Reddito di base per chi fa arte: in Irlanda è realtà

Tempo di lettura 7 minuti
L’Irlanda ha introdotto il reddito di base per chi fa arte. L’esperimento, iniziato nel 2022, ha avuto molti risvolti positivi, sia economici sia sociali. Restano, però, alcune problematiche da risolvere

Un reddito base per chi fa arte in Irlanda

In Irlanda è stata ufficializzata la legge Basic Income for the Arts (BIA) voluta dal ministro della Cultura, delle Comunicazioni e dello Sport Patrick O’Donovan. Chi per professione è artista o creativo, a partire da settembre 2026, riceverà 325 euro a settimana, da tassare come un semplice lavoro autonomo. La sperimentazione era stata voluta nel 2022 da Catherine Martin, ex ministra irlandese del Turismo e della Cultura. Martin aveva stanziato circa 28 milioni di dollari per il settore artistico a seguito della pandemia di COVID-19. E, visti i risvolti economici positivi di questa iniziativa, il paese ha deciso di renderla permanente.

I potenziali beneficiari, selezionati in modo casuale, dovevano presentare due prove documentali della loro professione in uno o più dei seguenti ambiti: arti visive, teatro, letteratura, musica, danza, opera, cinema, circo e architettura.

I benefici del reddito di base per l’arte in Irlanda

Negli ultimi anni l’arte irlandese sta avendo un grande successo, all’interno dei confini nazionali e non. Il blog di Art Basel, una delle fiere d’arte contemporanea e moderna, ha analizzato come l’arte irlandese stia conquistando il mondo, da settori più pop come cinema, televisione e musica a quelli più di nicchia come le arti visive. Art Basel ha intervistato la scrittrice Sara Baume, la quale attribuisce il successo dell’arte in Irlanda a diversi fattori. Per esempio la proliferazione degli editori indipendenti, e quindi molto appassionati. In Irlanda, poi, il Consiglio delle Arti è funzionante e ben finanziato. Infine, appunto, l’introduzione di programmi sociali come il Basic Income for the Arts.

I risvolti economici del reddito per l’arte in Irlanda

Lo sviluppo di questo settore ha portato anche tangibili guadagni per il Paese. Infatti, per ogni euro investito nel BIA, l’arte ha restituito allo stato 1,39 euro. A comunicarlo è stato un report di Alma Economics, società di consulenza che ha condotto la valutazione costi-benefici di questa sperimentazione. In tutto, il guadagno è stato di oltre 100 milioni di euro in benefici sociali ed economici.

In particolare, 16,9 milioni di euro sono derivati da introiti statali. Prima di tutto perché chi ha beneficiato dell’iniziativa ha aumentato il proprio reddito derivante dalle sue attività artistiche di oltre 500 euro mensili, generando maggiori entrate tributarie. Inoltre, secondo lo studio, i beneficiari del BIA hanno impiegato in media quasi otto ore settimanali in più nella propria pratica artistica. In questo modo hanno completato circa 3,6 opere nuove in più ogni sei mesi. Artisti e artiste con un reddito di base hanno anche investito mediamente 550 euro mensili aggiuntivi nella propria attività creativa, per l’acquisto di attrezzature e materiali, pubblicità, spazi di lavoro e viaggi professionali. In più, alcune di queste persone intervistate hanno affermato di aver dedicato più tempo a “ricercare, sperimentare, correre rischi e fallire”, il che ha migliorato la qualità del loro lavoro. Va da sé che l’aumento della quantità e della qualità dei lavori aumenta le possibilità di venderli.

Il rapporto ha evidenziato, infine, come gli artisti che hanno ricevuto il sostegno economico di base abbiano ridotto la propria dipendenza da altri programmi di protezione sociale, come la disoccupazione, ricevendo in media 100 euro in meno al mese da tali fonti.

Le critiche al reddito per l’arte in Irlanda

Sembra quindi che questa misura non porti a lavorare di meno ma, anzi, motivi e incentivi le persone a dedicare più tempo e impegno alla propria attività artistica e a pianificare una carriera a lungo termine. Una scelta prima quasi impossibile o molto più rischiosa in assenza di una sicura base economica.

Le risposte di artisti e artiste ai questionari del report attestano anche una migliore qualità del sonno, una riduzione dei livelli di ansia e stress e persino un calo dei casi di depressione. Oltre alla positività di questi risvolti a livello umano, il miglioramento del benessere fisico e mentale avrebbe comportato un risparmio statale di 80 milioni di euro. A lungo andare, cittadini e cittadine più in salute ridurranno la necessità di cure pubbliche e ulteriori misure di previdenza sociale.

Il metodo con cui questi ultimi dati sono stati rilevati, però, ha sollevato dei dubbi. Infatti, nel report finale, l’indicatore della salute fisica e mentale è ancora troppo vago, poiché basato sulle risposte personali e anonime a un questionario, quindi su stime altamente soggettive e che sono a rischio distorsione. Anche se, bisogna dirlo, a livello intuitivo questi dati potrebbero essere veritieri.

Cos’è l’artista?

Annette Clancy, direttrice del Master in Politica Culturale e Gestione delle Arti presso l’University College di Dublino, muove un’altra critica alla BIA. Secondo lei la definizione di “artista” per i criteri di selezione del bonus è un po’ ristretta ed esclude altre persone che collaborano nel settore culturale e artistico come, per esempio, i make-up artist. Inoltre, alcuni dei potenziali beneficiari hanno lamentato la selezione casuale, che in teoria doveva favorire l’imparzialità. Ma, in una società con forti disuguaglianze sociali ed economiche, questa modalità è alquanto utopistica. Il 47% dei beneficiari ha dichiarato infatti di preferire criteri basati sul bisogno economico. Anche perché diversi studi dimostrano come sia più probabile che una persona giovane di famiglia agiata si dedichi alla carriera artistica rispetto a un’altra in condizioni economiche precarie. Un’altra grande parte di persone beneficiarie del sussidio (37,5%) sostiene la necessità di una valutazione del merito artistico, il che però sarebbe molto più complesso e spinoso.

Vi è infine la questione legata agli artisti e alle artiste con disabilità. Sembra infatti che il reddito di base abbia ridotto le prestazioni assistenziali di cui queste persone necessitano, a causa dei meccanismi di calcolo del reddito complessivo. In alcuni casi ha causato tagli del 55% delle indennità di disabilità.

Reddito per l’arte in Irlanda preludio del reddito universale?

Ovviamente, se qualcosa non funziona perfettamente non significa che sia sbagliata. Anzi, i prototipi iniziali servono proprio per capire come ottimizzarli e renderli sempre più ambiziosi. Vanden Berghe, attivista sociale di lunga data che si definisce anarchico, muove una riflessione più ampia ed estremamente interessante. Il reddito di base «dovrebbe essere aperto a tutti, non solo agli artisti. I lavoratori precari sarebbero in grado di prendere decisioni ponderate, provare cose nuove, magari avviare una piccola impresa familiare». Insomma, secondo Berghe, il programma per gli artisti potrebbe rappresentare un modello per un più ampio sistema di Reddito di Cittadinanza Universale per altri settori della società. Per iniziare, suggerisce Berghe, si potrebbe introdurlo per altri lavori utili ma estremamente vulnerabili, come l’assistenza agli anziani.

Può sembrare un’idea da “fricchettoni”, pigri e poco ambiziosi. Ma Business Insider riporta come l’imprenditore multimiliardario Elon Musk e il CEO di OpenAI Sam Altman abbiano entrambi dichiarato che l’implementazione di un reddito di cittadinanza universale sarà essenziale nel prossimo futuro, quando l’intelligenza artificiale sostituirà i posti di lavoro nella maggior parte dei settori.

Reddito di base e produttività

Il punto del reddito universale o del reddito per l’arte, però, non è e non deve essere l’accumulo di denaro, né tantomeno il far spazio all’intelligenza artificiale in modo che aumenti a dismisura la produzione industriale e il capitale di pochi miliardari, con buona pace delle lotte per le diseguaglianze, il consumismo incontrollato e lo sfruttamento ambientale. In generale, i soldi non dovrebbero essere l’obiettivo, men che meno un valore, bensì un mezzo. Un mezzo per aumentare la qualità della vita delle persone, senza discriminazioni.

La consulente d’arte Annette Clancy, pur riconoscendo il valore del report di Alma Economics, ha affermato: «Bisogna chiedersi innanzitutto se un’analisi quantitativa sia il modo più appropriato per analizzare il BIA. Se il reddito di cittadinanza è ciò di cui si parla, perché ci concentriamo sulle ore lavorate e su come le persone impiegano il loro tempo? Questo va contro il principio del reddito di cittadinanza». Secondo Clancy, quindi, l’indagine dovrebbe vertere solamente sull’implementazione della qualità della vita e non in primis sulla “produttività”.

L’arte è utile?

Bisognerebbe, quindi, rivalutare il concetto stesso di “utilità”, che troppo spesso ha una mera connotazione economica. Ma, attraverso canzoni o film, possiamo per esempio imparare una lingua straniera. Oppure, la lettura di libri lunghi e complessi, ma bellissimi, può far sì che non ci facciamo fregare dal burocratese dei contratti.

A livello più profondo, l’arte può aiutarci a vedere il mondo da altre prospettive, analizzarlo e talvolta comprenderlo. Può permetterci di capire le altre persone e noi stessi, legittimando le nostre emozioni in modo da farci i conti, senza vergogna. Quando a creare siamo noi, l’arte ci aiuta a non esserne inghiottiti, da quelle emozioni. Infine, l’arte permette anche, semplicemente, di svagarci, in solitudine con le cuffie nelle orecchie, con amici e amiche a una festa o a una mostra con la famiglia una domenica pomeriggio. Dopodiché, come conseguenza di tutto questo, l’arte può certamente avere anche un’utilità economica, sia per le vendite delle opere, sia per l’aumento del benessere generale delle persone.

Insomma, se il valore di qualcosa o qualcuno si misurasse solo in termini di quanto e a quale velocità porta soldi alla società, l’arte non esisterebbe. Se invece dessimo un valore anche all'”inutilità” di essere semplicemente delle persone, ci sentiremmo un po’ più legittimati, per esempio, a guardare per ore un muro bianco. Un muro che per qualcuno, un giorno, potrebbe trasformarsi in una tela su cui dipingere le proprie emozioni e regalarle al mondo.

Articolo a cura di Iris Andreoni

Potrebbero interessarti anche...

Rispondi

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, scrivi a ghigliottina.it@gmail.com. Cookie Law

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, scrivi a ghigliottina.it@gmail.com.

Chiudi