Verso il voto del 25 settembre: guida alla legge elettorale
Proviamo a spiegare, in maniera semplice, la legge elettorale con la quale voteremo il prossimo 25 settembre per il nuovo Parlamento: una guida con informazioni utili per orientare (e)lettori e (e)lettrici in vista delle prossime elezioni politiche.
Prima di iniziare
Prima di iniziare questo approfondimento bisogna specificare una cosa: in tutte le democrazie le regole che dettano il voto sono combinati da una serie di leggi e regolamenti diversissimi tra loro. Dagli Stati Uniti ad Israele passando per l’Europa non esiste un sistema elettorale identico. E sono tutti complicati. Quindi non sentitevi in colpa se non siete sul pezzo. Le regole elettorali vengono costruite tenendo in considerazione tantissimi elementi e, nel nostro caso, è difficilissimo avere una legge elettorale “perfetta”, duratura nel tempo e facile da capire.
Questo perché, a prescindere da quello che dice la Costituzione, sono i politici (Governo e Parlamento) a decidere le regole delle leggi elettorali. E i politici da una parte tendono a trovare le regole che possono avvantaggiare il loro schieramento e dall’altra devono tenere in considerazione la platea degli elettori che cambia come cambia la demografia del nostro paese.
Pensate che, dal secondo dopoguerra ad oggi, l’Italia ha cambiato 6 volte legge elettorale e tuttora sono depositate in Parlamento diverse proposte di legge. In teoria questo governo e questo Parlamento avrebbero dovuto cambiare l’attuale legge elettorale prima della scadenza naturale della legislatura (primavera 2023). Poi Draghi ha rassegnato le dimissioni. Andremo quindi a votare con la legge che in gergo viene chiamata Rosatellum che prende il nome dal suo ideatore, Ettore Rosato, oggi presidente del partito Italia Viva.
1. La scheda elettorale e la modifica della Costituzione del 2020
Ma stiamo divagando. Partiamo dalla fine. E concentriamoci solo sulle prossime elezioni politiche. Il prossimo 25 settembre vi consegneranno una scheda simile a questa qui sotto. Anzi, due: una per eleggere i rappresentanti della Camera dei Deputati e una per i rappresentanti del Senato della Repubblica.
In seguito ad una modifica della Costituzione del 2020, il prossimo Parlamento sarà il primo con un numero di parlamentari ridotto: alla Camera si passa dai 630 a 400 deputati e al Senato da 315 a 200. L’altra novità è che potranno votare per il Senato anche i diciottenni (prima al seggio ti consegnavano la seconda scheda, quella per votare senatori e senatrici, solo se avevi 25 anni).
2. Cosa implica votare con il Rosatellum
Il Rosatellum è lo stesso meccanismo delle elezioni del 2018, ma nel caso delle elezioni del 25 settembre è stato adattato alla nuova composizione del Parlamento. Insomma le regole della legge elettorale sono grossomodo le stesse del 2018, ma il sistema di ripartizione dei seggi e dei collegi elettorali si sono dovuti riadattare in seguito alla modifica della Costituzione.
Il sistema si basa su un mix di maggioritario e proporzionale. Questo significa che un terzo dei seggi di Camera e Senato viene assegnato con un sistema maggioritario – ovvero chi prende più voti vince nel collegio – e gli altri due terzi con un sistema proporzionale attraverso un meccanismo di listini “bloccati” composti dai singoli partiti.
I collegi uninominali – ovvero quelle circoscrizioni che eleggono un unico rappresentante – saranno in tutto 221 (147 per la Camera dei Deputati e 74 per il senato) e, come già detto, chi nei collegi prende anche un solo voto in più dell’avversario vince il seggio ed entra in parlamento. Ecco perché in questi giorni i singoli partiti e le coalizioni cercano di mettere nelle liste dell’uninominale i candidati più noti o comunque quelli che potrebbero portare più voti.
Gli altri 367 parlamentari (245 deputati/e, 122 senatori o senatrici) sono eletti con in proporzione ai voti ricevuti dai singoli partiti a livello nazionale.
Tornando al fac simile della scheda elettorale ecco spiegato perché è divisa in due parti. Sulla scheda troveremo per ogni coalizione (o lista singola, se non alleata) un candidato al collegio uninominale e, accanto a ogni simbolo, una breve lista bloccata (non sono previsti voti di preferenza) di candidati che lo sostengono. Basta un segno su un simbolo della lista o sul nome del candidato della lista uninominale. Ma attenzione: con questo sistema non è possibile il voto disgiunto questo significa che se nella parte della scheda dedicata all’uninominale voglio votare Paperino della lista Paperopoli, dovrò votare lista Paperopoli anche nella parte dedicata al proporzionale.
Dopo l’approvazione definitiva della riforma del taglio dei parlamentari, il governo è dovuto intervenire un paio di mesi dopo per ridisegnare la mappa dei collegi elettorali in cui è diviso il paese.
Fin qui tutto chiaro? Ricapitolando, 222 seggi (circa il 37% del Parlamento) verrà assegnato con un sistema maggioritario. Nei cosiddetti “collegi uninominali”, i partiti presentano un singolo candidato e vince chi prende anche un solo voto in più rispetto agli avversari. In questo caso possiamo scegliere il candidato.
Circa il 61% dei posti in Parlamento (366) è assegnato con un sistema proporzionale. Nei cosiddetti “collegi plurinominali”, in cui è suddiviso il territorio italiano, i partiti presentano una lista di candidati e ricevono un numero di seggi in Parlamento in proporzione al numero di voti ricevuti. In questo caso, gli elettori non possono indicare preferenze sui nomi dei candidati, che sono eletti in base all’ordine dei nomi sulle liste presentate dai partiti.
3. Soglia di sbarramento: cos’è e a chi conviene
La soglia di sbarramento è una percentuale di voti al di sotto della quale non si viene ammessi alla ripartizione. Nel caso del Rosatellum è prevista una soglia di sbarramento nella quota proporzionale pari al 3% su base nazionale, sia al Senato che alla Camera, con l’eccezione delle liste relative alle minoranze linguistiche per le quali la soglia è al 20% nella regione di riferimento. In aggiunta alla soglia del 3%, è prevista anche una soglia del 10% per le coalizioni (in tal caso però almeno una lista deve aver superato il 3%, mentre una lista che raggiunge il 3% all’interno di una coalizione sotto il 10% è ammessa comunque al riparto).
Ricapitolando: per eleggere i parlamentari i partiti dovranno ottenere almeno il 3% dei voti su base nazionale, mentre se si presentano in coalizione quest’ultima dovrà ottenere almeno il 10%. Saranno ammesse alla ripartizione dei seggi al Senato anche le liste che otterranno almeno il 20% dei voti su base regionale: una regola che garantisce rappresentanza, per esempio, al partito autonomista Südtiroler Volkspartei.
In questi giorni i partiti stanno lavorando alle alleanze dal momento che questo sistema favorisce chi si presenta in colazione perché possono avere più forza soprattutto nei collegi uninominali. I primi partiti che hanno scelto di andare in colazione sono quelli del centro destra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) e guardando i sondaggi sono ad oggi i favoriti. Il centro sinistra invece ancora sta lottando per trovare una quadra, ma non preoccupatevi: tutto questo rumore finirà nel momento in cui i partiti dovranno presentare ufficialmente i contrassegni dei partiti o movimenti che parteciperanno alle elezioni politiche (entro le 16 del 14 agosto) e tutto sarà definitivamente chiaro quando dovranno poi presentare le liste dei candidati (entro le 20 del 21 agosto).
Chi corre da solo quindi dovrà sudare parecchio perché dovrà condurre una campagna elettorale in autonomia e lottare per superare la soglia del 3% che non è facile. Vi faccio un esempio pratico. Mettiamo che il Partito di Paperino si presenti da solo e non in una colazione. Numeri alla mano e con un po’ di approssimazione significa che il partito di Paperino dovrà ottenere almeno un milione di voti: se ci riuscirà potrà far entrare alla Camera circa 10 deputati e al senato tra i 3 e 5 senatori o senatrici, un po’ pochi per far valere le sue idee in parlamento e soprattutto per essere incisivo nella formazione del nuovo Governo.
Per concludere
Elettori ed elettrici il 25 settembre potranno trovarsi di fronte a delle criticità: non sarà possibile votare in maniera disgiunta quindi potrebbe verificarsi il caso in cui all’uninominale se l’elettore vorrà scegliere Paperino perché gli sta simpatico e crede nelle sue idee e nella sua politica, qualora non gli piacesse la coalizione con cui corre (lista Paperopoli) non potrà farci nulla.
Teniamo infine a mente il partito che negli ultimi anni va per la maggiore: quello dell’astensionismo (alle ultime politiche ha votato il 72,9% degli aventi diritto). I litigi e l’entropia della politica non fanno altro che gettare benzina sul fuoco dell’astensione e le regole elettorali non facilitano una chiara comprensione del fenomeno e quindi possono generare frustrazione e smarrimento.
Approfondimento a cura di Damiano Sabuzi Giuliani
Immagine di copertina via Flickr