Sergio Mattarella Presidente: the winner is Matteo Renzi
L’elezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica rappresenta per Matteo Renzi una vittoria su più fronti. Ma è anche la clamorosa rivincita che la Sicilia della legalità ottiene, trent’anni dopo, sulla mafia
di Marco Assab
Un vincitore c’è, ed è Matteo Renzi. Un vero e proprio capolavoro politico quello del segretario democratico che è riuscito, con l’elezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica, ad ottenere una serie di importanti risultati proprio in un momento estremamente delicato per il suo Partito e per la maggioranza che sostiene il suo Governo.
Innanzitutto c’è il tema della credibilità. Renzi lo aveva detto chiaramente: “sabato avremo il nuovo Presidente della Repubblica”. Così è stato. Nella politica italiana dei rimandi, delle lungaggini e dei percorsi contorti, un risultato simile spicca in modo particolare e non passa inosservato.
C’è poi la risposta netta (una bastonata a dire il vero) a chi ha voluto, nelle settimane che hanno preceduto questa elezione, speculare oltre modo sul “patto del Nazareno”. Se Renzi e Berlusconi si fossero accordati anche sulla scelta del candidato Presidente non lo sapremo mai, al giornalismo il compito di raccontare e commentare i fatti, non le fantasie. Un dato appare altresì evidente: per settimane partiti e mezzi d’informazione d’opposizione avevano dato per scontato che il nome del nuovo Presidente della Repubblica sarebbe stato il frutto di un “inciucio” (termine aulico ed irrinunciabile per il “giornalismo brillante”) tra il Presidente del Consiglio ed il leader di Forza Italia: errato. Ancora una volta commentatori, opinionisti e politologi non hanno capito un bel niente.
Altro elemento di grandissima importanza, anzi forse il più rilevante, è l’unità del Partito Democratico. Nelle settimane scorse avevamo in questa sede discusso della “questione Cofferati”, di come essa si inserisse in un quadro già delicatissimo per il Pd, che vedeva (e vede) la forte contrarietà della minoranza di sinistra ad alcuni contenuti delle riforme volute dal Governo.
Non erano passate inosservate nemmeno le velate minacce della suddetta minoranza circa il fatto che il modo in cui era stata gestita la vicenda Cofferati avrebbe potuto anche incidere sulla scelta del candidato Presidente. Con il nome di Sergio Mattarella Renzi ha spiazzato tutti, compresi i suoi recalcitranti “compagni” di Partito. Non si poteva dire di no ad un nome così, risultato? Tutti nei ranghi anzi, quasi tutti, Pippo Civati proprio non riesce a tranquillizzarsi, e mentre perfino Nichi Vendola manifestava tutta la sua soddisfazione per la scelta di Mattarella, lui insisteva sul nome di Prodi…
Partito ricompattato dunque, cancellato con un colpo di spugna il disastro del 2013 e dei 101 franchi tiratori. Resta ovviamente da chiedersi quanto durerà questa ritrovata “unità”…
Chi mastica amaro invece è Silvio Berlusconi. Al leader di Forza Italia non è piaciuto “il metodo” utilizzato da Renzi, ossia proporre un nome senza consultare gli alleati. Eppure le versioni sono discordanti: i partiti minori sostengono che durante le consultazioni antecedenti il voto, ciascuno ha delineato un identikit che è stato poi tenuto in considerazione dal Presidente del Consiglio per giungere al nome di Mattarella.
Si potrebbe però obiettare: perché deve essere proprio il Pd a proporre il candidato decisivo? Perché il Pd propone e tutti gli altri si accodano? La risposta è semplice quanto ovvia: con 440 grandi elettori guai se non fosse stato il Pd a prendere in mano la situazione e a fare il primo passo, proponendo di sua iniziativa, sentito il parere delle altre forze politiche, un nome. Se poi questo nome è quello di Sergio Mattarella, uomo di alta statura morale e di indiscusse competenze costituzionali, non si comprende per quale motivo il resto dei partiti non debba accordarsi.
L’elezione del Presidente della Repubblica non dovrebbe mai essere un passaggio politico, bensì esclusivamente istituzionale. È il momento nel quale gli interessi di partito vanno messi decisamente da parte per privilegiare gli interessi della Repubblica. Ma si sa, a volte è più fruttuoso fare questi discorsi ad un muro.
Piuttosto la domanda da girare a Forza Italia sarebbe: perché non avete votato Sergio Mattarella? Riavvolgendo il filo della storia possiamo risalire a quell’estate del 1990 in cui fu approvata la “Legge Mammì”, ossia quella che legittimava la diffusione a livello nazionale delle tv private. Sergio Mattarella, ed altri ministri Dc, si dimisero dal Governo in segno di protesta contro questo provvedimento che di fatto legalizzò la posizione delle tv di Silvio Berlusconi. Ci limitiamo dunque a domandare: è forse per questo motivo che il nome di Sergio Mattarella non ha ricevuto il sostegno di Forza Italia?
Spostando infine il focus sul nuovo Presidente, ci limiteremo ad una sola osservazione. In queste ore gli italiani stanno conoscendo ogni dettaglio della sua vita, i mezzi di informazione ci hanno perfino rivelato che è tifoso del Palermo e dell’Inter, e proprio non si può fare a meno di parlare della Panda utilizzata dal neo Presidente in occasione del suo primo spostamento… Accantoniamo queste banalità per un momento.
Sergio Mattarella è siciliano, fratello di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Siciliana assassinato dalla mafia nel 1980. Immagini di repertorio mostrano che sul luogo del delitto si recò anche l’allora giovane magistrato Pietro Grasso… Erano gli anni in cui la mafia sfidava apertamente lo Stato Italiano, apriva il fuoco contro i suoi onesti rappresentanti, cercava con ogni mezzo di soffocare la legalità. Ebbene, la mafia ha perso quella guerra. E l’ha persa malamente. I suoi capi storici sono tutti in carcere. Sergio Mattarella è Presidente della Repubblica, Pietro Grasso è invece, in qualità di Presidente del Senato, la seconda carica dello Stato. Nessuno avrebbe mai potuto prevedere, in quel Gennaio del 1980, che proprio in quella Sicilia tormentata accanto ai frutti del male crescevano anche quelli del bene, destinati un giorno a prendere il loro legittimo posto ai vertiti dello Stato Italiano. Che grande, grandissima rivincita.