America Latina, un piano economico per salvare il continente dal disastro
Oltre 3.300 milioni di dollari dalla Banca Interamericana di Sviluppo per sostenere sanità, settore privato e famiglie
Dopo il disastro sanitario e umanitario causato dagli oltre 11 milioni di positivi al COVID-19, il rischio è che arrivi il baratro economico. In America Latina l’emergenza sanitaria infierisce su una situazione socioeconomica già difficile e diseguale.
Le previsioni della Commissione Economica per l’America Latina ed i Caraibi (CEPAL) – organizzazione delle Nazioni Unite – sono preoccupanti quanto quelle sanitarie. Il PIL dell’area caraibica quest’anno crollerà del 9,1% (dato peggiore degli ultimi 120 anni), la disoccupazione salirà al 13,5%, la povertà raggiungerà il 37,7% della popolazione (+7%) e la disuguaglianza continuerà a crescere in quella che è, di per sé, la regione più disuguale del pianeta.
Per fine anno, il PIL pro capite scenderà ulteriormente, al 9,9%, livelli che non si vedevano dal 2010. Ragionando per macro aree, il calo maggiore si verificherà in Sud America (9,4%), seguita da America centrale e Messico (8,4%). Il consumo privato è la componente più colpita: su questo hanno pesato, da un lato, la diminuzione di acquisto dovuta alla reclusione e, dall’altro, la parallela diminuzione di disponibilità all’acquisto data dalla mancanza di entrate.
L’America Latina registra enormi difficoltà anche nel commercio estero: sia per il calo dei prezzi dei prodotti primari legato alla crisi dei suoi principali clienti che per il volume di import/export generale. Le esportazioni scenderanno del 23%, mentre le importazioni crolleranno del 25% a causa del crollo dell’attività e del reddito. Sempre per macro aree la previsione peggiore è di nuovo per il Sud America, per cui è prevista una diminuzione del flusso di scambio dell’8%. E per il debito pubblico si parla di un aumento fino a 8,4 punti percentuali: mentre il 2019 si era chiuso a 46%, si prevede di chiudere il 2020 con oltre il 55%.
Questo è il bilancio che la CEPAL ha reso noto ad Ottobre. La risposta, secondo la Commissione, potrebbe essere l’espansione di piani fiscali e monetari per contrastare la bassa produttività.
Già lo scorso Maggio la CEPAL aveva proposto l’inserimento del “Reddito base” (stimato in media a 143 dollari mensili procapite per sei mesi) come misura per sostenere la fascia di popolazione che viveva, all’epoca, al di sotto della soglia di povertà. Coinvolgerebbe 215 milioni di persone, un terzo della popolazione dell’Area.
Con tali previsioni alla mano, è intervenuta la Banca Interamericana di Sviluppo (IDB) per definire un piano di investimento per l’America centrale. Una borsa di 3.336 milioni di dollari – il 27% del budget – da investire in modo mirato, a seconda del contesto regionale specifico. L’obiettivo è migliorare il sistema sanitario, venire incontro ai poveri e sostenere le aziende evitando il tracollo.
In Nicaragua, 43 milioni di dollari sono stati stanziati unicamente per per rafforzare il sistema sanitario con il miglioramento dei test, della capacità di monitoraggio, e con nuove attrezzature, più letti e respiratori. In Belize, invece, l’attenzione è stata posta sul settore turistico che rappresenta per il Paese il 40% dell’occupazione e il 37% del PIL per cui lo sforzo si è diretto nell’assicurare misure di protezione e sicurezza nei siti a concentrazione turistica.
Per il Costa Rica si è agito su salari, formazione tecnica e sostegno all’impiego: l’IDB ha approvato un’operazione da 265 milioni che riguarderà oltre 365 mila persone. La formula è il Protect Bonus: formazione per facilitare l’inserimento nell’economia formale e sussidi salariali per le aziende del settore turistico, anche in questo caso grimaldello del PIL nazionale. In alcuni casi l’investimento si è concentrato sul settore privato.
In Honduras si è scelto di finanziare un importante gruppo tessile con 64 milioni, in modo da reinventare la propria produzione ad hoc per le esigenze covid e generare, così, nuovi posti di lavoro. E 300 milioni sarebbero destinati a quelle piccole e medie imprese che fino al pre-covid trainavano l’Honduras: sia aziende urbane o manifatturiere che agroalimentari. Ad oggi è stata approvata la metà del budget pensato.
L’IDB ha presentato questa serie di interventi ad hoc come “Un nuovo modello ed un elemento in più per strutturare i futuri piani di welfare nazionale nei territori dell’area” nelle parole di Veronica Zavala, responsabile dell’America centrale per l’Istituto, che ha anche sottolineato: “L’obiettivo è aumentare la spesa, ma si tratta di un’area molto diseguale: può essere necessario investire in sussidi, rivedere la politica fiscale e delle imposte e farlo in modo specifico in ogni nazione”.