In Ucraina una guerra nella guerra, quella delle persone trans* e LGBTIQ+
Gianmarco Capogna, Portavoce Nazionale Possibile LGBTIQ+, commenta sul nostro giornale la situazione delle persone trans* ucraine che provano a scappare dalla guerra.
Secondo quanto si apprende da alcune persone trans* ucraine, la loro situazione è particolarmente difficile specialmente in riferimento all’evacuazione del Paese. Questo perché molte di loro non hanno documenti rettificati in linea con la propria identità di genere e questo non permette il riconoscimento o crea grandissime criticità.
Come ha ricordato Ben Hunte nel suo articolo su VICE, si tratta di una vera e propria guerra nella guerra. Non solo l’orrore di quello a cui stiamo assistendo in Ucraina ma anche la lotta di persone non riconosciute che restano bloccate con grandissime difficoltà nel viaggiare e spostarsi in modo sicuro. Ma se da un lato c’è la paura di avventurarsi in un viaggio per scappare dalla guerra, l’arrivo dei russi è altrettanto motivo di grande timore. Sappiamo tutti delle leggi contro la propaganda LGBTIQ+ che la Russia ha approvato e la veemenza con cui attacca i diritti umani della nostra comunità.
Di fronte a tutto questo serve riconoscere speciali corridoi umanitari per persone LGBTIQ+ gestiti a livello internazionale anche insieme alle associazioni che nei Paesi confinanti o in quelli ospitanti, come l’Italia, si occupano specificatamente di queste persone. Non è un capriccio o una ghettizzazione, è una richiesta di rispetto dei diritti umani e di sicurezza internazionale dovuta al fatto che non tutti i primi Stati ospitanti sono luoghi sicuri per la nostra comunità. Mi riferisco in primis a Polonia e Ungheria che hanno dimostrato in questi anni di voler applicare leggi restrittive e discriminanti nei confronti delle persone LGBTIQ+. Non si può scappare da una guerra e ritrovarsi in un’altra guerra.
“Please don’t forget us”
Trans people in Ukraine say they are stuck and can’t leave the country, because their passports don’t match their gender.
Some are now totally alone and trying to survive… https://t.co/Q5KlNu7s0x
— Ben Hunte (@BenInLDN) March 2, 2022
La guerra testimonia ancora una volta come colpisca in maniera ancora più forte tutti quei gruppi sociali che partono già da situazioni di grande difficoltà e fragilità sociale.
Tra queste sicuramente le persone LGBTIQ+, e tra di loro le persone trans* spesso tra i soggetti più marginalizzati, ma anche le persone disabili, anch’esse spesso restano indietro, bloccate e isolate a volte per motivi logistici, organizzativi ma anche di pura accessibilità, ad esempio ai rifugi.
Dobbiamo impegnarci per sostenere le associazioni che si occupano di accoglienza, rilanciamo le iniziative umanitarie e le raccolte fondi per assicurare a queste realtà di avere gli strumenti per prendersi cura dei soggetti più deboli. Dobbiamo, infine, fare pressione al Governo Italiano e sul livello europeo affinché la questione dei rifugiati LGBTIQ+ assuma una propria dignità nello scenario globale con l’apertura di canali di accoglienza specifici capaci di avere rispetto di una comunità e delle sue specifiche necessità.
di Gianmarco Capogna, Portavoce Nazionale Possibile LGBTIQ+
Immagine di copertina via twitter.com/BenInLDN