Il lato oscuro del divertimento di massa
In “Vice Versa” Cerio svela l’essenza artificiale dei santuari del turismo
di Federica Salzano
Cosa significa viceversa? Al contrario, invertito, in senso opposto. Ma cosa succede se questa espressione diventa un suggerimento per interpretare le cose? Osservare il mondo “a testa in giù” potrebbe aiutare a comprenderne meglio l’essenza. Si tratta di istaurare un dialogo tra opposti concettualmente collegati e in questo modo mettere in luce aspetti che permettono di accedere alla realtà delle cose nonostante l’iniziale straniamento.
È questa la sensazione che si avverte osservando le foto raccolte nell’ultimo volume di Stefano Cerio – “Vice Versa”, appunto – presentato al MAXXI B.A.S.E. di Roma. Il libro fotografico, edito da Contrasto, è diviso in tre sezioni: Night Ski, Winter Acquapark e Navi da crociera. Una raccolta di immagini scattate nei principali luoghi del divertimento di massa, in una prospettiva inedita: piste da sci di notte, parchi acquatici d’inverno, navi da crociera vuote. Spazi che vivono della loro funzione e che osservati privi della presenza umana, svelano la loro essenza artificiale e si trasformano in realtà surreali e stranianti. Questi “ritratti in assenza” svelano una dissonanza tra realtà e finzione che però non viene esplicitamente mostrata ma resta nella dimensione del percepito.
E in questo senso il lavoro della campionatura e della scelta dei soggetti assume un ruolo fondamentale. Lo sguardo si posa su contesti profondamente diversi e ne svela l’intima connessione che viene ritrovata in quella stessa sensazione di straniamento che emerge dall’osservarli. Il risultato è una serialità più concettuale che formale, un pensiero unico a fronte di una forma e uno stile che cambiano di volta in volta.
La realizzazione non è stata sempre agevole. Cerio racconta di quando, in cima alle piste da sci, solo con la luce di una torcia doveva individuare i soggetti delle foto nel buio profondo della notte, squarciato per un istante dalla potenza dei flash. Oppure della difficoltà di cogliere i pochi attimi di tranquillità su una nave da crociera sempre in attività. Il tutto accompagnato da una macchina fotografica che non rinuncia alla ritualità del rullino e che non cede al fascino del digitale e alle lusinghe di una postproduzione troppo invadente.
Durante l’incontro è stato anche proiettato il video “Cruise Ship” nel quale le coppie di opposti sono presentate in modo ancora più evidente. Le immagini caotiche della vita da crociera sono accompagnate dal silenzioso incedere della nave nel mare e dal fruscio del vento che lo accompagna. In tutto ciò è interessante constatare come nelle più comuni forme del divertimento di massa venga meno l’equilibrio tra i costumi sociali e la natura. Questa perde man mano la sua autenticità e diventa sempre più debole e addomesticata: dalle piste da sci, passando per le navi da crociera, fino agli acquapark che ce ne presentano addirittura un vero e proprio surrogato artificiale.
Cerio evita di esprimere giudizi, la sua non vuole essere una fotografia sociale. Ma è difficile non intravedere in essa una velata denuncia di una cultura che tende ad allontanare sempre più la realtà dall’autenticità. Concetti ripresi ed estremizzati nel prossimo lavoro del fotografo, che per indagare sempre più a fondo il rapporto tra realtà e finzione si è recato fino in Cina, patria dell’artefatto. “Persino il colore del cielo a Pechino – ha raccontato – è determinato dall’uomo. Basta spegnere le fabbriche per un giorno e dal bianco fumo si passa al celeste”.