I numeri della manovrina
A dieci giorni dall’approvazione della manovra, un piccolo bilancio su cifre ed effetti
di Andrea Ranelletti
Un miliardo e 600 milioni di euro per riportare il disavanzo pubblico al di sotto della soglia del 3%. Questi i numeri fondamentali della cosiddetta “manovrina” del 9 ottobre scorso, il provvedimento che servirà a mettere ordine ai conti dell’Italia e a consentire di rientrare nei numeri richiesti dall’Europa. Due le strade individuate per trovare la liquidità necessaria: riduzione delle spese dei ministeri e dei trasferimenti agli enti locali (che frutterà 1 miliardo e 100 milioni complessivi) e vendita degli immobili di proprietà del Demanio (500 milioni). Scongiurati in ultima battuta gli aumenti dell’accisa sulla benzina (6,5 centesimi al litro) e sugli acconti Ires e Irap.
Risparmiati dai tagli della “manovrina” i Ministeri della Sanità, dell’Istruzione e della Ricerca. “Si tratta di tagli attuati in forma più o meno lineare” ha affermato il Ministro Fabrizio Saccomanni, che si dichiara ottimista sull’efficacia delle cessioni degli immobili di proprietà dello Stato, un provvedimento da anni in discussione ma ancora non intrapreso. Gli immobili saranno ceduti alla Cassa depositi e prestiti, società finanziaria per il 70% di proprietà del Ministero dell’Economia e per il restante 30% in mano alle fondazioni bancarie, e quindi gradualmente reinseriti nel mercato.
Sulla necessità di porre ordine ai conti pubblici italiani si era espresso a metà settembre il Commissario Europeo per gli Affari Economici e Monetari Olli Rehn, che aveva palesato la propria preoccupazione per l’incapacità del nostro Paese a rimettersi sulla giusta via. « I dati sul Pil del Paese sono deludenti – aveva avvertito Rehn – L’Italia onori gli impegni assunti in Europa: la stabilità di bilancio è fondamentale per consentire al Paese una riduzione costante del debito pubblico e intraprendere un percorso di crescita sostenibile».
Gran parte del peso della manovra cadrà sui bilanci dei comuni italiani che, messi in difficoltà dal restringimento dei trasferimenti, dovranno far maggior rilievo sul fondo di solidarietà comunale del 2013.
«Abbiamo bisogno di fare un manovrone e non una manovrina» ha chiosato il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, commentando le stime riguardanti gli effetti che le mosse contenute nella manovra avranno sull’economia italiana. «Con lo status quo noi dalla crisi non usciamo, il nostro Paese rimarrà a crescita bassa o nulla. Pensavamo di rettificare a -1,8% dal -1,6% il pil di quest’anno ma, visto che in questo momento si è recuperata la stabilità politica il -1,6% dovrebbe essere la proiezione più probabile». Squinzi ha infine concluso includendo un’ulteriore nota d’ottimismo: «I dati della congiuntura economica internazionale stanno migliorando e questo ci potrebbe dare una mano».
«Il governo è […] in grado di gestire le sfide della politica economica per un periodo di tempo congruo» ha dichiarato infine Saccomanni, aggiungendo: «Queste misure penso che potranno avere un significato positivo nelle aspettative dei mercati finanziari. Naturalmente senza la crisi politica lo spread si sarebbe avvicinato ai livelli più bassi già in questa fase di chiusura nel 2013».
(fonte immagine: http://www.ansa.it)