La riforma della P.A. adesso è legge dello Stato
Era attesa da anni per snellire un apparato elefantiaco. Un mix di misure urgenti e “rivoluzionarie”. Sarà una riforma destinata ad infiammare il dibattito pubblico
di Mattia Bagnato
È arrivata, martedì 24 giugno, la firma di Giorgio Napolitano al provvedimento con cui il Governo potrà dare il via alla riforma della Pubblica Amministrazione. Ci sono voluti più di dieci giorni per sbrogliare gli ultimi nodi tecnici, adesso il testo della riforma è legge dello Stato. Il provvedimento, composta da 53 articoli, introduce una serie di “misure urgenti” che dovranno servire a riorganizzare la “macchina amministrativa” statale e favorire il ricambio generazionale, come dichiarato dal Ministro della Funzione pubblica Marianna Madia.
Trattenimento in servizio – I dipendenti pubblici che matureranno, dopo il 31 ottobre, i requisiti necessari per il pensionamento saranno obbligati a lasciare il posto di lavoro. Questa la principale novità introdotta dalla riforma. Viene meno, quindi, il trattenimento in servizio, istituto che fino ad oggi ha consentito, a coloro che avevano già raggiunto l’età pensionabile, di allungare il periodo lavorativo per ulteriori due anni. Rimangono, tuttavia, alcune eccezioni. Il decreto, infatti, non verrà applicato ai magistrati (ordinari, contabili e amministrativi), ai militari e agli avvocati dello stato, per i quali l’obbligo del pensionamento è stato “congelato” fino alla fine del 2015 onde evitare carenze di organico, accogliendo così, le indicazioni del Capo dello Stato.
Mobilità obbligatoria – Il decreto prevede per i dipendenti pubblici, che prestano servizio in un ente con evidenti problemi di esuberi, il trasferimento ad altri uffici nel raggio di 50 chilometri. Tale eventualità non potrà essere scongiurata né dal lavoratore, negando il proprio consenso al trasferimento, né tanto meno dall’ente di destinazione, il quale, nel caso evidenzi carenze di personale, sarà obbligato ad accettare tali trasferimenti. Infine, nel decreto, è previsto che tutti gli uffici pubblici si impegnino a rendere noti, sia la quantità di personale di cui necessitano, sia i criteri di selezione per le nuove assunzioni. Tra le novità introdotte dalla riforma, la mobilità obbligatoria sarà, probabilmente, quella destinata a creare maggiore polemiche tra gli impiegati della pubblica amministrazione.
Fondo allocazione personale P.A. – 15 milioni di euro per il 2015 e 30 milioni per il 2016. Questa la cifra stanziata dal governo per far fronte ai costi della mobilità obbligatoria o ad una “fuga di massa” verso gli uffici che pagano di più. Infatti, proprio per scongiurare questa eventualità, il fondo potrebbe essere utilizzato anche per compensare possibili differenze di retribuzione in caso di trasferimento forzoso.
Turnover – E’ tutta qua l’essenza della riforma. Secondo stime del Governo, infatti, grazie al turnover sarà possibile creare 15.000 nuovi posti di lavori in tre anni, favorendo in particolar modo l’occupazione giovanile. Per fare questo, in base alla nuova riforma, verrà eliminato il blocco che permetteva agli enti pubblici di assumere un numero limitato di nuovi dipendenti, il 20%, calcolato in rapporto a coloro che ogni anno andavano in pensione. Adesso, invece, le quote aumenteranno proporzionalmente fino a raggiungere il 100% nel 2018.
Lotta alla corruzione – Sul fronte della lotta alla corruzione va segnalato, innanzitutto, l’insediamento del Commissario Cantone al vertice dell’Anac. L’autorità, d’ora in poi, potrà ispezionare le opere di Expo 2015 e commissariare, eventualmente, quelle coinvolte in episodi di malaffare; le quali, adesso avranno fino a 30 giorni di tempo per mettersi in regola. Altresì, viene introdotta una nuova procedura, in base alla quale l’Anac in caso di arresto o reati “propone al prefetto competente, o di ordinare il rinnovamento degli organi sociali oppure provvederà, direttamente, alla gestione straordinaria dell’impresa, limitatamente all’appalto in oggetto”.
Reazioni sindacali – Che si trattasse di un tema delicato era fuori discussione; dimostrato dal fatto che la riforma della P.A. è una questione che l’Italia si trascina da tempo, ma che per varie ragioni, non si è mai riusciti ad attuare; ma lo conferma, ancora di più, il fatto che questa volta le reazioni dei sindacati sono arrivate decise e compatte. La critica più dura è arrivata dal Segretario CGIL Camusso, la quale ha voluto segnalare la mancanza di coraggio del Governo nell’affrontare un una riforma così importante per i cittadini. Dure critiche sono poi arrivate anche da parte di CISL-fp, CGILfp e UILfpl, i quali, nel sottolineare la necessità di favorire un reale turnover, hanno paventato la possibilità di una grande mobilitazione contro la riforma.
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