A Orhan Pamuk il Premio “Giuseppe Tomasi di Lampedusa”
Orhan Pamuk vince la quattordicesima edizione del Premio Internazionale Giuseppe Tomasi di Lampedusa di Santa Margherita Belice (Agrigento) con il libro “La ragazza dai capelli rossi” pubblicato da Einaudi
La cerimonia di premiazione si è svolta la sera del 12 agosto nella piazza Matteotti del comune agrigentino. A premiare l’autore turco è stato il primo cittadino, Franco Valenti insieme ai membri della giuria del Premio presieduta da Gioacchino Lanza Tomasi, e composta da Salvatore Silvano Nigro, Giorgio Ficara e Mercedes Monmany.
<<Il romanzo non sta morendo, anzi è più forte di prima – ha commentato Pamuk durante la serata -. I libri cambiano forma e tema, ma non possono morire. E come dice Tomasi di Lampedusa ne Il Gattopardo, anche i romanzi cambiano, per non cambiare mai>>.
Per ogni lettore appassionato che si rispetti, trovarsi vis à vis con lo scrittore amato o con il proprio mentore culturale è certamente il coronamento di un sogno e, da ben quattordici edizioni il Premio Internazionale letterario rappresenta un evento sofisticato di grande spessore che riesce a coniugare libri, buona musica, letteratura, teatro e cinema in un unica elegante kermesse che riesce a richiamare centinaia di spettatori da ogni parte della provincia.
Da Edoardo Sanguineti ad Amos Oz, da Mario Vargas Llosa a Fleur Jaeggy passando per Emmanuel Carrère, sono solo alcuni dei nomi dei protagonisti premiati nelle scorse edizioni del Festival margheritese. E se la buona letteratura ha il suo ruolo principe, anche la musica non è mai stata da meno.
Durante la manifestazione di ieri sera infatti, tra parole e musica, si sono alternati artisti del calibro di Peppe Servillo accompagnato dal gruppo musicale Solis String Quartet, l’attore siciliano Lando Buzzanca che si è immerso nella divina opera dantesca, recitando il canto quinto di Paolo e Francesca e, infine a chiudere la serata è stato il cantautore Eugenio Finardi. Madrina e presentatrice dell’evento, l’attrice Daniela Poggi.
<<Ho incrociato il nome di Giuseppe Tomasi di Lampedusa quando avevo dodici o tredici anni – afferma il Nobel -, circa dodici anni dopo ho letto la versione turca de Il Gattopardo grazie al critico letterario Lucas che consigliava la lettura di questo autore. All’epoca avevo già deciso che sarei diventato uno scrittore.>>
Volevo fare lo scrittore: è esattamente con queste parole che inizia il libro vincitore del Premio “La ragazza dai capelli rossi”. Un incipit programmatico, preludio di qualcosa che non si avvererà nel corso della narrazione:
<<Volevo fare lo scrittore. Ma, dopo i fatti che mi accingo a raccontare, sono diventato un geologo e un costruttore. Non credano i miei lettori che questi eventi siano morti e sepolti, che questi fatti appartengano al passato solo perché ho deciso finalmente di narrarli. Ogni volta che torno a pensarci, ogni volta, sento addosso il peso di quei momenti. Per questo sono sicuro che anche voi, come me, vi lascerete trascinare nella spirale dei misteri del rapporto tra padre e figlio.>>
(da La ragazza dai capelli rossi)
<<I libri hanno il compito di lasciare una traccia e raccontare sentimenti – ha commentato Pamuk -. Io cerco di parlare della parte più responsabile di me. Trovare un equilibrio tra la parte più oscura e quella sociale.>>
“La donna dai capelli rossi”
Cem giovane protagonista del romanzo vuol fare lo scrittore e per racimolare dei soldi decide di lavorare come cavapozzi a Instanbul con Mahmut Ustat, il maestro a cui il “il signorino” viene affidato come apprendista, dopo l’abbandono del padre naturale.
Cem è un figlio orfano che avverte l’assenza del genitore e sa che deve darsi da fare per realizzare il sogno di diventare romanziere e poter continuare a studiare.
Durante una delle sue noiose giornate di lavoro incontra per caso una ragazza bellissima dai capelli rossi come il fuoco e il fascino tipico delle attrici.
Incontra la sua Giocasta che ha però il doppio dei suoi anni. Quella figura femminea, conturbante e ammaliatrice, diventa per lui un pensiero febbrile, quasi di un’ossessione capace di cambiargli l’intera esistenza. Sarà lei ad iniziarlo all’eros, alle passione della carne, e da quell’unica notte di amore, per il giovane Cem, cambierà tutto.
<<È bellissima, ha i capelli rossi come le fiamme e il fascino irresistibile dell’attrice che sul palco sa trasformarsi nell’eroina sensuale e perduta dei poemi. Cem è solo un umile apprendista quando la vede per la prima volta: non sa che da quel giorno anche la sua vita seguirà la traiettoria fatale e misteriosa delle tragedie cantate dai poeti.>>
Con la storia di Cem, Orhan Pamuk interroga l’Occidente. Intreccia la storia greca dell’Edipo Re di Sofocle con il Rostam e Sohrab di Ferdowsi.
Un romanzo che pulsa di tenebra, di canali sotterranei, silenzi, precipizi della carne, dell’eros. Romanzo tra i meno saggistici di Pamuk che in ogni caso confermano la sua supremazia letteraria.