L’aumento Iva e l’impatto sui consumi
Un’intera nazione schiacciata dall’effetto domino
di Andrea Ranelletti
Cade il Governo, arriva l’aumento dell’Iva. Il probabile collasso dell’esecutivo Letta, dovuto al ritiro dei ministri in quota Pdl, è destinato a far scattare l’incremento della tassa dal 21 al 22% già a partire dal prossimo 1 ottobre. L’aumento – che già avrebbe dovuto entrare in vigore nello scorso luglio – è stato per mesi dapprima paventato come funesta eventualità, quindi presentato come rischio incombente e infine come nuovo e inevitabile sacrificio cui dovrà sottoporsi una nazione intera, in cui il calo progressivo dei consumi sta già rivelando i suoi duri effetti sull’economia.
La caduta del Governo e l’incertezza sulle future prospettive paiono destinati a far arenare le trattative per l’annullamento dei pagamenti della seconda rata Imu sulla prima casa, previsti per metà dicembre. Inoltre, manca ancora l’approvazione definitiva al decreto dello scorso mese che ha cancellato la prima rata Imu, predisponendo le coperture necessarie a evitare la tassa: qualora la caduta del Governo compromettesse la definitiva conversione in legge, si profilerebbe un nuovo duro colpo per le tasche degli italiani.
«Chi pagherà di più per l’aumento dell’aliquota dell’Iva al 22% […] saranno le famiglie meno abbienti» sostiene il Presidente della CGIA di Mestre Bortolussi, ribadendo come l’aumento finirà per causare una contrazione dei consumi pari a circa il 3% già nei prossimi mesi. «A pagare il conto – conclude Bortolussi – saranno anche gli artigiani e i commercianti che, nella stragrande maggioranza dei casi, lavorano per il mercato domestico. […] La politica ha perso una grande opportunità».
La Codacons, associazione che si occupa della difesa dei diritti dei consumatori, stima che l’incremento dell’Iva causerà un aumento di spesa pari a 209 euro medi annui per una famiglia di 3 persone, fino a 349 euro per un nucleo familiare composto da 5 membri. Secondo il Presidente della Codacons Carlo Rienzi, «oltre questi effetti diretti, l’aumento dell’Iva produrrà un disastroso effetto domino, con un incremento dell’inflazione, una pesante diminuzione dei consumi e un rincaro generalizzato dei listini al dettaglio».
«Il passaggio dal 21 al 22 per cento dell’aliquota ordinaria è solo la conseguenza più immediata della tempesta che ha investito l’esecutivo» scrive Luca Cifoni sul Messaggero, ricordando come sia necessario anche riuscir a trovare un miliardo e mezzo di euro necessari a far rientrare il rapporto Deficit/Pil entro il 3%, onde non dover subire la bocciatura del budget da parte della Commissione EU.
«La vera incognita sul futuro è rappresentata dalla variabile dello spread» scriveva ieri sul Corriere della Sera Mario Sensini. «Se dovesse riprendere ad allargarsi come conseguenza dell’instabilità politica rischierebbe davvero di fare danni molto seri. Già ieri, dopo le dimissioni dei ministri del Pdl, il differenziale tra il nostro Btp ed il Bund tedesco è salito a 270 punti base, 35 più di una settimana fa. E ogni 10 punti base in più – conclude l’editorialista del quotidiano milanese – equivalgono a regime a un miliardo di euro di maggior spesa per gli interessi pagati sui titoli di Stato».
(fonte immagine. http://www.roccocipriano.it/)