Soči(al) Network, Day 4: Ireen Wüst, Putin e l’abbraccio che non ti aspetti
di Paolo Pappagallo
su Twitter @paul_parrot
L’abbraccio olimpico che non ti aspetti arriva quando sulla sponda orientale del Mar Nero sono ormai calate le luci della sera, gli occhi del mondo sono, almeno per qualche ora, posati altrove e perfino re e regine hanno abbandonato il loro ampolloso cerimoniale diurno per mischiarsi con il cuore pulsante e sportivo della propria spedizione patria.
Un’occasione conviviale sicuramente molto, molto speciale, quella nel cuore di Casa Olanda a Sochi. Perché accanto a Sua Altezza Orange Guglielmo Alessandro e alla moglie Maxima, in carne, ossa e giacca da sci rossa c’è lui, il padre-padrone assoluto della sfarzosa avventura olimpica in terra russa: lo Zar Vladimir, il lievito madre di quelle che in molti, non a caso, hanno ribattezzato le “Putiniadi”.
Un paio di birre, il discorso in inglese del “sovrano” di casa ai regnanti ospiti e poi, ecco l’incontro, assolutamente fortuito e imprevedibile, nei corridoi del loft arancione con una delle stelle più fulgide dell’intera brigata invernale dei Paesi Bassi.
Lei è Ireen Wüst, ha 27 anni ed ha appena vinto la medaglia d’oro, la sua terza olimpica e quarta complessiva in carriera ai Giochi, nei 3000 metri del pattinaggio di velocità. Segni particolari, nella nazione apertamente ostile al tema: è dichiaratamente lesbica e fidanzata con la connazionale e compagna di squadra Sanne Van Kerkhof, una relazione svelata al mondo già con un bacio tra le due sul podio di Vancouver 2010. Insomma, il rendez-vous deciso dal destino, tra il Presidente e la campionessa “arcobaleno”, sembra la cornice perfetta per regalare un’istantanea di ghiaccio, e soprattutto fuoco, su uno dei temi più scottanti celati all’interno della complessa e contestata matrioska olimpica.
Invece, dopo un breve dialogo tra i due, ecco i segnali di tensione sciogliersi rapidamente in un abbraccio caloroso, nello stupore generale, proprio su iniziativa di un espansivo Putin. Personaggio sicuramente poco incline ad eloquenti manifestazioni d’affetto en plein air, il che rende il gesto ulteriormente denso di sfumature e, in particolare, di interrogativi. Nel frattempo, con la sequela di punti interrogativi a corredarne la descrizione, il video diventa virale prima nelle tv russe, poi in lungo e in largo per il web: gesto distensivo per stemperare le polemiche sulla legge anti-propaganda omosessuale? Genuina ammirazione per un’atleta dal pedigree vincente? Semplice saggio breve sul metodo Stanislavskji per uscire rapidamente da una situazione di imbarazzo?
Quel che è certo è che, ad uscire bene da tutta la querelle del momento, è senza dubbio la Wüst. Una ragazza tanto letale nel tagliare il ghiaccio con efferata spietatezza, quanto schietta ed estremamente diretta una volta smessi i pattini di gara. Le avevano pronosticato un possibile parallelismo storico addirittura con Jesse Owens – l’atleta nero premiato da Hitler nelle Olimpiadi di Berlino – in caso di vittoria a Sochi, lei aveva subito puntato il dito verso l’esclusività e la pregnanza dell’obiettivo olimpico. “Voglio parlare solo di pattinaggio. Perché non chiedete a Sven Kramer (ndr, altro oro olandese nella velocità) come va la sua vita sentimentale?”, ha detto a fine gara Ireen. Senza retorica, solo con tanta voglia di sfrecciare sulla superficie gelida e lasciare le polemiche fuori dall’albo d’oro di un’avventura a cinque cerchi.