“La terra, il cielo, i corvi”: Radice e Turconi sono una garanzia
Russia 1943. La storia di un alpino italiano, la fuga da una prigione russa e il viaggio attraverso paesaggi innevati verso casa.
Mia nonna era la seconda di sette fratelli e sorelle. Prima di lei un maschio primogenito di uno o due anni più grande. Quando l’Italia entrò in guerra quel fratello non aveva nemmeno vent’anni. Scriveva lettere dal fronte, chiedeva notizie di sorelle e fratelli e pretendeva di ricevere qualche foto, soprattutto dei più piccoli per accertarsi che stessero bene e che la famiglia non mentisse per evitargli dispiaceri: i tempi allora erano duri e non tutti i bambini continuavano negli anni a soffiare le candeline sulla torta. Le ultime notizie lo davano sul fronte russo. Poi il postino non ha avuto più lettere da consegnare.
Ufficialmente: disperso.
Nelle famiglie italiane storie così non sono rare. Cominciano ad essere dimenticate, questo sì, ma la Storia vi ha assistito, costruendosi su storie più piccole ma umane e palpitanti.

Gli autori Radice e Turconi (via luccachanges.com)
Ed è da una vicenda simile che prende le mosse La terra, il cielo e i corvi, graphic novel edito da Bao, amorevolmente e attentamente confezionato da una delle coppie artistiche che apprezzo di più: Radice e Turconi danno ancora una volta prova della loro capacità di fondere umanità e calore nella descrizione dei personaggi ad una ricerca storica approfondita e a raffinate tecniche di disegno.
La storia di questo romanzo, a raccontarla, sembra all’inizio una vecchia barzelletta di quelle che andavano di moda vent’anni fa:
C’è un italiano, un russo e un tedesco…
Siamo in Russia nel 1943. L’italiano è l’alpino Attilio Limonta che, alle costole di un tedesco, riesce a fuggire da una prigione nel Mar Bianco prendendo in ostaggio un russo che suo malgrado si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato.
I tre personaggi si capiscono a stento, l’uno comprende solo poche parole della lingua degli altri due. E il lettore viene immerso in questa difficoltà di comunicazione perché la precisa (ed efficacissima) scelta degli autori è stata quella di lasciare in tedesco e in russo i baloon dei co-protagonisti e compagni di viaggio di Attilio. Senza nemmeno una traduzione di servizio ad andare incontro al lettore difficilmente poliglotta, questi si trova nell’esatta, stessa identica situazione di Attilio: come non li capisce Attilio quei due, non li capiamo nemmeno noi.
Spero che ognuno di voi abbia provato o possa provare almeno una volta nella vita la sensazione che si ha passeggiando per boschi e radure innevate. A vista d’occhio non si vede nulla se non il cielo e alberi e cespugli piegati sotto il manto bianco e la nuvola di vapore del proprio respiro. Il proprio respiro e il rumore dei passi sulla neve, che ha un suo suono inconfondibile quando viene calpestata, sono l’unica cosa che orecchio umano percepisce.
I disegni di Turconi, nemmeno a dirlo, sono magici. Poetici e realistici al tempo stesso, riescono a restituire la particolare luce di quelle latitudini.
È facile perdersi nei propri pensieri: nel mezzo di una natura tanto viva quanto silenziosa, i pensieri di Attilio fluiscono liberamente, lo visitano i ricordi di una vita che non è poi così lontana ma che sembra irrimediabilmente al di là di un confine invisibile e invalicabile.
Attilio e i suoi compagni, un po’ amici un po’ nemici, affronteranno un viaggio lungo e irto di difficoltà. L’inverno e la guerra finiranno e Attilio deciderà di rinascere pretendendo per sé una quota di felicità che tutti meritiamo.
La terra, il cielo, i corvi
Teresa Radice e Stefano Turconi
Bao Publishing, 2020
pp. 208, € 20