“Cose Nostre”: i giornalisti minacciati dalle mafie si raccontano
Raccontare le proprie storie, riportando all’attenzione dell’opinione pubblica vicende che potrebbero essere dimenticate. Questo è “Cose Nostre”, programma in onda su RaiUno e che vede coinvolti 5 giornalisti minacciati dalle mafie
Ci sono storie che non devono essere raccontate perché chi lo fa rischia la vita. Perché per i clan, la realtà non deve essere raccontata.
La tv generalista torna a produrre un buon programma d’inchiesta. “Cose Nostre“, in onda su RaiUno da sabato 9 gennaio in seconda serata (qui il link alla prima puntata), è un format che narra le storie dei giornalisti minacciati dalle mafie.
Una versione in cronaca nera del celebre “Sfide”. Come nel celebre programma sportivo di RaiTre, una voce fuori campo, coadiuvata dai racconti del giornalista di turno, ci guida nel quartiere simbolo della storia.
Altro elemento narrativo la voce del popolo, quei passanti che da anni abitano nelle zone dove è presente la criminalità organizzata e che possono dare un’immagine tout court del quartiere, analizzando com’era prima e com’è oggi. Per una completa comprensione dei fatti intervengono anche filmati presi dagli archivi Rai.
Questo programma è nato dopo la relazione della Commissione Antimafia intitolato “Mafia e informazione“, dal quale sono emerse le testimonianze dei giornalisti chiamati in causa. “Sono storie di persone che hanno scelto di continuare a fare il loro lavoro sul territorio, ognuno con il suo carattere“, spiega Emilia Brandi, autrice di “Cose Nostre” insieme a Giovanna Ciorciolini e Tommaso Franchini.
Le guerre di #camorra si combattono tra i vicoli di #Forcella #Napoli @ArnaldCapezzuto #cosenostre pic.twitter.com/BVUNd8DLiy
— Cose Nostre (@CoseNostreRai1) 9 Gennaio 2016
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Il programma è stato scritto con Danilo Chirico e Giovanna Serpico e serve a testimoniare come in un Paese come l’Italia sia difficile svolgere il ruolo di giornalista: siamo infatti al 73° posto nella classifica di “Reporter senza frontiere” sulla libertà di stampa. Questa posizione è giustificata dal fatto che dal 2006 al 2014 sono stati oltre 2.000 i casi di violenza nei confronti dei reporter italiani. Le puntate vedranno coinvolti: Arnaldo Capezzuti, Amalia De Simone, Michele Albanese, Pino Maniaci e Giovanni Tizian.
I giornalisti rivivono la realtà dei luoghi che hanno frequentato per interi periodi durante le loro inchieste. Questo dà allo spettatore un’emozione particolare. Percepire le sue ansie, respirare il clima di terrore da lui stesso vissuto durante il suo lavoro, ma soprattutto ascoltare aneddoti riguardo a fatti che la pubblica opinione dopo tanti anni potrebbe aver dimenticato. Questo è lo scopo principale di “Cose Nostre”, che mira a rafforzare la coscienza civica e l’amore per la legalità.
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