“Quadraro nel core”: la street art a Roma
Negli ultimi anni nella capitale la street art si è fatta sempre più spazio, soprattutto nei quartieri di periferia, diventando arte autentica e riconosciuta
Una città antica come Roma, dove i colori delle Terme di Caracalla, dal blu cobalto al rosso porpora, esaltavano la brillantezza dei marmi, oggi ha perso parte della sua meravigliosa cromia. Spostandosi dal centro alle periferie si raggiungono alcuni quartieri alla ricerca di una urbanizzazione meno grigia.
Dal Quadraro, quartiere popolare, a Rebibbia, tristemente conosciuta per il carcere, alla “Walk of Fame” del quartiere Ostiense, al progetto sulla riqualificazione urbana di S. Basilio, alle case popolari di Tor Marancia, ai Pittori-poeti anonimi del Trullo – con scritte “Se l’arte s’è estinta, sur muro una tinta” – fino allo storyboard di Alice Pasquini, si tratta di opere all’aperto considerate finalmente un bene pubblico.
La street art in questi anni si è evoluta, passando dall’illegalità del graffitismo ad arte autentica e riconosciuta, grazie anche ad opere come quelle del noto urban artist romano Mauro Pallotta, che ha fatto scalpore con il famoso murales sul “Super Pope”.
Il concetto di vivere le strade come un luogo familiare ha portato ad istituire il M.U.Ro, Museo della Urban art di Roma, all’aperto, che si visita passeggiando e rivolto ad un pubblico di tutte le età. Ideato da David Daviù Vecchiato nel 2010, la novità del museo non è data solo dal luogo in cui è ospitato, il quartiere del Quadraro, tra la via Tuscolana e il parco di Tor Fiscale nella zona sud della capitale, ma dal fatto che gli artisti abbiano rispettato la conformazione delle strade, discutendo le opere con i Comitati di quartiere.
Arte e politica emergono dalle periferie vicine al Grande Raccordo Anulare per raccontare un’altra città. Per questo motivo, Ron English, famoso autore del murales Abraham-Obama in cui i volti dei due presidenti si sovrappongono, ha accettato di dipingere una sua opera proprio qui, il Mickey Mouse con la maschera anti-gas. Proprio a questo quartiere è stata conferita la medaglia d’oro al merito civile per la resistenza al nazifascismo; qui sorge il primo nucleo di dipinti del M.U.Ro, appunto lungo il muro dove vennero allineate le quasi mille persone che sarebbero poi state deportate.
Un museo, dunque, che parte “dal basso”, che integra l’arte contemporanea con il tessuto sociale, perseguendo un obiettivo di rinascita, nell’ottica site-specific della ricostruzione, attraverso anche visite guidate che raccontano la storia della lavorazione dei murales da parte di firme importanti e nell’ottica community-specific della convivenza di quartiere.
“La città completa l’opera“, che a sua volta racconta il contemporaneo. La collezione di opere la cui fruizione è gratuita nasce “dal basso”, dall’interazione tra quartiere e abitanti, e contribuisce a creare un nuovo strato culturale. Come nel caso dell’Outdoor Urban Festival ospitato nello spazio dell’ex Caserma Guido Reni, a Roma emergono nuove realtà di riqualificazione territoriale che attraverso un linguaggio visivo comunicano la nuova identità di luoghi abitualmente trascurati. Non a caso il fumettista Zerocalcare ha scritto sul suo murales a metro Rebibbia “Qui ci manca tutto, non ci serve niente”.
Marta Donolo
Immagine di copertina via facebook.com/MuseoUrbanROma