Biodiversità: è allarme sullo stato del Pianeta
Il “The Living Planet 2016”, rapporto stilato ogni due anni dal WWF per monitorare lo stato della biodiversità sul nostro pianeta, lancia un pericoloso allarme: entro il 2020 la popolazione globale di specie animali e vegetali potrebbe crollare del 67%
di Alessandra Bernardo
su Twitter @alebernardo79
L’undicesima edizione del Living Planet Report, pubblicazione biennale del WWF che analizza oltre 14.000 popolazioni di vertebrati di oltre 3.700 specie dal 1970 al 2012, si apre con pericoloso allarme: tra quattro anni l’intera popolazione di specie animali e vegetali potrebbe ridursi del 67%, un crollo pari a due terzi.
Secondo i dati analizzati dal rapporto presentato giovedì 27 ottobre a Montecitorio a Roma, le popolazioni globali di pesci, uccelli, mammiferi, anfibi e rettili si sono ridotte del 58% tra il 1970 e il 2012. Nello stesso periodo, le specie di acqua dolce sono complessivamente diminuite dell’81% e l’indice “marino” delle specie mostra un calo complessivo del 36%.
Le cause principali di questa drammatica situazione sono imputabili in primo luogo alla presenza o all’attività dell’uomo: tra esse, infatti, assumono un ruolo rilevante la perdita e il degrado dell’habitat legate allo sfruttamento dell’agricoltura, la deforestazione, l’estrazione mineraria, la produzione di energia e i trasporti. L’eccessivo sfruttamento della fauna selvatica attraverso pesca e caccia, l’inquinamento, l’urbanizzazione e i cambiamenti climatici aggravano, pertanto, un quadro già fortemente compromesso.
“Il mondo selvaggio sta scomparendo a un ritmo senza precedenti – ha dichiarato Marco Lambertini, direttore generale del WWF Internazionale –, non stiamo parlando solo delle specie meravigliose che tutti amiamo: la biodiversità rappresenta la base stessa del buono stato di salute delle foreste, dei fiumi e degli oceani. Senza le specie animali gli ecosistemi crolleranno e con loro i ‘servizi’ che la natura ci fornisce quotidianamente come la purificazione dell’aria, dell’acqua, il cibo e la difesa dai cambiamenti climatici. La buona notizia è che abbiamo gli strumenti per risolvere questo problema e dobbiamo usarli subito se vogliamo seriamente preservare un pianeta vivente che sostenga la nostra sopravvivenza e il nostro sviluppo”.
L’Organizzazione meteorologica mondiale pochi giorni fa ha comunicato che nel 2015 e 2016 la concentrazione media di anidride carbonica nell’atmosfera ha raggiunto il traguardo di 400 parti per milione, annunciando così l’inizio di una nuova era climatica. Il WWF, nel suo rapporto traccia la nascita di una nuova epoca geologica definita Antropocene: “Il Pianeta sta entrando in un territorio inesplorato, in cui l’umanità sta trasformando la Terra e andando verso una possibile sesta estinzione di massa”.
Donatella Bianchi, Presidente di WWF Italia, ha affermato: “Continuando a oltrepassare i limiti biologici e fisici della Terra minacciamo il nostro stesso futuro. Questo è un momento decisivo perché siamo ancora in grado di sfruttare le soluzioni per orientare i nostri sistemi alimentari, energetici, dell’economia e della finanza in una direzione più sostenibile, partendo dalla considerazione del Capitale Naturale, cioè la vera ricchezza da cui tutti dipendiamo quella della natura, in tutti i processi economici e politici. Proteggere adeguatamente l’ambiente contestualmente allo sviluppo economico e sociale richiede un cambio radicale del sistema da parte dei singoli cittadini, delle aziende e dei governi passando da un approccio miope a un approccio visionario che valorizzi le generazioni future”.
Dall’analisi del rapporto emergono anche notizie positive e che fanno ben sperare: la lince europea, la cui presenza, in passato, fu fortemente ridotta per la caccia e la deforestazione, non apparirebbe più a rischio estinzione. In Europa, oggi, vivono tra i 9.000 e 10.000 esemplari, pari al 18% della popolazione mondiale. La sua presenza è, dunque, un segnale incoraggiante che fa ben sperare nelle potenzialità di recupero di tutte le specie a rischio.
Tra gli esempi di paesi virtuosi che agiscono per un futuro più sostenibile, il rapporto descrive il caso degli agricoltori del Kenya che collaborano con le autorità locali e l’industria alimentare per la gestione delle risorse naturali del Lago Naivasha, il secondo più grande del Paese, un’area di biodiversità e una risorsa importante per il Pil nazionale.
Per far si che anche il territorio italiano possa impegnarsi per una maggiore sostenibilità, il WWF focalizza l’attenzione su alcuni punti: l’attuazione dell’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico, in vigore dal 4 novembre; la realizzazione di una strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile in armonia con l’Agenda 2030 e i suoi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile; l’attuazione del rapporto sullo stato del capitale naturale del nostro Paese con una relativa programmazione economica e la concretizzazione di un piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico.
È un momento critico e decisivo per il Pianeta, dipendiamo dall’aria che respiriamo, dall’acqua che beviamo e dal cibo che mangiamo, senza una coscienza etica sulla vera salute del nostro mondo e sul modo in cui va trattato e sfruttato l’umanità intera collasserà. Tutto dipende dalle singole scelte di ognuno di noi che devono, quindi, essere responsabili e consapevoli.