedia